Leggendo i commenti del popolo del web e analizzando i risultati di numerosi sondaggi, Delio Rossi sta diventando una sorta di eroe popolare. Chiamatelo «Delio Kid». E allora, a mente fredda, ci siamo rifatti la stessa domanda di due giorni fa: Rossi ha fatto bene come pensa la maggioranza degli italiani o ha fatto male? Noi continuiamo a non avere dubbi: violenza mai e per nessuna ragione. Del resto anche lo stesso Delio ha candidamente riconosciuto l’errore e chiesto scusa a tutti. Ljajic compreso. A certi principi non è possibile derogare, in caso contrario anziché andare al parco torniamo nella jungla. Vittorio Feltri ha risolto il dubbio alla Feltri, inneggiando a un metodo educativo non proprio montessoriano: le classiche «due labbrate» correttive (come dicono a Firenze). La provocazione è forte e noi la raccogliamo: al posto di Rossi cosa avremmo fatto? Le certezze vacillano e la scoperta è umana, molto umana: forse c’è un Rossi anche dentro di noi. Probabilmente quel ragazzo ostinatamente maleducato avrebbe fatto perdere la ragione a tutti. In certe occasioni può cadere «la catena della mente». Non dovrebbe, ma succede.

E allora ha due volte ragione Rossi quando si ribella alle parole di troppi suoi colleghi moralisti e perbenisti che forse hanno fatto di più di lui nel chiuso degli spogliatoi. O, peggio, sui giocatori usano una più sottile violenza psicologica. Rossi non è giustificabile, ma la sua reazione comprensibile: questo dovevano dire i suoi colleghi chiamati a convivere con lo stesso suo stress. E invece troppi hanno approfittato dell’errore di uno per diventare santi e politicamente corretti. Il calcio è un postaccio e s’è capito, anche per questo oggi gli amici di Delio Rossi sono così tanti. Chi ama il calcio e ne ricorda i principi morali, ama il lavoro, la serietà, la dedizione, la modestia e non ne può più dei Ljajic, dei Balotelli, dei farisei e degli ignavi. Rossi ha giustamente pagato, altri invece la fanno sempre franca.