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    Dybala, la ballata triste di un campione

    Dybala, la ballata triste di un campione

    • Fernando Pernambuco
    C’era un ragazzo, che come noi amava i dribbling e tanti goal. Scattava avanti vicino all’ area e di sinistro segnava al vol. Ma ora,  stop, con i goal stop. Gli han detto che segnar troppo no,  non può. Tornare indietro, passar la palla, prender le botte, poi si vedrà. E forse il nome, insieme al ruolo lui cambierà: non più Dybala, ma Dybalà.

    Da centravanti a tuttocampista, da goleador ad apripista. “Cuci, ricuci, vai avanti e  torna” gli dice Allegri, ma il medianaccio il suo colpaccio quando lo fa? Conta la squadra ed il polpaccio, non siamo mica al Maracanà! Freme il fratello procurator, fremon squadroni fermi al cancello.

    Come Luicignol, dicon:  vien qua, giochi in tre metri e corri la metà. E lui che fa? Lui non ricorda, però lo sa: gioia con noia può rimar. Ora sta zitto, prende le botte, torna in difesa, poi verso l’area tira in tribuna per troppa spesa. Certo, imbastitore, a mezzo campo dalla tua area fino all’ attacco, sei diventato suggeritore e difensore.

    Come se Sivori un mattino si risvegliasse Salvadore. Un tempo forse, le menti si rivolgevano a fare crescere i talenti. Oggi i talenti, d’oro, di bronzo o d’argento son quei che ti fanno contento. Talenti attici, egiziani, babilonesi, ebrei a nessun ormai importa, basta che sian schei.

    Il direttor d’orchestra non vuole che il violin primeggi o l’oboe si distingua, vuol che l’intera sinfonia vinca. E se eri nato da  modello per  sfilare ed essere bello, entrare in area come un trasgressore, ora rassegnati. Non sei un pirata, né un signore o un indomabile creatore, ma un più modesto sarto: un gran ricucitore. 

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