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Dopo Pizzul: chi è il miglior telecronista?
Pensare alle narrazioni televisive ormai d’antan di Pizzul fa subito venire in mente un complicato paragone con gli eredi moderni. Meglio o peggio? Come per il calcio giocato, anche quello parlato vive il proprio tempo e rende difficili certi confronti. Le telecronache di una volta erano meno precise e dettagliate ma più libere, pacate e affascinanti, forse. Quelle di oggi molto più veloci e adrenaliniche (tra l’altro in tandem con una voce “tecnica”), professionali ma al tempo stesso meno super partes, perché schierarsi fa la differenza.
Proviamo a compilare una classifica. Ma teniamo distinti i cronisti di ieri da quelli di oggi. Chi vuole potrà affiancare le due graduatorie e sovrapporle, apportando le modifiche che riterrà necessarie.
Partiamo con la classifica di “ieri”.
1. Bruno Pizzul
Forte dell’esperienza personale da calciatore di buon livello con la maglia del Catania, al microfono è stato il più equilibrato e delicato, competente e colto. Il telecronista friulano riscuote ancora, nel pieno di una strameritata pensione, l’eco di una stima condivisa. Merita la prima posizione in una ipotetica classifica all time.
2. Nando Martellini
La voce dell’indimenticabile trionfo in Spagna e del “campioni del mondo” scandito tre volte di fila. Un picco di entusiasmo a cui fu sempre affezionato, pur se fuori da uno stile altrimenti lineare e da un racconto essenziale, cronistico e quasi scarno per le dirette tv che presero campo nelle abitudini degli italiani accompagnandoli dalla visione in bianco e nero a quella a colori.
3. Beppe Viola
Un creativo, un autore di testi brillanti prestato al giornalismo e talvolta alle telecronache. Dissacrava i luoghi comuni, prendendo le distanze dagli eccessi di formalismo. Usava metafore ardite e sottili ironie. Un’eccezione, un fuoriclasse che ha inventato uno stile, non da tutti imitabile.
4. Marco Civoli
Ha avuto il privilegio di poter esclamare: “Il cielo è azzurro sopra Berlino!”. Al posto giusto nel momento giusto, aveva raccolto l’eredità pesante lasciata proprio da Pizzul. Lui e non solo: la Rai, in preda ai dubbi, aveva provato come successori anche Cerqueti, Bizzotto, l’ex radiocronista Gentili. Poi la parentesi Civoli, caratterizzata da uno stile sobrio, premiato dall’acuto mondiale.
5. Nicolò Carosio
Fa parte della storia, anzi della leggenda, è il padre putativo di tutti i telecronisti e ha raccontato le imprese degli azzurri prima alla radio e poi agli albori delle telecronache sportive a partire del 1954 e per una trentina d’anni, quando non esistevano termini di paragone. Questo non gli impedì di ritagliarsi uno spazio esclusivo e di lasciare il ricordo di un personaggio originale e irripetibile, cantore dei due mondiali vinti dall’Italia di Pozzo nel ’34 e nel ’38.
Di seguito, la classifica dei big…
1. Maurizio Compagnoni
Uno stile inconfondibile pur senza eccessi. Il suo marchio di fabbrica è l’energico “rete, rete, rete!”. Sa tenere sempre alto il ritmo della narrazione sportiva senza bisogno di enfatizzare e, dote non trascurabile, sa farsi apprezzare trasversalmente dagli utenti-tifosi che non ravvedono nelle sue telecronache considerazioni di parte.
2. Fabio Caressa
Ha inventato un nuovo stile dopo anni monotematici di telecronache Rai, ha introdotto una rivoluzione accentuando l’aspetto tecnico e tattico da adepti, ma anche ammiccando allo spettatore medio (“tutti a bere un tè caldo”) fino all’apoteosi del Mondiale tedesco e dell’urlo “andiamo a Berlino” rivolto all’ottimo partner Bergomi e “guardate chi avete a fianco … ecc” per scolpire nella storia della (pay) tv l’attimo fuggente del trionfo nell’estate 2006. Insomma, meriterebbe il primo posto se non fosse che nel frattempo ha affrontato compiti dirigenziali nella redazione di Sky.
3. Massimo Marianella
Altra icona, legata in questo caso soprattutto al calcio inglese, comunque ai palcoscenici internazionali. Anche lui ha segnato la svolta via satellite, caratterizzata da informazioni più dettagliate e complete e da un ritmo incalzante e avvolgente.
4. Sandro Piccinini
Il suo stile divide, ma è entrato nell’immaginario collettivo con tutte quelle “sciabolate in avanti”, con il “mucchio selvaggio” e il tiro che “non va”. Inconfondibile portabandiera della scuola popolarnazionale targata Mediaset.
5. Francesco Repice
Non un telecronista ma l’erede della grande tradizione radiofonica Rai. Un interprete d’eccezione che merita il podio. Raffiche di parole azzeccate che trasmettono l’emozione delle partite più imprevedibili. Tifosissimo e appassionato verace, al microfono però professionista impeccabile: grande dote.
Infine, cinque nuove voci.
1. Riccardo Trevisani
Competenza e proprietà di racconto, come da dettami Sky. Se solo regolasse il tono di voce nelle azioni sotto porta…
2. Stefano Borghi
Giovanissimo, duetta senza imbarazzi con commentatori tecnici scafati come Capello o Di Canio. Intercetta le emozioni del calcio estero e le propone in un ottimo mix di immediatezza e qualità.
3. Pierluigi Pardo
Giocoliere al microfono, ha un innato senso dello spettacolo che libera nei suoi racconti in diretta senza badare all’enfasi eccessiva. Non può passare inosservato.
4. Massimo Callegari
Misurato e puntuale, racconta con apprezzabile equilibrio le sfide più concitate e più attese.
5. Gianluca Di Marzio
Un brand personale in continua ascesa, giustificata dalle competenze acquisite non solo nelle telecronache ma in mille altri risvolti giornalistici.