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    Dopo sette anni trascorsi nella berlina, adesso Platini ha il diritto di divertirsi

    Dopo sette anni trascorsi nella berlina, adesso Platini ha il diritto di divertirsi

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    La “berlina”, in uso sino agli inizi del XIX secolo, era una gabbia collocata su di un palco nella piazza principale dentro la quale venivano rinchiusi i condannati per delitti assortiti. Lì, con una gogna di metallo intorno al collo, i malcapitati erano oggetto del pubblico ludibrio tra insulti e sputi da parte della gente. La pena poteva durare per moltissimo tempo.

    Sette anni fa un “re” del calcio che, probabilmente e sbagliando, aveva immaginato di poter regnare anche senza un pallone tra i piedi in un castello dove a contare non erano la bravura e il talento personale ma gli intrighi di corte, venne prelevato, giudicato dai suoi stessi compagni di viaggio e condannato alla berlina. Così tra insulti e sputi, perlomeno metaforici, Michel Platini da genio del calcio veniva trasferito nella ”hall fame” dei geni del male. Disonesto, truffatore e ladro.

    Sette anni dopo la Giustizia ordinaria, smentendo quella sportiva, ha decretato che Platini è completamente estraneo a tutto ciò per il quale era stato accusato e perseguito ragion per cui la sua persona esce dalla “gabbia” pulito e fin candido al punto che, volendolo fare, potrebbe anche decidere di riprendere la sua attività dal punto in cui era stato obbligato ad interromperla. Al momento, pur non avendogli ancora parlato cosa che mi propongo di fare presto chiamandolo nel suo “buen retiro” di Cassis, escluderei l’eventualità di un ritorno operativo di Michel in quel mondo del “calcio finanza e business” che lo ha trascinato nell’ingrato ruolo di detenuto in attesa di giudizio.

    Ricordo molto bene quel pomeriggio parigino trascorso insieme nel suo ufficio in Place de l’Opera. Tra una sigaretta e l’altra parlammo anche del nostro domani. Io viaggiavo lesto verso la pensione. Lui mi disse: “Beh, alla nostra età le strade sono due. O si va al mare con un buon libro o si entra in politica”. Lui scelse la seconda via senza rendersi ben conto che sarebbe finito in un frullatore tritatutto dive, in ogni caso, lo avrebbero sempre guardato con sospetto a che perché lui era forse l’unico francese potente che continuava a votare, come suo padre, per il Partito Comunista. Gli augurai tanta fortuna con il classico “merde” alla francese e gli dissi di fare molta attenzione a dove avrebbe messo i piedi.

    Il Palazzo dei Calcio, cioè i loro padroni, è pieno di botole. Soprattutto per coloro i quali, avendone la capacità, pensano di poter operare secondo coscienza e coerenza non per pure convenienza. Le idee “rivoluzionarie” o anche soltanto correttive di Platini non piacevano e anzi infastidivano parecchio. Perché tutto possa cambiare ogni cosa deve rimanere come è. I gattopardi sono ovunque ed eterni. Platini, al massimo, era semmai più simile a Edmond Dantes, il conte di Montecristo. Certamente non uno stinco di santo ma neppure un criminale. Per questo che ora, uscito dalla berlina, come il personaggio creato da Dumas “le roi” senza più corona avrà molta voglia e anche il diritto di divertirsi a spese di chi lo aveva messo in gabbia.

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