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È l'Italia più bella degli ultimi 30 anni
Dopo un gran frugare nella memoria, ci sono tornate in mente altre giornate straordinarie, però piene soprattutto di fantastiche emozioni, non piene di un gioco dominante. Come le prime tre gare di Euro ‘88, con la Nazionale di Vicini, costruita sul telaio della Under 21, con Mancini, il ct di oggi, che rabbiosamente segnava al debutto contro la Germania e ancor più rabbiosamente si rivolgeva alla platea di giornalisti, raccolta in tribuna stampa, dove, secondo lui, si annidavano alcuni suoi nemici. Solo a rileggere la formazione vengono i brividi, anche se allora erano quasi tutti ragazzi: Zenga, Bergomi, Ferri, Baresi, Maldini, Donadoni, De Napoli, Ancelotti, Giannini, Mancini, Vialli. Con questo gruppo, reso ancora più ricco e più potente con l’inserimento di Baggio e Schillaci, arrivammo terzi a Italia ‘90.
In quel Mondiale giocammo una partita più bella dell’altra, ma eravamo in casa e le avversarie, fino a quei maledetti rigori in semifinale contro l’Argentina di Maradona, non tutte erano al nostro livello come lo era invece la Polonia di domenica sera: Austria, Usa, Cecoslovacchia, Uruguay e Repubblica d’Irlanda. Belle partite, ma non all’altezza dell’ultima.
A forza di rovistare nella soffitta della mente, abbiamo ritrovato le immagini potenti solo di un’altra partita dominata come a Chorzow. Era però un’amichevole, a Eindhoven contro l’Olanda di Van Basten. Settembre ‘92, Sacchi ct. Al 20' eravamo sotto di due gol con una doppietta di Bergkamp nata da una doppietta di errori di Costacurta. In 70' prendemmo a pallonate l’Olanda con una serie infinita di occasioni e chiudemmo con una rimonta straordinaria, 3-2 per noi. Quella partita alimentò l’utopia che anche in Nazionale si potesse giocare il calcio di Sacchi. E invece già in quella gara bisognava capire quanto un campione, un fuoriclasse, potesse incidere non solo sul risultato ma
anche sul livello del gioco. La differenza fra quell’Italia e questa Italia non è il ct, è Roberto Baggio.
Abbiamo giocato bene all’Europeo del 2000 con Zoff e ci siamo emozionati come bambini a Dortmund, di fronte al muro tedesco del Westalfenstadion, quando abbiamo battuto la Germania in casa sua nella semifinale del Mondiale 2006. Ma più che bella, l’Italia di Lippi era forte dentro. La tecnica nasceva da Pirlo (Totti non era al top), non dalla dinamica di gruppo come abbiamo visto in Polonia. Dopo quel Mondiale, la Nazionale che ha davvero impressionato sul piano del gioco è stata quella di Prandelli in Euro 2012, anche quella volta in semifinale contro la Germania con la doppietta di Balotelli, l’ultimo grande Balotelli azzurro prima di sei anni oscuri.
Ora finalmente questa squadra ci ha riempito l’occhio, ci ha di nuovo conquistato. Caduti in depressione, adesso non è il caso di passare allo stato opposto, all’euforia, ma almeno un sorriso, pensando a quelle maglie azzurre, possiamo farlo.