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Duncan Edwards, morto a 22 anni: per Charlton sarebbe diventato il più forte
“Ha tutto per giocare al gioco del calcio; forza fisica, tecnica e qualità morali”
“Sarà il futuro capitano della Nazionale inglese. E questo futuro è più vicino di quanto si creda!”
“Diventerà il più grande di tutti. Questo giovanotto offuscherà la memoria di Stanley Matthews e di Tommy Lawton”
… questi sono solo alcuni dei titoli apparsi di recente sui tabloids inglesi.
Faccio perfino fatica a credere che parlino di me.
Gioco a calcio da sempre.
E’ una passione assoluta, totale. A me interessa solo giocare.
Giocherei allo stesso modo in un parco di Wolverhampton, la città dove sono nato, alla domenica mattina con gli amici.
Ora però gioco nel Manchester United, una delle più grandi squadre di Inghilterra.
Al nostro Manager, Matt Busby, non basta.
Dice che possiamo fare meglio, molto meglio di così.
Ottenere molto di più.
L’Europa, sempre snobbata dal calcio inglese fino ad un paio di stagioni fa, ora è diventato il vero banco di prova dove misurare le nostre qualità e il nostro vero valore.
Non so se siamo ancora pronti per arrivare ai vertici, ma ci stiamo provando. La squadra costruita dal grande Matt è giovane, giovanissima.
Siamo in tanti nei nostri “early 20’s”.
Io ne ho 21 e c’è addirittura qualcuno più giovane di me, come Bobby, che a 20 anni è il “cucciolo” del gruppo.
Molti di noi giocano insieme da anni, prima nelle giovanili e poi per un brevissimo periodo nella squadra “Riserve”, la vera anticamera della prima squadra.
Ma molti di noi ci sono rimasti pochissimo.
Perché Matt si fida di noi.
E’ con noi che vuole costruire il futuro.
E’ con noi che vuol portare il Manchester United sul tetto d’Europa. In Inghilterra abbiamo già lasciato il segno.
Nella maniera più chiara e inequivocabile.
Vincendo il campionato nella scorsa stagione.
A sorpresa dicono i commentatori sportivi, ma lo abbiamo vinto … nettamente e con merito.
Io mi sono ritagliato il mio posto da titolare, anche se spesso ho fatto da “comodino” come si dice dalle nostre parti, giocando qua e là … dove c’era bisogno.
Qualche volta al centro della difesa, qualche volta da attaccante, spesso a centrocampo dove a me piace di più.
Adoro correre avanti e indietro per il campo, mi piace essere nel centro dell’azione, mi piace toccare il pallone spesso. Mi piace lanciarmi nei tackles senza troppi calcoli.
Cosa che in difesa non puoi fare … e mi piace inserirmi da dietro per arrivare in aerea sorprendendo le difese avversarie.
Ieri notte abbiamo giocato a Belgrado, contro la Stella Rossa.
Mamma mia che bella squadra! Che talento e che tecnica che hanno!
Individualmente sono più bravi di noi. Inutile nasconderselo.
Ma non hanno il nostro spirito di squadra.
Non hanno la nostra determinazione, la nostra ferocia agonistica.
Matt ce lo ha detto chiaramente “ragazzi, sono belli e bravi, ma non sono abbastanza organizzati”.
Tutto vero Boss! Infatti abbiamo superato noi il turno.
E’ stato un 3 a 3 spettacolare, ma dopo che una settimana fa li abbiamo battuti a Manchester per 2 a 1.
Siamo in semifinale, insieme al Milan, al Vasas Budapest e al Real Madrid.
Ora però pensiamo solo a tornare in Inghilterra.
Sabato ci aspetta una partita importantissima di FA CUP contro lo Sheffield Wednesday.
E’ giovedì e ciascuno di noi, giocatori e staff, non vede l’ora di tornare a Manchester per infilarsi al caldo sotto le coperte.
E comunque non ci sarà certo il freddo che c’è qui!
Ci siamo fermati a Monaco di Baviera per il rifornimento di carburante. Viene giù una neve pazzesca!
E fa talmente freddo che come scende diventa ghiaccio immediatamente.
Quando scendiamo in attesa che l’aereo faccia il pieno siamo investiti da un’aria gelida.
Alziamo il bavero dei nostri cappotti e ci infiliamo nel bar dell’aeroporto.
Matt è solitamente molto rigido per quanto riguarda l’alcool ma sa bene anche lui che se c’è un’occasione in cui mostrarsi un tantino “elastico” è proprio stasera!
Io non bevo.
In Inghilterra è quasi offensivo!
Sono ormai abituato alle prese in giro dei miei compagni, ma stasera sono ancora più insistenti del solito “Dunc, metti un po’ di caldo nelle budella! Con questo freddo ti si congela tutto … anche quello che per ora usi ancora molto sporadicamente!” Che burloni.
Ma è un gran bel gruppo il nostro.
Abbiamo subito poco il passaggio in prima squadra perché a differenza di quello che succede negli altri team non abbiamo dovuto subire le vessazioni dei “vecchi, che in alcuni casi possono essere anche molto pesanti.
Qui intanto si discute per decidere se provare a decollare o meno.
Il pilota sembra molto tranquillo e sicuro di se.
Qualcuno dello staff dell’aeroporto un po’ meno.
Qualcuno chiama a casa, le mogli e le fidanzate.
Tommy ad esempio si sposerà a breve.
Lo sento che dice alla sua fidanzata di mettere in frigo una birra da bere insieme al suo ritorno. Geoff è il più terrorizzato.
Odia gli aerei e volare.
Ci ha provato fino all’ultimo a convincere Matt a non portarlo con lui.
“Boss, io proprio non ce la faccio. Sugli aerei mi sanguina sempre il naso!”.
Ma Matt lo ha convinto, come al solito.
Ok, il capitano ci fa segno di salire.
Si torna a casa.
E domani sapremo chi ci toccherà al prossimo turno.
Ci siamo ad un passo. La finale della Coppa Campioni è davvero vicina.
Siamo dei ragazzini, ma Matt, come al solito aveva ragione.
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Duncan Edwards, insieme ad altri 7 compagni di squadra, non tornerà mai a casa. Il volo 609 della British European Airways non decollerà mai dall’aeroporto di Monaco di Baviera. Si schianterà contro una casa appena fuori dalla pista e poi finirà la sua corsa contro un deposito di carburante, che esploderà avvolgendo con le sue fiamma la carcassa dell’aereo.
Duncan Edwards, “The Tank”, il carro armato, lotterà, come faceva sul campo di calcio, contro la morte per 15 lunghi giorni, prima di arrendersi il 21 di febbraio del 1958. Duncan Edwards era il più promettente dei “Busby Babes”, la fantastica banda di giovanotti forgiati da Sir Matt Busby e che si stava preparando a dominare il calcio inglese e probabilmente europeo per almeno un lustro. Lui, umile ragazzo di Dudley, nei pressi di Wolverhampton, aveva già esordito nella Nazionale dei Leoni d’Inghilterra quasi due anni prima, in una partita contro la Germania Ovest, vinta dagli inglesi per 3 a 1 e con un gol del non ancora ventenne Edwards. E’ il febbraio 5 del 1958 e il Manchester United gioca il ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni a Belgrado contro la Stella Rossa. L’incontro finisce 3 a 3, permettendo grazie alla vittoria per 2 a 1 ottenuta all’andata all’Old Trafford, al Manchester United di raggiungere per il secondo anno consecutivo la semifinale di Coppa dei Campioni. Al termine dell’incontro il manager della Stella Rossa, Dragoslav Sekuralac afferma “Oggi ho visto in azione probabilmente il miglior giocatore del Mondo”. Parla di lui, di Duncan Edwards.
Questa però è destinata a rimanere l’ultima partita di calcio giocata dal giovane Duncan. Nel ritorno a Manchester da Belgrado l’aereo del Manchester deve fare scalo a Monaco di Baviera per fare rifornimento. Le condizioni metereologiche sono pessime: neve e ghiaccio sulla pista, visibilità scarsissima. L’aereo tenta due decolli, ma senza successo. Tutti i passeggeri ritornano al terminal. Duncan Edwards manda un telegramma alla Sig.ra Dorman, sua padrona di casa, a Stretford, quartiere di Manchester. “Tutti i voli sono stati cancellati. Arriveremo a Manchester domani.” L’ultimo gesto gentile e premuroso di questo ragazzone forte e coraggioso in campo quanto umile e gentile nella vita di tutti i giorni. Ma il pilota della compagnia di volo inglese BEA Elizabethan decide di fare un ultimo tentativo … sarà quello che costerà la vita a 23 persone, tra cui Duncan Edwards e sette suoi compagni di squadra. Raramente è capitato nella storia del calcio che un giocatore dopo neanche 5 anni di calcio professionistico abbia lasciato un impronta così indelebile. Nonostante la giovanissima età il suo carisma in campo era evidentissimo; un fisico imponente e una eleganza e personalità fuori dal comune. Bobby Charlton lo definì senza mezzi termini il più grande giocatore britannico di tutti e tempi e l’unico giocatore, sono parole di Sir Bobby, “che mi abbia fatto sentire inadeguato”. Continua sempre Charlton nella descrizione di Edwards “ogni grande calciatore spicca per una o due caratteristiche precise; il dribbling, il colpo di testa, la velocità, l’intelligenza tattica o la prestanza fisica. Duncan Edwards era semplicemente il migliore in ciascuna di queste “specialità”.
Tommy Docherty, manager per diverse stagioni del Manchester United, non ha dubbi e la sua considerazione di Edwards è, se possibile, ancora maggiore “sarebbe diventato il più grande giocatore di tutti i tempi … e non parlo solo del regno Unito. George Best era speciale, così come lo sono stati Pelè e Maradona, ma in termini di completezza come giocatore Duncan Edwards era superiore a tutti loro”.
Sono in molti, e tra questi Terry Venables, ottimo calciatore inglese degli anni ’60 e ’70 e apprezzatissimo manager tra le altre di Totthenam, Barcellona e della Nazionale inglese, ad affermare che senza la tragedia di Monaco di Baviera sarebbe stato con ogni probabilità proprio Duncan Edwards e non Bobby Moore ad alzare al cielo la Coppa del Mondo vinta dalla Nazionale inglese nel 1966. Uno degli aneddoti più significativi su Duncan Edwards è raccontato da Sam Pilger nel suo libro “Best XI Manchester Utd.” dove lo scrittore inglese disegna un bellissimo profilo degli 11 migliori giocatori della storia dei Red Devils dell’Old Trafford.
“Quattro mesi prima della sua tragica morte Duncan Edwards giocò una delle sue ultime partite con la Nazionale inglese contro il Galles al Ninian Park di Cardiff. In quel giorno del novembre del 1957, Mister del Galles era Jimmy Murphy, braccio destro di Matt Busby al Manchester United. Durante il discorso pre-partita nello spogliatoio della Nazionale gallese Mister Murphy si soffermò a parlare di ogni singolo giocatore della Nazionale inglese, evidenziandone pregi ma soprattutto rendendo noti i difetti dei bianchi d’Inghilterra. Parlò in dettaglio di 10 giocatori della Nazionale inglese e mentre si preparava a chiudere la sua chiacchierata intervenne il centrocampista gallese del Newcastle Reg Davies “Mister, ma non ci ha parlato di Edwards?” “Cercate di non imbattervi mai in lui durante l’incontro. Semplicemente girategli al largo. Questo è l’unico consiglio che sono in grado di darvi”.
Questo era Duncan Edwards.
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(Remo Gandolfi è anche su www.storiemaledette.com)
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