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    Difesa, resistenza fisica e Ronaldo: i segreti dell'impresa del Portogallo

    Difesa, resistenza fisica e Ronaldo: i segreti dell'impresa del Portogallo

    • Giancarlo Padovan
    Ogni dodici anni l’Europeo partorisce la sua grande sorpresa. Fu la Danimarca nel 1992, è stata la Grecia nel 2004, è il Portogallo questa volta in casa della favoritissima Francia. Dire che a vincere sia la nazionale migliore d’Europa è forse troppo, considerati i tre pareggi iniziali, la qualificazione da penultima della fase a gironi e una sola vittoria nei 90 minuti. Tuttavia, oltre alla fortuna e un po’ al caso, va riconosciuto al Portogallo una fase difensiva che ha infastidito tutte le avversarie e una resistenza fisica davvero invidiabile. Farcela poi senza Cristiano Ronaldo è stata veramente un’impresa, anche se i veri eroi della partita sono stati Rui Patricio e Eder.    

    Quando, dopo pochi minuti, Payet tocca duro Cristiano sul ginocchio sinistro, il confronto prende una strada inaspettata, improvvisa, a suo modo ingiusta. Il capitano del Portogallo prima si fa curare, poi riprende a piccoli passi. E’ soltanto un’illusione, perché dopo cinque minuti crolla a terra fiaccato dal dolore. Esce ancora dal campo, stavolta per una fasciatura stretta che gli imbraghi il ginocchio sconnesso, ma resiste per poco. Al 25’ si sfila la fascia di capitano, la scaglia a terra, si sdraia sulla schiena e piange lacrime calde in mezzo alle falene indifferenti del Saint Denis.

    Non è solo un dramma sportivo (l’infortunio è da valutare ma potrebbe avere conseguenze anche sulla stagione con il Real Madrid), è anche la storia di una maledizione, quella di Ronaldo con la sua Nazionale. Lui, nel 2004, era in campo anche contro la Grecia, quando la squadra meno considerata di quell’Europeo, riuscì a superare la corazzata di Scolari, sfilandole un titolo pressoché certo davanti al pubblico di casa.

    Questa volta, però, non è andata così. Ronaldo, claudicante e incerottato, alla fine vince lo stesso anche da bordo campo, sbracciandosi e incoraggiando i compagni.

    Se parliamo di calcio la Francia avrebbe meritato di più. Se parliamo di occasioni pure. E’ vero che al palo della Francia di Gignac (sostituto di Giroud) al termine dei tempi regolamentari ha fatto eco la traversa di Guerreiro nel secondo supplementare. Ma, in quest’ultimo caso, l’arbitro Clattenburg aveva assegnato una punizione dal limite assolutamente ingiusta: il fallo di mano, infatti, non era stato di Koscielny, ma di Eder, che stava surrogando Renato Sanches in modo eccellente. Suo il gol, qualche istante dopo, con un destro da fuori area. Ma suoi anche tutti i palloni che il Portogallo giocava in avanti: grazie al suo fisico li addomesticava e li rigiocava poer i compagni in inserimento.

    Eder è stata la mossa vincente del c.t. Fernando Santos come Coman per Payet avrebbe potuto essere quella di Deschamps. In una partita in cui Pogba non è praticamente esistito e Sissoko ha squassato il centrocampo avversario con la sua forza in accelerazione, Coman ha rivitalizzato la Francia nella ripresa servendo un paio di assist apparentemente vincenti. Sul primo Griezmann ha colpito di testa un palmo sopra la traversa. Sul secondo Girooud ha provato un tiro ad incrociare deviato da Rui Patricio, bravo anche a respingere una botta di Sissoko da fuori area. 

    Non è stata una finale bella. Intanto perché Francia e Portogallo hanno buttato l’intero primo tempo; poi perché l’assenza di Cristiano Ronaldo ha inciso sul Portogallo e sullo spettacolo. Ma la forza della squadra di Santos è stata quella di non deprimersi e di crescere con l’andare dei minuti. Meglio nei supplementgari, per esempio, che nella seconda parte della ripresa quando la forza d’urto della Francia sembrava poter prevalere. Non è andata così. E Ronaldo dalle lacrime amare è passato a quelle dolcissime di un trionfo inatteso.

    Gli varrà il Pallone d’Oro? Probabilmente sì, perchè di questa squadra, fin quando è stato in campo, è risultato il trascinatore nonostante non fosse in condizioni nemmeno accettabili.     
     
     

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