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Romamania: Sanchez inutile, Dzeko e Fonseca mettano al primo posto l'interesse del club
Qualcuno molto ben informate sui fatti trigoriani mi ha spiegato che Fonseca, consapevole di non avere un grande futuro nella Roma del futuro (perdonate il gioco di parole) abbia scelto di giocarsi la partita a modo suo, con i giocatori che gli sono al fianco e senza dover fare i conti con un calciatore che, secondo lui, sarebbe elemento negativo per lo spogliatoio e quindi assai poco spendibile come esempio per i giovani.
Ora, che uno degli uomini simbolo di questi anni romanisti sia improvvisamente divenuto Lucifero, mi suona davvero singolare. Strano. E mi chiedo come sia possibile che un rapporto così devastato tra tecnico e giocatore – che continua ad essere tenuto ai margini – possa risolversi con le scuse di Dzeko a Fonseca davanti a tutta la squadra. Il motivo? Dzeko ha mancato di rispetto nel dopo Spezia al portoghese davanti a tutti e dunque davanti a tutti si deve scusare. Ma stiamo scherzando!!? Cos'è? Un bisticcio tra ragazzini della scuola elementare, con la maestra a mettere a posto le cose davanti a tutti i compagni di classe? Ma per favore.
Se Dzeko ha mancato di rispetto a Fonseca, quest'ultimo ha tutto il diritto – oltre che il dovere – di pretendere scuse e comportamenti adeguati. Però, magari, sarebbe molto più bello venire a sapere che Dzeko si sia recato nell'ufficio del tecnico e, a porta chiusa, si sia scusato per il suo censurabilissimo atteggiamento. Cose così, si risolvono tra uomini e in separata sede, secondo me, senza il bisogno del girotondo dei compagni di squadra. Poi, una volta chiarito, ci sta che il tecnico vada dai suoi calciatori e dica, per esempio: "Dzeko è venuto da me, abbiamo parlato, ha capito di aver sbagliato. Quello che ci siamo detti resta nel mio ufficio ma da questo momento è di nuovo nel gruppo".
Perchè alla fine, per gente che guadagna milioni, quel che conta è fare il bene di chi ti fa firmare un lauto contratto da professionista. E allora, giusto che Dzeko si comporti da professionista riparando le cose laddove le ha incrinate, ma è anche giusto che lo stesso faccia l'allenatore mettendo al primo posto gli obiettivi del club. E senza Dzeko, beh. A maggior ragione se la soluzione individuata sarebbe quella di regalare all'Inter la carta per vincere lo scudetto ricevendo in cambio Sanchez. Perché più che il Nino Maravilla che Maravilla non è più da tempo, sarà il caso di parlare del Cigno Maravilla, il Cigno di Sarajevo, Edin Dzeko, ex capitano della Roma ridotto ai margini di Trigoria.