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#DIMARZIOALERT: 'Natale a Budapest'
Il made in Italy va a corrente alternata e viaggia nel segno di Fabio Cordella, ds giramondo dell'Honved. Pugliese, da diversi anni riferimento prezioso in uno dei 5 club di Budapest (il più ricco e forte è il Ferencvaros dell'ex laziale Doll), ha cercato di prendere Del Piero l'estate scorsa ma l'operazione finanziata dallo sponsor tecnico è decollata troppo tardi rispetto al progetto indiano. Gli altri italiani dell'Honved erano Vierchowod in panchina (esonerato tra le polemiche), Andrea Mancini - il figlio di Roberto - e Alcibiade in campo, mentre Rocchi gioca a circa 200 chilometri da Budapest e il suo ingaggio è interamente pagato dallo sponsor. Il mito calcistico resta ovviamente Puskas, ci sono maglie e palloni esposti in diversi luoghi della città, ma non esistono talenti giovani che ne permettano l'emulazione.
Molti nostri connazionali vivono qui, baresi ed emiliani soprattutto: hanno aperto ristoranti (da Mario, per esempio) o fanno gli chef in grandi catene (Lorenzo al Four Season), tutti sono rispettati e apprezzati, l'impressione è che stiano davvero bene, non solo a parole. "L'Italia non ci manca", dicono senza crederci però fino in fondo. La nostalgia emerge quando ascoltano la musica di casa o parlano la lingua che amano. Budapest li ha accolti con il sorriso, tanto che l'italiano è quasi più popolare dell'inglese. Sono molto religiosi, la messa di mezzanotte il 24 era da tutto esaurito con telecamere in ogni altare.
Mangiano Gulasch ad ogni ora, giocano a scacchi e vendono le scatolette magiche (dei portagioie con la chiave nascosta e un piccolo specchietto dentro), attraversano il Danubio avanti e indietro con barconi giganti e gite con musica giorno e notte. Non seguono molto la moda, certi abbinamenti sono un po' discutibili, i taxi costano poco e non vanno mai presi in corsa perché potrebbero costarti dieci volte tanto. Ed è la prima raccomandazione che ti fa l'italiano amico, un ritornello continuo. In mezza giornata, passi dal Castello alla Cittadella, dalla Basilica di Santo Stefano al Palazzo Reale, alle cinque fa buio e i palazzi/monumenti illuminati sembrano finti da quanto sono belli. Ti consigliano poi le Terme, ma ancora non ho avuto il tempo di provarle.
Avrei voluto vedere una partita di calcio, ma essendoci lo stop mi resta quello in tv, dove rifanno più volte al giorno partite vecchie di Champions, ormai l'ultimo Bayern-Cska lo conosco a memoria. E per imparare l'ungherese, difficilissimo, avrei bisogno di un Natale dietro l'altro. Per adesso, me ne basta uno grazie. Anzi, köszönöm.
Gianluca Di Marzio (giornalista Sky Sport)
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