Dove il City non può arrivare: ecco come l’Inter di Inzaghi cercherà di colpire i mostri
QUALE ATTEGGIAMENTO DIFENSIVO? - Non ha senso, per dire, pensare a un’Inter che si chiude come il Brentford, per poi ripartire coi palloni sparati alle punte, Lukaku o non Lukaku. Per lo meno, ci saranno delle fasi, magari anche lunghe, in cui sarà costretta a farlo. Oppure in cui sceglierà di farlo.
Ma attenzione perché il Tottenham di Conte, al contrario, ha battuto il City breakkando forte sulla loro trequarti. Era anche un altro City del resto…
QUALI SPERANZE NON NUTRIRE - Le speranze vane da non nutrire sono quelle di chi guarda Liverpool-City di quest’anno e dice: “Vedi?! Vedi come si sbilanciano!” Oppure: “Guarda che figuraccia Cancelo con Salah, sembra un centrale della Fiorentina o dell’Atalanta contro Lautaro o Lukaku”. Ma Cancelo è stato spedito. E soprattutto, è un altro City.
IL CITY È CAMBIATO DURANTE L’ANNO - Il City attuale è questo qui sotto: mentre porta i suoi innumerevoli campioni nell’area avversaria del Real andando a segnare con Bernardo Silva, si organizza dietro con un impianto 3-2 preventivo molto solido, un blocco che oltre a garantire fisicità e densità centralmente, oltre a poter contare sulla gamba di Walker per qualsiasi pallata lunga, non concede la parità numerica alle punte avversarie.
SENZA PARLARE DEI CAMPIONI: L’IMPIANTO E STONES - Non è il caso di spendere parole sulle qualità di Haaland e De Bruyne, Bernardo e compagni. Non mettiamoci a contare i raggi del sole. Piuttosto analizziamo l’impianto e la novità Stones in tutta la sua portata. Perché l’Inter dovrà anche lei misurarsi con la nuova pensatona di Guardiola. I falsi terzini erano un dispositivo utile in costruzione. Alcuni potevano essere leggermente più offensivi, ma in sostanza hanno fatto il loro tempo nel City di Pep. Adesso Guardiola alza un centrale, rendendo diversamente irriconoscibile il suo 4-3-3 in fase di sviluppo. Francamente non ha neanche più senso parlare di 4-3-3 in riferimento al City. Volendo, potremmo scivolare su un 3-2-4-1, versione aumentata del 3-4-2-1 dei ‘poveri’. Mentre ‘i poveri’ si preoccupano di avere quinti muscolari e con 18 polmoni in modo da garantire il famoso equilibrio, Guardiola costruisce a tre, ma i suoi ‘tuttafascia’ sono Grealish e Bernardo Silva… Così le mezzali del presunto 4-3-3 diventano sottopunte, ovvero i due trequarti del 3-2-4-1. E chi le prende? Chi le prenderà nell’Inter? Le mezzali rispettive, il vertice basso o i braccetti? Un po’ e un po’, probabilmente. Guardate intanto come ha scelto di difendere ten Hag sabato scorso. Ci ha messo Casemiro e Fred, i due interni di centrocampo del 4-2-3-1.
Tutto sembra tenere a prima vista, il problema è che può arrivare Stones da un momento all’altro e Varane non può lasciare allegramente l’uno contro uno tra Haaland e Lindelof.
Stones non è da intendere solo come costruttore aggiunto al centrocampo. Tante volte lo vediamo invadere chirurgicamente gli spazi generati dalla manovra offensiva dei fenomeni. Qui il povero Sancho, l’uomo che in questo caso specifico dovrebbe stargli dietro, lo lascia andare sul più bello. Ecco, l’Inter ha più densità a centrocampo e in difesa rispetto allo United, ma comunque dovrà starci attenta, perché ti spostano, ti manipolano continuamente. Senza considerare il fatto che Casemiro in questo caso assume quasi una funzione da braccetto…
ALCUNE DEBOLEZZE DEL CITY - Ma allora cosa resta all’Inter? Restano diverse armi di cui Guardiola fa bene a preoccuparsi, non è la solita adulazione pretattica quella che stiamo ascoltando da parte sua. È giustamente impressionato. E più che le palle lunghe per Lukaku (che, per carità, torneranno pure comode), potrebbe creargli qualche grattacapo maggiore la minaccia dei quinti nel gioco di Simone Inzaghi. Come dimostra l’azione del rigore ottenuto dallo United nella stessa partita di sabato scorso, se l’Inter sovraccarica il centro della difesa del City con le due punte e l’inserimento di un terzo giocatore (a portar via Akanji), ecco che un quinto ‘saltante’ come Dumfries finirebbe avvantaggiato nell’isolamento con Grealish, costretto a ripiegare su un’eventuale palla alta per l’olandese.
Ma non di soli lanci vive l’uomo. Né quando si assesta nella metà campo avversaria, né quando riparte o costruisce. L’Inter sa articolare le transizioni, sa palleggiare in verticale molto bene. E attenzione allora al duello Dimarco-Bernardo Silva sulla fascia opposta, quando l’Inter entra in possesso del pallone. Uno splendido esempio di elusione del pressing alto del City (palla a terra) ce lo ha dato nella semifinale di andata la catena di sinistra del Real. Il gol di Vinicius Junior è nato da questa iniziativa di Camavinga, perso da Bernardo Silva, per via di una combinazione con Modric. Sono cose che sa fare anche l’Inter, e forse persino meglio.
Tante parole per tornare infine al Brentford, unica squadra in stagione capace di battere il City due volte in campionato (il capitolo palle inattive meriterebbe un ulteriore approfondimento, ma lasciamo perdere). Che sistema fanno? Il 3-5-2. Due punte interessanti e un quinto di sinistra (R. Henry) che all’andata ha fatto la differenza… Si può sperare meglio adesso?