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Djorkaeff: 'Giusto escludere la politica dal calcio, i messaggi nello stadio limitano il potere dello sport'
GIROUD - "Merito di Giroud? Olivier ha cominciato al Grenoble, come me. Quando è arrivato a Milano, mi ha scritto per un consiglio sulla città. Gli ho detto che andava tutto bene, ma aveva sbagliato squadra".
IL LAVORO CON INFANTINO - "Sono sempre con lui, il suo consigliere per il calcio. Se viaggia per incontrare una Federazione o un capo di Stato, ci sono. Capita di trovarci a ragionare di fuorigioco alle 2 del mattino. Infantino è aperto e nella casa della Fifa un ex calciatore che ha giocato in Italia, Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti può servire".
FASCE ARCOBALENO -"Errore vietarle? È delicato quando la politica entra nello sport. Molta gente vuole far passare un suo messaggio ma il calcio porta valori propri. Se cominciassimo a dare spazio a due-tre messaggi finiremmo per limitare i valori dello sport". Sul perché è stato impedito di mostrare in tribuna una maglia con il nome di Mahsa Amini, uccisa perché indossava male il velo: "Stesso motivo. Dare spazio a un messaggio nello stadio limiterebbe i valori dello sport. È importante che i giocatori si impegnino a portare un messaggio prima e dopo le partite, ma la partita deve essere un terreno neutro, dedicata ai valori dello sport. Un messaggio politico è meglio che non stia in uno stadio".
MONDIALE 2030 - "In Europa, in Cina, in Sudamerica. Tutto è possibile. A me affascina una soluzione come Marocco-Tunisia-Algeria unite".
PROSSIME FRONTIERE - "Ci sono nazioni come l’India che vogliono venire incontro al calcio. Noi abbiamo cominciato a promuovere un programma, Football for Schools, che abbiamo portato in India. Al Mondiale 2030? Sì, possibile. È importante dare una mano a Paesi che possono aiutare il calcio a crescere".