Ecco Carboni:| Talento e Scudetti
La partita della vita, senza neanche saperlo: Fabrizio Carboni ha giocato molto bene mercoledì scorso, contro il Genoa Primavera.
C'era Luis Enrique a seguirla — è accaduto di rado, tra le conferenze stampa del sabato e il mese e mezzo a Ostia causa lavori sul campo A — e se lo è portato in prima squadra, sfruttando la moria di difensori centrali. Difficile dire se il 18enne cresciuto nel Savio sarà in panchina o in tribuna con la Juventus, di certo ieri la Primavera è partita per Gubbio senza di lui, ordini superiori. Fino a una settimana fa era un punto interrogativo, andrà in prima squadra con due sole partite intere alle spalle: stiramento a inizio settembre, prima da titolare sabato scorso col Bari, tre giorni fa il bis, al derby di fine novembre gli era stato preferito Romagnoli, di due anni più giovane.
«Tre tituli» Prima di fare collezione di infortuni — lo scorso anno Montella chiamò un po' di ragazzi ad allenarsi coi grandi, quando toccò a lui si ruppe un piede scontrandosi con Brighi — Fabrizio Carboni aveva vinto tutto quello che c'era da vincere: Campione d'Italia con la Primavera lo scorso anno giocando poco, con gli Allievi l'anno prima capitano, finale proprio con la Juventus, con i Giovanissimi nel 2006-07 aggregato sotto età ai '92. Unico anno senza vittorie, quello in cui tutti lo davano per favorito: Giovanissimi Nazionali in età, 2007-08, in panchina il padre Mauro, tre anni da tecnico delle giovanili della Roma. Era il periodo in cui Fabrizio Carboni — piedi da centrocampista, gran tiro da fuori, rigorista e capitano — sembrava destinato a travolgere tutto, ultimamente lo penalizza la statura. Fatica a raggiungere il metro e ottanta, ma Orchi non sta ancora bene, e Sabelli ha altre caratteristiche: Barba ha più fisico, ed è entrato nel giro dell'Under 19, ma Luis Enrique, come sempre, ha deciso di testa sua.