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    Domenech e Kita: il Nantes viaggia dentro i suoi giorni più bui

    Domenech e Kita: il Nantes viaggia dentro i suoi giorni più bui

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Una decisione irrazionale. Il giudizio netto è espresso da Mickaël Landreau, ex portiere della nazionale francese e del Nantes (oltreché di PSG, Lille e Bastia), riguardo alla scelta della società gialloverde di affidare la panchina a Raymond Domenech. Allenatore momentaneamente disoccupato e apprezzato commentatore televisivo, Landreau ha espresso una valutazione non legata a questioni tecniche né alla capacità dell'ex ct della nazionale francese di fare meglio rispetto al predecessore Patrick Collot. Piuttosto, Landreau ha fatto riferimento all'incoerenza che lo stesso Domenech dimostra accettando l'offerta del Nantes. Da presidente dell'associazione francese degli allenatori (UNECATEF) egli si è battuto per far valere con fermezza il limite dei 65 anni di età, oltre il quale non è possibile in Francia assumere la responsabilità tecnica diretta di una squadra. E per far valere questa norma Domenech aveva provato a stoppare l'ingaggio di Claudio Ranieri proprio da parte del Nantes. Era giugno del 2017 e  in quel momento l'attuale allenatore della Sampdoria aveva un'età di 65 anni e 8 mesi.

    All'epoca Domenech si mise a spaccare il capello in quattro, tanto che per consentire a Ranieri di sedere sulla panchina nantaise fu necessaria la concessione di una deroga da parte della Lega. E adesso che, da presidente in carica dell'UNECATEF, Domenech assume il ruolo di allenatore del Nantes alla bella età di quasi 70 anni (li compirà il 24 gennaio), cosa farà? Promuoverà una mozione contro sé medesimo? Nossignori: ha chiesto a sua volta una deroga, quella che voleva fosse negata a Ranieri. “Noi dell'UNICATEF non l'avremmo concessa nemmeno a un allenatore francese”, diceva allora, per scacciare l'ipotesi si trattasse di una levata di scudi nazionalista. Evidentemente parlava di un allenatore francese generico, mica di se stesso.

    Per i tifosi del Nantes c'è poco di che rallegrarsi. La squadra è quintultima con 3 punti di margine sul terzetto (Lorient, Dijon e Nîmes) che occupa a pari punti le piazze da retrocessione. A guidarla è appena arrivato un allenatore che potrebbe legittimamente aspirare alla palma di personaggio più antipatico nella Storia Universale del Calcio. Ma soprattutto c'è quel rapporto ormai irrecuperabile col presidente e proprietario del club, l'imprenditore franco-polacco Waldemar Kita.

    CONTESTAZIONE STEREOFONICA - Il presidente è un imprenditore di successo. E ha ancor più successo come uomo di finanza. Classe 1953, polacco di Stettino, ha fatto fortuna in Francia operando in un settore dell'ambito biomedico che non conosce crisi: quello della medicina rigenerativa e estetica. Fondatore dei laboratori Corneal, egli individua una nicchia di mercato che ne determina la fortuna personale: la produzione di lenti intracorneali per la chirurgia della cataratta e la cura del glaucoma. Un business molto fortunato che porta mister Kita a realizzare uno straordinario utile nel dicembre 2006, quando Corneal viene ceduta alla statunitense Allergan per 170 milioni di euro. Invero, retrospettivamente l'imprenditore franco-polacco avrà modo di lamentarsi per non avere realizzato quanto possibile da quella cessione, poiché negli anni successivi il brevetto sulle protesi oculari elaborato nei laboratori Corneal al tempo in cui il proprietario è lui verrà venduto per una cifra che viaggia nell'ordine delle decine di miliardi di dollari. Le fonti informative dell'epoca in cui viene effettuata la cessione riferiscono che Allergan, acquistando Corneal, miri a entrare nel business di Juvederm. Che in quel momento è l'acido ialuronico di ultima generazione, il nuovo oro nella farmaceutica anti-età. Esattamente il business nel quale Kita reinveste, ma se ne parlerà fra poco. Va invece rimarcato immediatamente che 10 di quei 170 milioni di euro vengano immediatamente reinvestiti nel calcio con l'acquisto del Nantes, avvenuto a gennaio del 2007.

    In quel momento la squadra gialloverde è in Ligue 2. Dal canto suo, Kita ha già alle spalle un'esperienza da proprietario di società calcistica, in Svizzera. Fra il 1998 e il 2001 è stato proprietario del Losanna. Risultato? Circa due anni dopo la società del Canton Vaud fallisce. E da quelle parti non esitano a attribuirgli la responsabilità della bancarotta. Hanno motivo di crederlo? Di sicuro c'è che i tifosi del Losanna non hanno dimenticato. E quando nell'estate del 2017 la società gialloverde ha la malaugurata idea di organizzare un'amichevole precampionato  contro gli svizzeri a Annecy-les-Vieux, contestano violentemente Kita. Il presidente nel dopo-partita viene preso di mira anche dai tifosi del Nantes. Contestazione stereofonica, forse un unicum nella storia del calcio. Il rapporto fra l'uomo d'affari franco-polacco e i supporter gialloverdi è già abbondantemente rovinato. E la tensione tocca in questi giorni il livello massimo, anche in conseguenza delle inchieste giornalistiche sul personaggio.

    DEI DELITTI E DEL PENE -  Nel corso degli anni passati a capo del Nantes, Kita ha continuato a fare fortuna nel campo della farmaceutica estetica grazie una nuova società, la Vivacy, fondata nel 2007. Essa viene utilizzata per mettere le virtù dell'acido ialuronico a disposizione di una nuova frontiera delle manipolazioni migliorative del corpo umano: l'aumento del pene. Non è uno scherzo. Come riportato a marzo del 2016 dal Journal de Dimanche, Vivacy è impegnata a sviluppare un prodotto che, oltre a combattere l'eiaculazione precoce, permetterebbe di far guadagnare qualche centimetro al muscolo maschile meno baciato dal sole. E già che c'è, Kita aggiunge un'annotazione di marketing che immediatamente si trasforma in battutaccia da commediola sexy all'italiana Anni Settanta: sostiene infatti che dal mercato cinese giunga un'abbondante richiesta. E davvero non si sia dove finisca l'informazione di mercato e dove cominci lo stereotipo becero.

    Ma al di là delle battute, è lo stesso Kita a essere ossessionato dall'artificializzazione estetica del corpo. Le foto non mentono. Quella chioma che oscilla perennemente fra il nero corvino e il mogano, e un colorito della pelle da bagnino versiliese a ferragosto. Quest'ultimo dettaglio strapperà la facile freddura nei giorni in cui la lista dei Panama Papers fa emergere la presenza di un Waldemar Kita, proprietario di una società offshore denominata Dylan Limited, con sede presso le Isole Vergini Britanniche. Lui si ribella dicendo che quel Kita non è lui, che trattasi di omonimia. E aggiunge un dettaglio etno-razziale che gli torna addosso a boomerang: “Di Kita, ne ho trovati un sacco. È un cognome molto comune in Asia, dove ci sono dei Waldemar Kita, ma sono neri, non sono bianchi”. Ciò che scatena la micidiale ironia del web, dove qualcuno fa notare che il vero Waldemar Kita non è nemmeno bianco bensì arancione.

    Fatto sta che il poco onorevole passaggio nella lista dei Panama Papers non rimane isolato. Di Kita il giornalismo investigativo continua a occuparsi e l'ultima puntata della serie viene offerta da Mediapart, la testata francese online che fa parte del consorzio Football Leaks. Lo scorso 17 dicembre Mediapart pubblica un lungo articolo sul lato oscuro dell'impero di Kita partendo da un'informazione esclusiva: l'apertura di un'inchiesta da parte del fisco francese riguardo a una presunta evasione da 14,8 milioni di euro. Un'evasione resa possibile grazie alla falsa dichiarazione di residenza in Belgio. L'articolo passa in rassegna una lunghissima serie di faccende poco commendevoli. Per esempio, l'origine della società Vivacy, creata nel 2007 a poche settimane dalla cessione di Corneal a Allergan. Ufficialmente la società è costituita da una stretta collaboratrice di Kita, che dal canto suo non vi può figurare perché con Allergan ha firmato, in cambio dei 170 milioni di euro, un accordo di non concorrenza valido per tre anni. Kita entrerà ufficialmente nell'azionariato di Vivacy nel 2015, attraverso il veicolo Dylan Limited. Lo stesso che nei Panama Papers risulta posseduto da un Waldemar Kita “soltanto omonimo e forse nero asiatico”.

    L'articolo di Mediapart parla anche del Nantes e dei rapporti fra Kita e Mogi Bayat, l'agente belga travolto nel 2018 dallo scandalo “Footbelgate”. Bayat è diventato per il presidente del Nantes l'agente di riferimento. E fra i tanti affari sospetti, Mediapart cita l'acquisizione di Anthony Limbombe. Proveniente dal Bruges e acquisito dal Nantes nell'estate 2018 per una cifra record (10 milioni di euro), il calciatore si è visto assegnare un premio di 3 milioni all'atto della firma che si sospetta, come ha riferito l'Equipe, sia per metà una commissione mascherata per Bayat.

    Questo e altri episodi hanno fatto montare l'ira dei tifosi del Nantes verso Kita e il figlio Franck, direttore generale del club. Non li vorrebbero tra i piedi un giorno di più. E adesso arriva anche il derogato Domenech. In bocca al lupo.
    @pippoevai

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