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Domizzi a CM: 'Acerbi più forte anche di Chiellini. Quando mi contattò Lotito...'
Nel mezzo tante sfide sul campo soprattutto tra il 2011 e il 2012, quando i friulani e i biancocelesti battagliavano fino all’ultima giornata per ottenere la qualificazione ai preliminari di Champions. Ritiratosi nel 2019, Domizzi ha iniziato subito la carriera da allenatore. Sta per ottenere il patentito Uefa A ed è alla guida della Primavera del Pordenone. Insomma, la sua voglia di calcio è ancora tanta: “Voglio continuare a lavorare nel mondo del calcio per almeno altri 20 anni”.
Ciao Maurizio, partiamo dalla notizia degli ultimi giorni: un tuo pensiero su Diego Armando Maradona…
“La cosa più importante secondo me è che Maradona al di là di tutto quello che ha dimostrato sul campo che non serve sottolineare perché parla da sé, ha sempre dato tutto a tutti. Seppur con mille difetti, è sempre stato una brava persona, e le reazioni di tutto il mondo lo dimostrano”.
Tu hai giocato anche a Napoli e hai vissuto in prima persona la venerazione dei napoletani per Maradona…
“Sì. Maradona è la rappresentazione dei napoletani. Lui è stato la rivincita sportiva e sociale del sud negli anni 80. Senza di lui difficilmente il Napoli avrebbe vinto. Maradona ha permesso l’elevazione di Napoli, ma non solo come squadra, intendo proprio come città”.
Tornando a noi. Gli inizi in biancoceleste e poi otto anni all’Udinese. Due squadre che ti evocano tanti ricordi…
“Tantissimi. Tra l’altro gli anni più belli e combattuti all'Udinese sono stati proprio contro la Lazio, e gira che ti rigira la spuntavamo noi (ride, ndr). Queste due sicuramente sono le realtà alle quali per motivi diversi sono più legato. Nel 2011 e nel 2012 ci giocavamo la Champions e puntualmente avevamo lo scontro alla terzultima o quartultima giornata”.
Che gara ti aspetti allo stadio Olimpico?
“Le gare dopo gli impegni europei sono particolari. In certi casi, se l’avversario è abbordabile, puoi pensare al turnover. Ma attenzione all’Udinese. I bianconeri sono in crescita. Sul mercato si sono mossi tardi, per questo alcuni giocatori ci stanno mettendo di più ad ambientarsi. Parlo ad esempio di Pereyra e Deulofeu. Poi c’è Musso che è tornato da poco e Mandragora che sta rientrando dopo un lungo infortunio. Il valore dei friulani è maggiore rispetto alla posizione in classifica. La Lazio però sono certo che non abbasserà la guardia”.
Ma in passato sei mai stato vicino al ritorno alla Lazio?
“Sì. Parliamo dell’inizio dell’era Lotito, non ricordo se il primo o il secondo anno della sua gestione. Erano anni in cui le squadre operavano perlopiù per scambi e prestiti. La società biancoceleste mi contattò in un mercato di gennaio, ma alla fine non si trovò l’incastro di prestiti”.
Chi ti impressiona di più della squadra di Inzaghi?
“Io l’avevo già detto l’anno scorso, e si sta confermando: quello che mi impressiona di più è Acerbi. Ha raggiunto un livello altissimo. Ora è titolare anche con la Nazionale. In questo momento anche se Chiellini fosse a disposizione giocherebbe lui. E poi non manca mai. È impressionante per livello e intensità. E non dimentichiamoci che è uno dei pochi difensori che sa anche accompagnare l’azione”.
In fin dei conti, chi tira meglio i rigori…Domizzi o Immobile?
“(Ride ndr). Sicuramente lui. Facendo l’attaccante e giocando per squadre importanti ne tira più di me. Io sinceramente ero forte come rigorista, ne ho sbagliato solo uno (su 13 calciati, ndr). È tutta una questione di testa non ci sono tecniche. Quando hai piacere di tirare sei già a metà dell’opera per essere un rigorista. Se lo fai tanto per, è più facile sbagliare”.
Tornando a Immobile…
“Quello che mi sorprende è che Immobile cresce di continuo. Lui è sempre stato un bomber, ma ora è forte anche tecnicamente. Sa giocare con la squadra, tra le linee, viene più incontro e prima lo faceva meno. Ormai è un attaccante completo. In questo momento secondo me è pronto per giocare anche con un altro centravanti, non per forza con una seconda punta o un trequartista”.