'E non dimenticare: Eisern Union!'. L’Union Berlino raccontato dall'Italia
"Nei primi anni Novanta, il tifoso Tino Czerwinski era in vacanza a Malta, ma siccome proprio non riusciva a stare troppo lontano dall’Union Berlin chiese al suo amico Andreas “Seemann” Freese di mandargli ogni giorno via fax presso l’hotel in cui soggiornava articoli di giornale, notizie, aggiornamenti sulle sorti della squadra. Poiché entrambi erano stati operatori telefonici ai tempi dell’esercito, utilizzavano acronimi o abbreviazioni per comodità: nella prima lettera Tino chiuse il messaggio con le lettere U.N.V., ovvero “und niemals vergessen”, “e non dimenticare”, ovviamente in riferimento alla rassegna stampa. Dall’altro capo della comunicazione, Andreas ribatté aggiungendo alle tre lettere U.N.V. la sigla E.U., che ovviamente sottendeva Eisern Union. Da quel momento il saluto U.N.V.E.U. è entrato nel gergo collettivo, si è diffuso via lettere, poi attraverso Internet e infine è approdato anche alle campagne e alle iniziative ufficiali del club".
Vanni e Ritter Keule, la mascotte del club
NON E’ SOLO CALCIO – “Eisern Union Italia – Il tifo per l’Union Berlin” è la pagina nata per fornire un forum e un luogo di aggregazione e confronto a tutti i tifosi italiani dei biancorossi, vivano essi in Germania o altrove. “Non voglio elevarmi a censore, ma su Facebook siamo 3700 circa, quindi direi che i numeri sono ottimi. Il libro, "E non dimenticare: Eisern Union!", racconta tutto quello che è stato, ma che è ancora l’Union, le sue lotte, la sua filosofia, soprattutto le sue sofferenze. Perché stiamo parlando di una squadra che oggi è in Champions League, ma che in bacheca ha solo un trofeo, vinto negli anni Sessanta. Si può fare calcio, e farlo bene, anche senza vincere, e questo ci rende estremamente orgogliosi”. Già, perché l’Union, nella sua storia, ha passato momenti ben peggiori di quello attuale, otto sconfitte di fila tra campionato e Champions: “In una situazione del genere, molti, se non tutti, chiederebbero la testa dell’allenatore, se non altro per dare una svolta. Non noi: se andate a vedere sui blog, non c’è un tifoso che muova accuse, ci sono solo commenti che si stringono attorno ai giocatori in un momento di grande crisi, uniti e resistenti come il ferro (“Eisern Union” vuol dire proprio “unione di ferro”). Vincere fa piacere a tutti, ma il fatto è che c’è molto di più. Io credo, e non sono il solo, che questo sia un modello trapiantabile anche in Italia, purché ci si renda conto che non è solo calcio”.
GLI “ITALIANI” – Non possiamo non chiedere a Vanni un parere da tifoso su Gosens e Bonucci, ma anche su Thorsby che oggi è tornato a Marassi, sponda Genoa. “Morten lo rivorrei, è in prestito quindi ci spero. Noi a centrocampo abbiamo Khedira (Rani, fratello dell’ex Juve Sami, ndr) che è una colonna e Laidouni che ultimamente è cresciuto molto, quindi Thorsby non spiccava molto, ma la sua filosofia ambientalista era stata sposata in pieno dal club e lui ripagava sempre sul campo ogni volta che veniva utilizzato”. E Bonucci e Gosens? “E’ complicato. Gosens segna molto, è ideale per il modulo di Fischer e siamo felicissimi di aver esaudito il suo desiderio di giocare nel suo paese, ma la squadra oggi ha perso sicurezza e lui attacca veramente tanto, quindi dalla sua parte spesso siamo scoperti. Deve lavorarci, è questo che intende l’allenatore quando dice che non è soddisfatto al 100%. Leo… Tutta la Bundesliga riserva grande attenzione alle bandiere dei campionati esteri, come Mané e Kane per fare due esempi, Bonucci non ha fatto eccezione e lo vedi che la Champions è il suo habitat: contro il Real Madrid è stato impeccabile. Purtroppo però è stato travolto da quello che è il momento della squadra, non mi sento neanche di addossargli responsabilità particolari neanche negli episodi. Ci darà una mano ad uscirne, ne sono certo”.
UOMINI-MERCATO – Avremmo potuto scambiare due parole anche a proposito di due calciatori che sembravano vicinissimi all’addio la scorsa estate: Frederik Ronnow e Sheraldo Becker, portiere e attaccante, uno a un passo dalla Lazio e l’altro corteggiatissimo in Premier League. Ma Ronnow è davvero adatto al calcio e alla concezione di portiere di Sarri? “Assolutamente!” a Vanni si illuminano gli occhi. “Ronnow è uno degli esempi più chiari di come il nostro modello di calcio funzioni in tutto, anche per i ragazzi che ci scelgono. Prendiamo giocatori che hanno bisogno di fiducia, sia perché sono giovani, sia perché l’hanno perduta e la ricercano, e gliela diamo. E’ lo stesso discorso fatto per Gosens, ma per Ronnow vale di più: giocava poco e poco bene in Eintracht Francoforte prima e Schalke 04 poi, qui invece ha trovato la sua dimensione. E’ un portiere forte sia con le mani sia con i piedi, para e imposta, uno dei segreti di quella che è stata la miglior difesa della scorsa Bundesliga al pari del Bayern Monaco. Mi sembrava solo strano che andasse a fare il vice di Provedel, lo vorrei vedere sempre titolare”. E Becker, attaccante che ha scelto il Suriname e che all’inizio della scorsa stagione ha preso tutti di sorpresa vincendo il premio di giocatore del mese e portando la squadra in cima alla classifica? “Cosa dire di lui… E’ arrivato qui nel 2019, è alla sua quinta stagione, uno dei più “anziani”, se così si può affermare. E’ arrivato dall’Olanda che valeva appena un milione, ha vissuto l’intera crescita della squadra dopo la promozione, ha fatto un assist nella prima vittoria in assoluto in Bundesliga, ci ha portati in Europa e qualche settimana fa ha segnato i primi due storici gol dell’Union in Champions League. Oggi, contratto rinnovato alla mano, ha 100 partite tonde tonde con questa maglia, festeggiate sabato contro lo Stoccarda, e vale 17 milioni”. Una bandiera? “Non so, io credo che alla fine di questa stagione terminerà un ciclo e anche Sheraldo, come Ronnow che ha superato i 30 anni e ha l’ultima chance di vivere un’esperienza in una big, ci saluterà, e andrà a far compagnia al suo amico Awoniyi in Premier. Se lo merita, noi lo terremo sempre nel nostro cuore perché ci ha dato tutto”.
Beh, caro Vanni – gli diciamo sorridendo al momento di salutarci - i giocatori se ne vanno, ma quel che resta, non solo a Berlino ma ci azzardiamo a dire anche nei loro cuori, è lo stile di vita della squadra senza tempo di cui hanno fatto parte. E non dimenticare, appunto. Eisern Union.