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Dzeko, da scarpone a Scarpa d'Oro: ora qualcuno deve chiedergli scusa
Dzeko come Diego Costa, meglio di Icardi, Bacca, Higuain, Aubameyang, Suarez e Cavani. Non è una questione di gusto o di tifo, lo dicono i numeri. Sette gol in otto partite, uno ogni 90 minuti, che nella classifica della Scarpa d'Oro 2016-2017 lo proiettano al primo posto degli attaccanti che giocano nei cinque principali campionati con 14 punti, in compagnia della punta spagnola del Chelsea, davanti a veri mostri sacri del mestiere.
SCARPONE - Numeri da big, da vero numero 9. Uno scenario impensabile se si schiaccia il tasto rewind e si torna con le immagini alla scorsa stagione, quando lo sciagurato Edin impressionava per le occasioni fallite, per i grossolani errori sottoporta. Non importa che il bosniaco abbia chiuso la stagione con 8 gol in campionato e 2 in Champions League, per molti era una pippa, un fiasco, un bidone, uno scarpone. Che non valeva 15 milioni e non meritava di vestire la maglia della Roma.
RIVINCITA - Dzeko ha sofferto, travolto dalle critiche. Ma ha saputo reagire. Con il lavoro e la fiducia di Spalletti è tornato a fare quello che conosce meglio, segnare. I suoi gol hanno permesso al Wolfsburg di vincere una storica Bundesliga e al Manchester City di tornare sul trono d'Inghilterra dopo 44 anni, ora fanno sognare in grande la Roma. E fanno ricredere chi l'ha frettolosamente giudicato ed etichettato come punta di terza categoria.