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E' international-Sampdoria: in campo 8 stranieri nel derby
La Samp scova all'estero i suoi talenti perchè è decisamente più semplice individuare il nuovo Schick, o il nuovo Skriniar, a prezzi più contenuti. Un occhio di rigurdo all'Italia c'è sempre - lo dimostrano gli investimenti fatti per Capezzi, Verre, Caprari, Ferrari, e prima ancora Bonazzoli - ma la spina dorsale del club doriano in questo momento è rappresentata da calciatori provenienti da svariate parti d'Europa e del mondo. C'è la colonia di polacchi (Linetty, Bereszynski e il giovane Kownacki), ci sono i sudamericani Silvestre, Torreira, Ramirez, Zapata e Barreto, c'è il belga Praet e il croato Strinic. Insomma, è una Samp esterofila, costruita attorno ad un paio di personalità italiane 'forti', come il portiere (che sia Viviano o Puggioni) e Quagliarella.
Il Secolo XIX sottolinea un particolare interessante: questo trend è cominciato durante la gestione di Ciro Ferrara (quindi ancora con la precedente proprietà) ed è sempre cresciuto nel corso degli anni. A dimostrarlo ci sono gli 'undici' di partenza nei vari derby. Sotto Ferrara gli stranieri furono 6, così come al ritorno con Delio Rossi; Mihajlovic e lo stesso Rossi ne utilizzarono 5, la stagione successiva il tecnico serbo (un altro straniero) ne schierò 4 all'andata e 5 al ritorno. Montella nel 2015-2016 giocò il primo derby con 6 stranieri all'andata, e soltanto 3 al ritorno. Già l'anno scorso, Giampaolo aveva fatto capire la sua linea partendo dal primo minuto con Silvestre, Skriniar, Barreto, Torreira, Linetty, Fernandes e Muriel. Ben 7 calciatori non italiani, rimpolpati poi dall'ingresso di Alvarez e Djuricic. Formazione identica a quella del ritorno, quando a subentrare furono addirittura 3 stranieri (Praet, Schick e ancora Djuricic).
Certo, la Sampdoria non è neppure la squadra in Serie A con più stranieri in rosa: occupa soltanto il decimo posto di questa speciale classifica vinta a mani basse dall'Udinese (25 su 31 giocatori) seguita dalla Lazio con 24 su 32. Va detto poi che i blucerchiati arrivano da ogni parte del mondo, vero, ma hanno trovato tutti un filo da seguire, che li accomuna e li guida: è la filosofia di Marco Giampaolo, allenatore cresciuto alla scuola italiana ma che ha respirato anche idee internazionali, e le sta mettendo in pratica a Genova. Con risultati ottimi, è innegabile.