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    Romamania: servono i gol, con il sesto miglior attacco non si vince

    Romamania: servono i gol, con il sesto miglior attacco non si vince

    • Paolo Franci
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    Si dispera, forse, chi aveva preparato tabelle da rincorsa che mettevano in conto almeno 13-15 punti prima del Grande Match di Torino con la Juve del 23 dicembre. Il colpo di mano di De Rossi a Genova, la facile vittoria con la Spal ridotta in dieci, il pareggio di Verona: dovevano e potevano essere nove punti. E invece ne sono arrivati appena cinque, prima delle gare con Cagliari e Torino. Passi (a fatica) il pari di Genova, figlio di un corto circuito del capitano romanista ma comunque sintomo evidente di un certo mal di gol. Più indigesto, invece, il pareggio con il Chievo, perchè c'era da sfruttare la grande occasione di accorciare in classifica e portarsi a tre punti dall'Inter, con l'arcinota gara contro la Samp da recuperare. Indigesto, perchè il piccolo male della Roma fa rima con il gol. L'Inter del pullman davanti alla porta a Torino ha segnato 33 gol, il Napoli 35, la Juve 41 mentre la Roma pur con la miglior difesa del torneo condivisa con Sarri e Spalletti, ha segnato appena un gol più della Fiorentina e tre in meno della Sampdoria, piazzandosi al sesto posto nella lista dei migliori attacchi.

    E a proposito della prima in classifica, leggo con interesse come la passione di Spalletti per i pennuti abbia fatto uno scatto in avanti. Dopo le galline del Cioni, il tecnico dell'Inter tratta di cigni, anatroccoli, gufi e colombe e pazienza se José Mourinho abbia respinto al mittente il paragone: 'Spalletti mi somiglia? Ognuno ha la sua storia', ha sottolineato Mou, evidentemente poco lusingato dall'accostamento. Non se ne dolga, Big Luciano, lui sa che sono in tanti a volergli bene, soprattutto qui nella Capitale.

    Ma, come direbbe un caro amico speaker radiofonico: torniamo alla Roma. Il punto è che qui mancano i gol di Defrel e Schick, i due che più di tutti sotto porta avrebbero dovuto rimpiazzare Salah. Ora che Schick è tornato magari i conti torneranno a breve, mentre per Defrel la via sembra molto più dissestata e c'è già chi lo considera il nuovo Iturbe, considerando costo e rendimento tra un infortunio e l'altro. È chiaro, per lottare lassù non si può vivere di solo Dzeko - che tra l'altro è anche inceppato... -  anche se si fa fatica a criticare la Roma vista a Verona, tosta e con il pieno di occasioni da gol, in particolare nel secondo tempo. Però servono i gol per non riavvolgere la solita matassa, tormentone storico romanista, che richiama a traguardi ghiotti sfuggiti per il mal di piccole squadre. E, sì, ha ragione DiFra, anche quel pizzico di cattiveria in più sotto porta, necessaria per non trasformare le occasioni in rimpianti, così come è accaduto a Verona.

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