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E' la migliore Inter della stagione! Ma la Champions dipende dagli altri...
Se è vero infatti che l’Inter è stata sotto nel risultato per 36 minuti (dal 33’ del primo tempo al 24’ della ripresa) e che ha sorpassato il Chievo solo a 4 dalla fine, è altrettanto vero che la squadra di Pioli ha sostanzialmente dominato fino al gol di Pellissier e che avrebbe potuto segnare molto prima di quando è accaduto. Sulla sua strada, ancora una volta, ha trovato Sorrentino che, al contrario di Karnezis, una settimana fa a Udine, ha respinto, parato, deviato quasi tutto.
Di più: il primo tempo dell’Inter è stato, per intensità di gioco, velocità e occasioni forse il migliore della stagione. Il lavoro di Pioli, dunque, è tangibile non solo per la risalita della squadra (quinta, a pari punti con il Milan, in attesa che giochino tutte le altre), ma anche per la varietà di soluzioni, la precisione dei passaggi, il movimento senza palla.
La conquista della zona Champions dipenderà, ovviamente, dai passi falsi delle avversarie (l’Europa League è decisamente più abbordabile), ma aver ritrovato consapevolezza della propria forza e identità tattica è sintomo di ineludibile progresso.
Non so ancora quanto l’Inter sia davvero tornata ad essere una grande squadra, ma so che si è comportata come se già lo fosse perché, anche quando è stata in svantaggio, mai ha dato l’impressione di essere confusa, né di perdere testa ed equilibrio.
Nella serata d’esordio di Gagliardini (ottimo), si è distinto anche Kondogbia. Credo che il francese dovrà presto lasciare il posto a Brozovic (squalificato), ma la sua prestazione è stata, soprattutto nel primo tempo, di grande spessore. Quando Kondogbia è un po’ calato, è uscito Gagliardini alla distanza. E dire che l’ex atalantino, arrivato in settimana, aveva svolto solo tre allenamenti con la squadra.
Nel primo tempo si è fatto notare soprattutto per le conclusioni (18’: tiro deviato da Sorrentino; 39’: colpo di testa ravvicinato con Sorrentino che si oppone ancora), lasciando a Kondogbia la gestione della maggior parte dei palloni. Nel secondo, invece, Gagliardini ha corso, recuperato e suggerito di più, finendo in crescendo. L’acquisto è giusto, anche se il prezzo, a mio giudizio, resta alto.
Il Chievo è scappato avanti al primo tiro in porta. Da angolo, Birsa ha disegnato una traiettoria insidiosa verso l’area. Icardi, l’uomo deputato a saltare libero sul vertice, ha mancato la palla e Pellissier ha anticipato D’Ambrosio che ha avuto la colpa di marcarlo ingenuamente da dietro. Gol evitabilissimo.
L’Inter avrebbe potuto pareggiare subito: prima con Gagliardini (già raccontato) e poi con Icardi (46’), sempre di testa, ma Sorrentino ha messo mani e istinto. Stessa cosa, al 7’ del secondo tempo, quando Perisic ha girato un bellissiomo cross di D’Ambrosio.
La porta del Chievo non era stregata, solo ben protetta. Anche dalla difesa a quattro e da centrocampisti e attaccanti che rientravano con ordine e generosità. Pioli ha provato a forzare la partita inserendo Eder per Ansaldi e passando al 3-4-1-2. A metà ripresa ha colto il frutto di tanta pressione. Questa volta è stato Icardi a prendere il tempo a Dainelli (per il resto bravissimo) sul cross da destra di Candreva.
Raggiunto il pari, l’Inter non si è fermata, né si è accontentato Pioli. Mentre Perisic, da sinistra, affinava la mira con i suoi tiri a giro, l’allenatore ha inserito anche Palacio per Candreva, accentuando l’offensività del modulo. Che poi il gol della vittoria (Perisic dopo dribbling dentro l’area) e del 3-1 (Eder con un tiro dal limite su assist di Palacio) siano discesi da due errori individuali dei clivensi (prima Izco, subentrato a Birsa nell’intervallo; poi Gobbi) non ha quasi rilevanza. Il Chievo era all’angolo e da lì non riusciva più a muoversi.
L’Inter ha vinto. Poteva solo farlo prima.