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Dio salvi il calcio inglese!
Decisamente meno contenti per questa nuova tendenza mediterranea sembrano esserlo i sudditi di sua Maestà la Regina Elisabetta. Pur dovendo prendere atto dei risultati eccellenti fin qui ottenuti dalle squadre allenate dai nostri connazionali, le penne storiche dei media britannici (non solo i tabloid) mostrano perplessità assortite e si chiedono dove mai potrà condurre il calcio inglese questa contaminazione “tecnico-ideologica” un po’ troppo estranea alla loro filosofia di gioco e spettacolo. Francamente non è possibile dare torto a questi scettici.
Ammetto di aver mantenuto “acceso” l’abbonamento con Sky, rinunciando televisivamente alla Champions, non tanto per l’opportunità di poter continuare a vedere le partite del campionato italiano, serie B compresa, quanto piuttosto per la ragione che il “pacchetto” di Murdoch permette di assistere in diretta alle più importanti gare del calcio inglese. Da parecchio tempo, ormai, sono arrivato a dover ammettere che aveva e che ha ragione il mio collega Tony Damascelli quando sostiene che il gioco del pallone di Oltremanica è divertimento autentico mentre quello praticato sui nostri campi più che altro è noia.
Per rendervene conto, provare a fare la”finestra”. Sintonizzatevi sul nostro campionato e aprite sullo schermo del televisore, in contemporanea, un angolo dove trasmettono una partita della Premier. Al di là del tifo vi accorgerete che la vostra attenzione verrà, poco alla volta, monopolizzata dalla diretta da Manchester piuttosto che da Londra o da Liverpool. Squadre ”lunghe” con giocatori che corrono da un’area all’altra e pallone che viaggia sparato come a Wimbledon per il tennis. Tiri verso la porta anche “vada come vada” senza vergogna e con coraggio. Arbitri che dirigono, autorevoli ma non autoritari, senza venir sommersi da un mucchio selvaggio di calciatori assatanati. Infortunati a terra perché hanno davvero male. Nessun stuntman da circo che rotola in area. Niente mani sulla bocca per mascherare insulti e parolacce. Errori difensivi che, anche loro, fanno comunque spettacolo. Il terzo tempo, infine, rispettato da tutti con strette di mani e scambio di maglia e di sorrisi. Un contorno sulle gradinare da concerto rock tanto assordante quanto pacifico. E’ il calcio. E’ divertimento. Non è una partita a scacchi con pedine umane.
Domanda, da un milione di dollari. Riusciranno i nostri eroi usciti dalla scuola di Coverciano a non contaminare, con virus e vezzi tanto radicati e di tipico made in Italy, un simile meccanismo? Sarebbe bellissimo e sarebbero bravissimi se ce la facessero, aggiungendo senza togliere nulla di quello che già c’è. In ogni caso, per scaramanzia e insieme ai dubbios , sulle note dell’inno nazionale britannico, cantiamo “Dio salvi il calcio inglese”.