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Dominio Milan, Lazio ridimensionata: in Champions a testa alta, poi il colpo di grazia alla Juve
PARTENZA MILAN - Mentre Sarri prende subito appunti, il Milan gioca. La partenza, infatti, è colorata di rossonero grazie alla personalità di Tonali. Al fianco di Kessie, alla sua prima partita dall’inizio, è lui a smarcare a destra i due esterni Calabria e Florenzi e soprattutto sull’altra fascia i due mancini Hernandez e Leao, tutti impegnati a cercare Rebic, di nuovo costretto a travestirsi da centravanti, in assenza degli specialisti Ibrahimovic, Giroud e Pellegri. La prima conclusione nello specchio della porta, però, è del ritrovato capitano Romagnoli, schierato al posto di Kjaer al fianco di Tomori, che comunque non spaventa l’ex rossonero Reina.
LAZIO SORPRESA - Al consueto 4-2-3-1 del Milan, in cui Diaz viene paradossalmente scavalcato dalle aperture di Tonali, la Lazio risponde con il classico 4-3-3 di Sarri. Luiz Felipe e Acerbi sono i due difensori centrali tra Marusic e Hysaj, alle spalle dei palleggiatori Milinkovic, Leiva e Luis Alberto che però faticano a liberare Immobile, troppo isolato anche perché poco assistito dai due nuovi acquisti Pedro e Felipe Anderson. La Lazio appare sorpresa dal ritmo nettamente superiore del Milan, costretta a difendersi più del previsto nella propria metà campo. E così Maignan si fa vedere soprattutto con i suoi lunghi lanci di piede, perché né Milinkovic né Felipe Anderson riescono a impegnarlo seriamente con le loro deboli conclusioni.
LEAO SI’ KESSIE NO - Davvero troppo poco per una Lazio timida e impacciata che viene giustamente punita quasi allo scadere del primo tempo. Diaz avvia l’azione nella propria metà campo, smarcando Leao che vola alla sua maniera, scambia con Rebic e dopo un controllo di sinistro infila Reina con un bel tocco di destro. Splendido gol, applaudito anche da Fabio Capello in tribuna, che sblocca lo 0-0 e potrebbe non essere l’unico nel primo tempo, perché in pieno recupero l’arbitro Mazzoleni al Var richiama il suo collega Chiffi in campo, per convincerlo che l’intervento di Immobile su Kessie è da rigore. Sul dischetto va lo stesso specialista ivoriano, capace di trasformare 11 rigori nello scorso campionato, che stavolta però sbaglia il primo della nuova stagione calciando sulla traversa il pallone del possibile 2-0, che avrebbe rispecchiato meglio il monologo rossonero nei primi 50’.
OVAZIONE PER IBRA - Il primo quarto d’ora della ripresa non registra occasioni da una parte e dall’altra e allora Pioli, pensando anche alla trasferta di mercoledì a Liverpool, effettua tre cambi contemporaneamente. Quattro mesi dopo si rivede Ibrahimovic, salutato da un’ovazione dei quasi 40.000 di San Siro, che rileva Leao. E con lo svedese ecco il debutto di Bakayoko al posto di Kessie, con la staffetta Saelemaekers-Florenzi. Applausi per tutti, per Leao ovviamente, ma anche per l'ivoriano, malgrado il rigore sbagliato e il contratto non ancora firmato. Quattro minuti più tardi Sarri cerca di correre ai ripari inserendo Lazzari e il neo acquisto Zaccagni al posto di Marusic e Felipe Anderson. Come non detto, però, perché il Milan raddoppia subito dopo. Tonali smarca con uno splendido lancio Rebic e il croato dalla sinistra serve Ibrahimovic, lasciato colpevolmente solo dai difensori della Lazio, che non ha problemi a infilare a porta vuota il pallone del 2-0, prolungando l’ovazione con cui era stato accolto al suo ritorno in campo soltanto 6’ prima.
GUIZZO IMMOBILE - L’infortunio di Bakayoko costringe Pioli a rilanciare Bennacer al fianco dell’ormai insostituibile Tonali, ma è un semplice dettaglio di una partita a senso unico che soltanto un guizzo di Immobile prova a riaprire. Troppo poco, comunque, per sorprendere Maignan che si salva in due tempi con l’intervento più difficile della serata. E il fatto che poco dopo Sarri sostituisca proprio Immobile con Muriqi fa capire da un lato l’insoddisfazione del tecnico e dall’altro la sua intenzione di pensare alla prossima trasferta di Europa League a Istanbul contro il Galatasaray. Dove però ci vorrà un’altra Lazio, mentre a Liverpool basterà lo stesso Milan, con un Ibra e magari un Giroud in più, per tornare a testa alta in Champions dopo sette lunghi anni di attesa.
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