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    L'ex Liverpool Dossena a CM: ‘Sanchez come me, è l'arma in più di Inzaghi. Il problema di Napoli e Milan è che l'Inter ha già vinto'

    L'ex Liverpool Dossena a CM: ‘Sanchez come me, è l'arma in più di Inzaghi. Il problema di Napoli e Milan è che l'Inter ha già vinto'

    • Federico Targetti
    Non è stato un sorteggio fortunato per l’Inter negli ottavi di Champions League. Non solo perché i nerazzurri hanno pescato il Liverpool, una delle pretendenti più accreditate alla vittoria finale, ma anche perché questo accoppiamento è arrivato in seconda battuta, dopo che la prima estrazione, che aveva accoppiato Inter e Ajax, è stata annullata per via di un problema tecnico. Problema che è sia tecnico che tattico, adesso, per Simone Inzaghi, atteso al confronto con Jurgen Klopp prima a San Siro, poi ad Anfield. Noi di Calciomercato.com, in vista dell’andata in programma domani sera, abbiamo contattato in esclusiva Andrea Dossena, attualmente allenatore del Ravenna, ma in un ancora recente passato terzino o centrocampista esterno di Udinese, Napoli e, appunto, Liverpool. L’intervista comincia con un focus sulla partita di domani.
     
    Dossena, cos'ha pensato quando l'Inter ha pescato il Liverpool per gli ottavi di Champions?
    “Se vuoi andare avanti in Champions prima o poi le inglesi le devi affrontare... La stanno facendo un po' da padrone. È una bella sfida, perché l'Inter al momento insieme all'Atalanta è la squadra più "europea" in Italia, e affronta la prima/seconda forza inglese. Mi aspetto alta intensità, alto ritmo, e spero che l'Inter almeno in casa riesca ad avere la meglio. Sappiamo tutti quanto è difficile andare a giocare ad Anfield”.
     
    L'Inter non è nel momento migliore, pensa che certi incroci possano rappresentare uno stimolo per ritrovare brillantezza?
    “Sicuramente in queste partite l'adrenalina si sprigiona in maniera spontanea. È anche vero che è sempre meglio affrontare certe gare nel momento di massima forma, ma queste cose non si possono programmare... L'Inter ha una rosa ampia, Inzaghi ha diverse opzioni. Ma non sarà per niente facile”.
     
    Dov'è che l'Inter può spingere per cogliere questa impresa nei 180 minuti?
    “Il Liverpool è una squadra che concede dietro, perché attacca gli spazi alle spalle della linea difensiva con esterni e terzini. Hanno in Salah la loro arma migliore, ma se vengono attaccati centralmente in velocità possono soffrire. Penso agli inserimenti dei centrocampisti e alla rapidità di Sanchez”.
     
    A proposito di Sanchez, lei era soprannominato dai tifosi inglesi “Super Sub”, super sostituto, perché entrava e segnava - poi ci arriviamo; si potrebbe chiamare così anche il cileno?
     “Sì, perché quando entra è sempre determinante. Soprattutto quado entra è già in ritmo partita, riesce a trovare il gol anche pesante, e non è sempre facile per quanto uno si prepari psicologicamente. Altri giocatori hanno difficoltà. Per me può essere un'ottima opzione”.
     
    PREMIER - Dossena poi ci parla della sua esperienza in Inghilterra, al Liverpool dal 2008 al 2010. Non può mancare un riferimento ai giorni tra il 10 e il 14 marzo 2009, quando entra nel finale delle partite contro Real Madrid (in Champions) e Manchester United (in Premier) e segna due reti di pregevole fattura: una conclusione di prima intenzione su assist di Mascherano prima, addirittura un pallonetto al volo a Van Der Sar direttamente su rilancio di Pepe Reina poi.
     
    Immagino che quei cinque giorni occupino un posto speciale nella sua memoria…
    “Quei due gol lì sono stati veramente particolari, ero un terzino e non ero molto abituato a flirtare con il gol... Il Liverpool l'ho vissuto da giovane, ero un ragazzo di 25 anni alla prima esperienza fuori dall'Italia, catapultato da una realtà tranquilla come Udine in un club planetario. Con gli anni ho capito di che squadra facevo parte, che atmosfera c'era ad Anfield. Lì per lì non sono stato in grado di assaporarmela appieno. Oggi guardo in televisione le partite casalinghe del Liverpool, rivivo quelle emozioni e mi rendo conto che ne facevo parte. Sono ricordi che mi tengo stretti”.
     
    Com’era giocare con Steven Gerrard?
    “Gerrard è il giocatore più completo con il quale abbia mai giocato. Era perfetto in campo e fuori, sapeva incitarti con poche parole, difendeva, attaccava, segnava in rovesciata e interveniva in tackle da ultimo uomo. Un capitano mai sopra le righe, trascinava ma si faceva sentire nel modo giusto, con quello spirito tipicamente inglese nel non mollare mai e lavorare sempre con meticolosità. Per esempio, Jamie Carragher a differenza sua era molto più diretto e focoso, se doveva dirti qualcosa non indugiava affatto anche a costo di essere rude”.
     
    Si è mai spiegato come mai c’è poco scambio di giocatori tra Inghilterra e Italia, soprattutto pochissimi inglesi vengono a giocare in Serie A? Abraham e Maitland-Niles della Roma sono eccezioni molto rare.
    “Devo dare una risposta schietta e diretta?”
     
    Il più possibile.
    “Perché reputano il nostro un campionato inferiore. Lo è, non dico di no, perché i migliori atleti e il maggior numero di soldi sono là; noi abbiamo una grande tradizione di scuole di calcio, lo dimostra l'ultimo Europeo, ma il prodotto Premier è molto più attraente rispetto al prodotto Serie A. Quando giocavo lì, percepivo proprio questa valutazione negativa sul nostro campionato. In quegli anni c'era il Real di Kakà, Benzema e CR7, per cui il secondo campionato per gli inglesi era la Liga. Questa loro idea deriva dal fatto che loro sono un'isola, sono molto patriottici, difficilmente si spostano. Preferiscono addirittura scendere di livello, anche in Championship. E infatti se andate a vedere, il monte ingaggi medio della seconda divisione inglese è superiore a quello di 8/10 squadre di Serie A”.
     
    SERIE A - Infine, uno sguardo al campionato: l’Inter sta battagliando con il Napoli, dove Dossena ha militato dopo aver lasciato l’Inghilterra, e l’Udinese, squadra dalla quale i Reds lo prelevarono, conduce una stagione di alti e bassi con qualche sorpresa dal mercato. C’è spazio anche per la bagarre per il quarto posto, l’ultimo che vale l’Europa più nobile.  
     
    Contro il Liverpool non sarà facile, ma non lo è stato neanche contro il Napoli. Gli azzurri di Spalletti possono vincere il campionato?
    “Il problema del Napoli è che l'Inter ha già vinto. Mi spiego meglio: stare davanti è più difficile che inseguire, perché hai tutta la pressione addosso. Ma l'Inter ha vinto l'anno scorso, sa cosa vuol dire e quindi gestisce meglio questa situazione. Poi ritengo che la rosa nerazzurra abbia qualcosa in più rispetto a quella del Napoli, vedo l'Inter favorita. Manca ancora tanto, ma se Inzaghi vince il recupero contro il Bologna poi può permettersi di rallentare una volta in più rispetto agli altri, e questo può fare la differenza”.
     
    Quindi il discorso vale anche per il Milan…
    “Sì. Anzi, secondo me il Milan come l'anno scorso sta andando ben oltre le aspettative, perché li metterei al quarto posto in Italia sulla carta”.
     
    Ma il campo colloca i rossoneri più in alto. E quindi il quarto posto chi se lo aggiudica? Atalanta o Juventus?
    “Io spero l'Atalanta, mi piace come giocano, come sono spavaldi, come tengono il ritmo. Prima parlavamo di momenti di calo, ecco, è quella la discriminante: di queste cinque squadre, chi ne avrà meno raggiungerà i propri obiettivi. Atalanta e Juve non possono arrivare in vetta, ma rispetto alla Champions dopo l'Inter vedo gli altri tre posti ancora da definire. Milan e Napoli devono stare attenti”.
     
    Infine l’Udinese. Gli uomini di Cioffi sono un po’ in difficoltà in questo inizio di 2022.
    “L'Udinese non stupisce da quando non gioca più Di Natale. Lui da solo garantiva la salvezza, senza Totò i bianconeri fanno fatica e devono lottare ogni anno per non retrocedere. Per fortuna ci sono sempre almeno tre squadre conclamatamente inferiori... Ma l'Udinese è questo, arrivare il prima possibile la salvezza e nel frattempo cercare di rivendere i giovani migliori per poi andare a scovarne altri”.
     

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