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    Dybala c'è sempre, la Juve ancora no

    Dybala c'è sempre, la Juve ancora no

    • Giancarlo Padovan
    Dybala (tripletta) c'è sempre, la Juve ancora no. Nessuna intenzione di sminuire la super rimonta realizzata a Genova (da 0-2 a 4-2), ma essere sotto di due gol dopo appena sei minuti è da record negativo (non accadeva dal 1992, l'altro secolo). 

    Tuttavia non me la sento di dire, come sarebbe facile fare, che il problema è la difesa. Piuttosto è la fase difensiva che ancora non funziona. Sia perché Khedira è lontanissimo da una forma accettabile, sia perché i rientri di Cuadrado a destra e Mandzukic a sinistra ancora non si vedono. Se a tutto questo aggiungiamo la superficialità con cui la squadra ha affrontato il Genoa (la stessa di un anno fa), un po' di sfortuna (il primo gol è un'autorete di Pjanic colpito dalo rinvio di Chiellini), l'uso parziale del Var (Rugani commette fallo da rigore su Galabinov, ma quest'ultimo riceve palla in fuorigioco), allora gli stenti dell'avvio di partita sono perfettamente comprensibili. Il che, naturalmente, non significa giustificabili.

    Anzi, senza la grande prova di Dybala, probabilmente starei a raccontare di un tracollo o di uno striminzito pareggio. Anche la Juve ha avuto il suo pezzo di Var, al 45' del primo tempo, proprio quando ne aveva più bisogno, perché andare in parità all'intervallo era fondamentale. Banti, come nel caso del Genoa, non aveva fischiato nulla e, anche dopo aver visto il video, penso che qualche dubbio gli sia rimasto, nonostante abbia indicato il dischetto. Il tiro di Mandzukic che colpisce il braccio di Lazovic è ravvicinatissimo. Il genoano allarga il braccio, aumentando il volume del corpo, ma a velocità normale sarebbe prevalsa l'idea dell'involontarietà.

    Traendo le conclusioni, una partita non felicissima nemmeno per l'assistenza tecnologica all'arbitraggio: c'è il rischio, molto concreto, di un giudizio calvinista.

    Bella, invece, la partita con sei gol complessivi e quattro solo nel primo tempo. Dei due rigori (segnati da Galabinov per il Genoa e Dybala per la Juve) ho già detto. Non così per l'1-0 dei rossoblù (l'autorete è stata provocata da uno squarcio a destra di Pandev che si è infilato fra Alex Sandro e il raddoppio poco convinto di Mandzukic per un cross difficile da controllare) e per l'1-2 della Juve. A segnare sempre Dybala (stavolta di destro) su assist di Pjanic dopo un'azione congegnata anche con la partecipazione di Higuain. 

    L'argentino è spento, a volte perfino involuto. Ha tirato una sola volta in porta (sfiorando il pari) e per il resto si è dedicato a cercare il dialogo stretto con i compagni. Da non dimenticare, sempre con la Juve sotto di un gol, un suggerimento magistrale a Dybala che Perin ha sventato da campione due volte (la seconda su Mandzukic). Suo anche il passaggio, peraltro molto scolastico, per il quarto gol (il terzo di Dybala), anche se il merito va totalmente ascritto al marcatore e, forse, ad una mezza incertezza di Perin (il tiro è sul primo palo).

    Questo è accaduto alla fine, ma il gol che ha rimandato avanti la Juve l'ha segnato uno dei peggiori in campo, lo sventato Cuadrado, che invece nell'occasione si è inventato un'esecuzione meravigliosa. Dopo uno scambio con Mandzukic (ottimo il suo passaggio di ritorno), Cuadrado ha attaccato la profondità centralmente, poi ha controllato con il petto, saltato il diretto avversario e trovato il palo opposto di sinistro. Gol pesantissimo che ha premiato anche la perseveranza di Allegri contro la neghittosità del colombiano. Altri (tra cui io) l'avrebbero sostituito all'intervallo, lui ha insistito e ha avuto ragione.

    La domanda generale è la seguente: che Juve è quella che abbiamo vista? La stessa dell'anno scorso meno Bonucci e, quindi, con la difficoltà a costruire nota a tutti. Per la verità nel compito si sta impegnando molto Pjanic che, come contro il Cagliari, ha giocato una partita positiva. Il problema, tuttavia, è duplice: la prevedibilità del disimpegno, sempre nei piedi del bosniaco, e la fatica che accumula verso la metà del secondo tempo (questa volta dentro Bentancur). 
       
    La considerazione particolare è questa: gli ultimi giorni di mercato devono partorire per la Juve un difensore e, dopo lo stop a Marchisio, un centrocampista. Altrimenti Allegri potrà avere più difficoltà di quelle che già ci sono.  

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