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  • Stadi blindati: approvato il decreto Alfano

    Stadi blindati: approvato il decreto Alfano

    • M. A.

    'Obiettivo centrato, ora restituiamo il calcio agli italiani'. Il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha accolto così, con un messaggio lanciato via Facebook, l’approvazione del decreto contro la violenza negli stadi da parte della Camera. L’ostruzionismo del Movimento 5 Stelle ha rinviato il voto finale di alcune ore ma alla fine l’esito è stato netto: 289 voti favorevoli, 144 contrari e 2 astenuti. Ora manca l’approvazione del Senato, dove il decreto arriverà la prossima settimana, probabilmente già martedì: per non decadere, il testo votato a Montecitorio deve ottenere il sì definitivo entro martedì 21 ottobre.

    Diverse le novità introdotte dalla nuova legge, prima tra tutte il cosiddetto «daspo di gruppo». Finora - come spiega Il Tempo - il divieto di accesso alle manifestazioni sportive non poteva superare i cinque anni, mentre ora saranno puniti anche i responsabili di violenze di gruppo (ove sia accertata la partecipazione attiva del singolo) con minimo tre anni e massimo otto anni (in caso di recidiva) di preclusione dagli stadi. Il questore potrà oltretutto punire anche chi è stato denunciato o condannato per l’esposizione di striscioni violenti o razzisti (per cui è previsto anche l’arresto in flagranza differita), per reati contro l’ordine pubblico e altri delitti gravi come una rapina, la detenzione di esplosivi e lo spaccio di droga. Le norme approvate dalla Camera introducono poi alcune novità sgradite alle società. La prima è il divieto di trasferta per uno o due campionati in caso di gravi episodi di violenza, una misura che può essere decisa dal ministro dell’Interno. I tifosi recidivi, tra l’altro, potranno essere sottoposti dal Tribunale alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, integrata se necessario da altre misure di prevenzione quali il divieto o l’obbligo di soggiorno.

    La seconda novità rifiutata dalle società – proprio oggi i club di serie A si riuniranno a Milano per discuterne – è la tassa sulla sicurezza. Non i 25 milioni a stagione invocati a gran voce dal premier Renzi, ma il contributo originario 'non inferiore all’1% e non superiore al 3% dei ricavi ottenuti dalla vendita dei biglietti' per pagare gli straordinari degli agenti di sicurezza. Tradotto in soldoni, la serie A dovrebbe sborsare tra i 2 e i 6 milioni nella stagione in corso: la serrata ipotizzata per il 18 e 19 ottobre sembra scongiurata, ma oggi i club decideranno il da farsi.

    Tra le altre misure introdotte dalla legge, oltre alle risorse stanziate per dotare la Polizia della pistola elettrica (Taser), c’è l’inasprimento delle pene in caso di frode sportiva: chi compra o vende una gara rischia fino a 9 anni di prigione (finora il massimo previsto dalla legge era 2 anni). L’inasprimento consente inoltre l’uso di intercettazioni e legittima l’arresto facoltativo in flagranza e le misure cautelari in carcere. 'Con le nuove misure terremo fuori i violenti dalle curve e faremo tornare le famiglie e i bambini allo stadio', ha dichiarato il ministro Alfano. 'Non si sta scherzando – ha osservato il presidente del Coni Giovanni Malagò – speriamo ci si renda conto che attraverso questo ulteriore giro di vite ormai non c’è più margine per ripetere certi errori del passato. La tassa sulla sicurezza per i club? Capisco il loro dispiacere, ma se per ogni partita vengono impiegati 5mila agenti un problema c’è'.

    Il calcio italiano, com’è ovvio, la pensa diversamente: 'È un’operazione demagogica – ha dichiarato il presidente della Lega di B Andrea Abodi – per dare in pasto all’opinione pubblica una soluzione di un problema che è ben più grave'. E per ora mai risolto.

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