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    Dossier Infantino – 2 Quel rapporto troppo stretto con l'ex procuratore generale Lauber

    Dossier Infantino – 2 Quel rapporto troppo stretto con l'ex procuratore generale Lauber

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
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    Basta accennare alla vicenda per fargli smarrire lo scarso aplomb. Il presidente della Fifa, Gianni Infantino, è al centro di un procedimento penale istruito dalla magistratura elvetica e questa cosa gli toglie il sonno. Molti si dicono certi che il trasferimento in Qatar, per sé e i familiari, sia effetto di questa pendenza giudiziaria. Ma siamo nel campo delle speculazioni. Resta il dato di fatto: il capo del calcio mondiale è al centro di una vicenda giudiziaria che negli anni recenti ha già provocato uno sconquasso nell'ordinamento giudiziario svizzero. E rispetto a quello sconquasso il presidente della Fifa pretendeva di mantenere un atteggiamento indifferente. Ma per capire di cosa si stia parlando è necessario descrivere la figura del vero protagonista di questa storia, l'uomo al centro dello scandalo che ha messo gravemente a rischio la credibilità della magistratura elvetica: l'ex procuratore generale della confederazione, Michael Lauber.

    Un giudice dalla carriera bruciante (e bruciata) – Classe 1965, nativo di Olten (Cantone Soletta, Svizzera tedesca), Lauber completa gli studi in Giurisprudenza nel 1992 presso l'Università di Berna. La sua carriera in ambito legale decolla immediatamente e lo vede specializzarsi sul fronte della lotta alla criminalità economica. L'esperienza in questo campo gli vale dieci anni di lavoro presso il Principato del Lichtenstein, con diversi incarichi: capo dell'Ufficio per le relazioni sul riciclaggio, amministratore delegato della Lichtenstein Bank Association, e infine presidente del Consiglio di Vigilanza dell'Autorità per i mercati finanziari del Lichtenstein. Ulteriori galloni, herr Lauber, se li guadagna prestando la propria competenza a altri governi nazionali e partecipando con ruolo primario a progetti del Fondo Monetario Internazionale e della banca Mondiale. E grazie a questo curriculum la Svizzera decide di riportarselo a casa affidandogli una delle massime cariche giudiziarie disponibili: capo del Ministero Pubblico della Confederazione (MPC), ossia procuratore generale.
    Si tratta di una carica che viene conferita con voto del parlamento svizzero riunito in seduta comune (Assemblea Federale plenaria). Il 28 settembre 2011 Michael Lauber, su proposta della Commissione Giudiziaria dei Consigli Federali, viene eletto al vertice del MPC per il triennio 2012-15 con votazione quasi unanime: 203 voti sui 206 validamente espressi. E il 17 giugno 2015 viene confermato per il triennio successivo (2016-19) con votazione meno bulgara ma comunque molto ampia: 195 voti sui 216 validamente espressi. Dunque per sei anni herr Lauber viaggia con un'immagine in costante ascesa, che egli stesso amministra sapientemente. Concede interviste ai media nazionali e internazionali nelle quali si premura di far spiccare la propria personalità. Sul web se ne rintraccia una concessa nel 2013 a Giuseppe Oddo del Sole 24 Ore, in cui Lauber si premura d'intestarsi molto meriti riguardo al mutato atteggiamento della confederazione in materia di tutela del segreto bancario. Ma su tutte spicca quella rilasciata nel marzo 2012 allo Schweiz am Sonntag (successivamente ribattezzato Schweiz am Wochenende) nel corso della quale egli parla serenamente della propria omosessualità, dicendosi certo che la Svizzera sia un Paese liberale abbastanza da accettare la sua relazione col compagno, e di essere talmente concentrato sulla questione del riciclaggio di denaro da averla in testa pure durante le sedute di yoga. Quando a giugno 2016 Lauber conquista la seconda elezione al vertice del MPC si trova dunque in piena parabola ascendente. Tanto più che  da oltre un anno la sua fama ha toccato una portata globale. Quando il 27 maggio 2015 scatta il blitz presso l'Hotel Bar au Lac di Zurigo che decapita la Fifa di Sepp Blatter, i due procuratori generali che vanno sotto i riflettori dei media globali lui e la statunitense Loretta Lynch. Grazie alla loro cooperazione è stata varata l'inchiesta che ha abbattuto un sistema di potere apparentemente indistruttibile. E per via di quell'inchiesta Fifa herr Lauber si trova all'apice della fame e del successo. Non immagina che proprio il caso Fifa sarà anche all'origine di una decadenza catastrofica. E che quella decadenza porterà un timbro netto: Gianni Infantino, il grigio segretario generale Uefa che dalle conseguenze dello scandalo di maggio 2015 si ritroverà fra le mani l'inattesa chance di scalare il vertice del calcio mondiale.

    Il suo amico ArnoldLa bomba esplode a novembre 2018. E ancora una volta la piazza Football Leaks, che a partire da dicembre 2016 si trasforma in un'operazione orchestrata dal settimanale tedesco Der Spiegel e procede a ondate mettendo al centro, di volta in volta, un tema o un personaggio del mondo del calcio. L'ondata di novembre 2018 è dedicata al presidente della Fifa, Gianni Infantino. Presidente della Fifa. Che dal canto ne è talmente preoccupato da anticiparne la divulgazione a mezzo stampa, magari con l'intento di ammortizzare il colpo. I fatti rivelati sono numerosi e relativi a questioni diverse. L'attenzione della stampa internazionale si concentra sulla gestione del Fair Play Finanziario Uefa (e degli atteggiamenti piuttosto morbidi nei confronti di Paris Saint Germain e Manchester City) e sulle grandi manovre per la creazione di una Superlega Europea per club, questioni che avrebbero visto tenere all'allora segretario generale dell'Uefa un atteggiamento non irreprensibile. Invece la stampa svizzera si sofferma su un altro segmento delle rivelazioni, quello che riguarda gli incontri riservati fra lo stesso Infantino e il procuratore generale Lauber. Tre appuntamenti tenuti fra il 2016 e il 2017 e rimasti fuori dall'agenda ufficiale di Lauber, ciò che costituisce infrazione disciplinare per il magistrato. E a fare da intermediario per l'organizzazione degli incontri è un signore che risponde al nome di Rinaldo Arnold. Ma chi è costui? Per sintetizzare, è un collega di Lauber e un amico d'infanzia di Infantino. Arnold e Infantino sono cresciuti insieme a Brig, città natale del futuro presidente Fifa sita nel Canton Vallese. Il loro legame di amicizia non è andato mai disperso e anzi risulta rafforzato dopo che l'ex segretario generale dell'Uefa viene eletto a capo del calcio mondiale. Talmente stretto da concretizzarsi in una circostanza che successivamente si rivelerà un boomerang sul piano mediatico. Succede infatti che Arnold partecipi alla partita amichevole organizzata da Infantino nel febbraio 2016, e giocata in un campo del quartier generale Fifa, per festeggiare la propria elezione a capo del calcio mondiale. Un effetto collaterale del suo culto della personalità che anni dopo si trasforma in una circostanza imbarazzante. I siti web abbondano infatti di foto che vedono gli amici Gianni e Rinaldo in atteggiamenti molto confidenziali. E in tutto ciò non vi sarebbe nulla di male, se non fosse che in seguito salti fuori il ruolo avuto da Arnold nell'organizzazione degli incontri segreti fra Lauber e Infantino.

    La caduta di Lauber – Proprio qui sta il cuore dell'indagine che porta alla rovinosa caduta di Lauber. Fra il 2016 e il 2017 l'allora procuratore generale della confederazione si incontra per tre volte col presidente della Fifa. Dei tre incontri, che vengono tenuti nello svolgimento delle proprie funzioni da  Lauber, non viene tenuta traccia nell'agenda ufficiale di lavoro del procuratore generale. Ciò che contravviene ai doveri d'ufficio del procuratore e ne determina la messa sotto inchiesta. E partendo da questo dettaglio si scatenano gli interrogativi. Perché Lauber ha deciso di tenere segreti gli incontri con Infantino? E perché il nuovo presidente della Fifa incontra il procuratore generale che porta avanti l'indagine sulla corruzione che ha decapitato la classe dirigente della Fifa blatteriana? Interrogativi che rimangono in sospeso ma intanto travolgono Lauber. Che viene eletto per la terza volta alla carica di procuratore generale quando già la bufera gli si è scatenata intorno. E infatti stavolta l'esito della votazione è molto più sofferto: 129 voti sui 243 validamente espressi, soltanto 7 voti in più della soglia minima. Di fatto Lauber è costretto alle dimissioni a luglio 2020, dopo aver cercato di resistere a ripetute manifestazioni di pubblica sfiducia. Chi invece, per tutta una prima fase, fa come se nulla fosse è proprio Infantino. Che alla lunga finisce sotto inchiesta della magistratura elvetica, ma che fino a quando non matura questo passaggio si comporta come se passasse di lì per caso. E intanto che l'inchiesta giudiziaria e quelle giornalistiche continuano a scavare sui misteri dell'agenda non aggiornata e sulle amnesie di chi ha partecipato a quegli incontri, salta fuori un altro incontro segreto, quello che forse richiama attenzione più di tutti. Si celebra a luglio 2015 e mette attorno a un tavolo i soli Lauber e Arnold. In quel momento Infantino è soltanto il segretario generale dell'Uefa. La Fifa di Blatter è già caduta. E il principale candidato alla presidenza della Fifa è Michel Platini. Che invece viene messo fuori causa dalla storia della consulenza Fifa da 2 milioni di franchi svizzeri concordata nel 2002 ma pagata nel 2011. La notizia di un'indagine della magistratura svizzera su quella consulenza viene resa pubblica a settembre 2015. Da lì in poi l'oscuro segretario generale Uefa si trova la strada libera verso la presidenza della Fifa. Ma ovviamente si tratta soltanto di coincidenze, ci mancherebbe altro. Tanto più che le versioni fatte circolare dai diretti interessati, a proposito dell'incontro segreto di luglio 2015, parlano di una circostanza in cui si è discusso di “generiche questioni di diritto penale”. E chi mai si potrebbe permettere di non credere a questa versione?

    (2. continua)

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