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Dal basket all'Inter: ecco Miangue, il nuovo pupillo di de Boer
GLI INIZI - Ma cerchiamo di scoprire qualcosa in più su questo gigante belga che si avvicina al calcio molto tardi rispetto a quella che è la totalità dei casi. Inizia a giocare a 11 anni in una società - il Beerschot - adesso fallita. Fa tutta la trafila e si guadagna la nazionale, dove viene notato (in Under 15) dagli osservatori Casiraghi e Maneghetti, che a quel punto iniziano a seguirlo con molta costanza fino a decidere di portarlo nella cantera nerazzurra. Nel tempo viene adattato in diversi ruoli, per duttilità e per vigore fisico lo impiegano anche come difensore centrale, ma il meglio di sé continuerà ad esprimerlo sempre da esterno basso di sinistra.
CON L'AIUTO DEI BIG - E pensare che fino agli 11 anni era il basket lo sport che praticava con gli amici sui campetti di strada. Poi è successo tutto in fretta, fino al suo debutto in prima squadra. Il rapporto con de Boer è eccezionale, fatto di stima reciproca, i due parlano anche la stessa lingua. L’ex Ajax tiene molto ai giovani e probabilmente ha capito che Miangue potrà offrirgli tanto. Il ragazzo intanto ascolta ed incamera tutti i consigli, soprattutto quelli di Miranda e Felipe Melo, che in allenamento gli spiegano i trucchi del mestiere e lo aiutano a crescere.
TORRE DI BABELE - Miangue lavora a testa bassa e nel frattempo coltiva un sogno: quello di giocare e vincere con la maglia dell’Inter, club a cui è estremamente grato per avergli fatto conoscere il calcio di un certo livello, quello che conta. Sogna, magari ascoltando l’Hip hop music, la sua preferita. Ma apprezza anche la musica brasiliana, visto che oltre al francese, l’italiano e l’olandese, si esprime bene anche in portoghese. Insomma, una Torre di Babele di 195 cm che ha stregato Frank de Boer.