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Ecco perché l'Inter di Spalletti non si scioglierà come quella di Mancini
LE DIFFERENZE IN CAMPO - La squadra di Mancini era fragile nella testa, turbata, facilmente suggestionabile. Quella di Spalletti è rabbiosa, reattiva, mai pronta a porgere l’altra guancia. E qualche differenza si scorge anche sul terreno di gioco: in difesa il rendimento di Skriniar cresce gara dopo gara, mentre a centrocampo c’è finalmente un po’ di qualità grazie agli innesti di Borja Valero e Vecino. Con Felipe Melo, Medel e Kondogbia, la manovra nerazzurra si infilava spesso in strade a fondo chiuso mentre oggi, nonostante manchi ancora un trequartista, il pallone viaggia molto più rapidamente da una zona all’altra del campo.
IL CAMBIAMENTO - Sono tante le cose che inducono a pensare che quest'Inter non si scioglierà come invece aveva fatto quella di Mancini. A differenza di allora c’è unità di intenti e massima condivisione degli obiettivi a ogni livello societario. L’Inter, grazie soprattutto a Spalletti, non è più un club che pensa e lavora in dipartimenti a tenuta stagna, come invece avveniva nell’era Thohir, dove ognuno badava al proprio orticello prima ancora che al bene della società di corso Vittorio Emanuele. Un cambiamento ben visibile, che ha riportato passione attorno al club: la media spettatori al San Siro non era così alta da tempo e gli striscioni di protesta della scorsa stagione hanno lasciato il posto a cori di incitamento.