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Doveri: 'Arbitri pronti a parlare dopo le partite, ma serve voglia di capire. Tutti abbiamo subito minacce o violenza'
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PERCHE' UN RAGAZZO O UNA RAGAZZA DOVREBBE AVVICINARSI AL FISCHIETTO? - "Perché è un’esperienza educativa e formativa. Per un giovane, oggi, è difficile prendere decisioni in un attimo e far rispettare le regole. È una dinamica cui non è abituato, considerando che a scuola riceve indicazioni dai professori, nello sport segue gli istruttori, in famiglia i genitori. Ecco, nell’arbitraggio è invece lui a decidere, sempre in base ai regolamenti".
A VOLTE RISCHIANO LA VITA - "È la vera difficoltà dell’arbitraggio, specie nelle serie minori. Non capisco i motivi delle violenze. Molto spesso, tra l’altro, gli autori di insulti e minacce sono i ragazzi stessi, coetanei dei giovani arbitri. O, peggio, uomini che, per età, potrebbero essere i padri degli arbitri. È assurdo. Inconcepibile".
COME RISOLVERE IL PROBLEMA? - "Li seguiamo, cerchiamo di star loro vicino, di non farli sentire soli. La nostra sezione è molto unita: offriamo a tutti, ma soprattutto a chi incappa nella violenza, molto calore umano. E tutto ciò ha un effetto, visto che quasi sempre, dopo gare macchiate da episodi spiacevoli, sono i ragazzi a chiedere: 'Posso arbitrare domenica?'".
MINACCE E VIOLENZA - "Purtroppo devo dire che tutti noi, o quasi, ci siamo dovuti confrontare con momenti di minacce o violenza. Io stesso, in Eccellenza, presi uno schiaffo, eppure poi sono arrivato in Serie A. C’è violenza e violenza: oggi qualcuno finisce pure in ospedale".