I riccioli d'oro di nuovo al vento, la preghiera dopo il gol, quel salto a ostacoli per festeggiare il ritorno. Rieccolo, Cuadrado. L'uomo-mercato di un'estate fa, rimasto per volontà presidenziale e per la mancanza di un'offerta indecente, si è ripreso la Fiorentina. Giusto in tempo per cancellare e spazzare dubbi e critiche, le prime perplessità dell'era Montella. 

Senza Rossi e Gomez per più di metà stagione, nello scorso campionato toccò proprio al colombiano concretizzare il gioco viola. Avanzato a fare (bene) l'attaccante, Juan si era ritagliato il ruolo di combinazione giusta per aprire la cassaforte avversaria. 11 gol, record personale. Ma, attenzione. Quasi tutti nel girone di ritorno. E allora, incredibile ma vero, Cuadrado ha segnato più in questo inizio di campionato che in quello pre Mondiale. Una sola rete a ottobre sempre al Bentegodi ma contro il Chievo, poi astinenza fino a febbraio, Europa League esclusa. Mentre adesso è a quota 2, alla faccia di chi lo dava per uno dei responsabili del mancato decollo. Certo, le prestazioni (indipendentemente dai gol) non sono state sempre all'altezza, capita a quasi tutti i giocatori dopo la Coppa del Mondo. 

Il rinnovo? Non lo ha condizionato, né prima né dopo: era un atto dovuto dopo il no del club ai milioni (sui 30) pensati dal Barcellona, mai è stato in discussione un aumento di stipendio in linea con le valutazioni fatte dalla società sul suo cartellino. Adesso Cuadrado guadagna circa quanto Gomez e come Rossi, ha una clausola rescissoria (a 35 milioni) per chi lo volesse davvero, non solo a chiacchiere. Nel frattempo, e chissà per quanto, se lo gode Firenze. Che ha imparato ad apprezzare i suoi silenzi e i suoi balletti, che ne adora le accelerazioni e si coccola quelle treccine ben curate. Soprattutto ora che è tornato. Sempre che se ne sia mai andato. 

Gianluca Di Marzio (giornalista Sky Sport)

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