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    Di Gregorio tra Iron Man e Handanovic: 'L'Inter, la C e il Monza. Colpani? Da Nazionale'

    Di Gregorio tra Iron Man e Handanovic: 'L'Inter, la C e il Monza. Colpani? Da Nazionale'

    Michele Di Gregorio è l'"Iron Man" del Monza, proprio come il suo supereroe Marvel preferito. Nell'ultima stagione e nella prima parte di quella corrente si è imposto come uno dei migliori portieri della Serie A e oggi si racconta in una lunga intervista a Tuttosport, partendo dalle giovanili all'Inter e dallo scudetto Primavera nel 2017: "Arrivavo da un paio di stagioni di infortuni, l’ho vinto da capitano e da fuori quota. Non eravamo i più forti, però siamo riusciti a creare un gruppo dove si stava bene tra noi, c’era serenità nel lavorare. Una esperienza che porto con me oggi: la forza del gruppo".

    VECCHI - "Mi preferiva Radu. Se non giochi sei un po’ offuscato dalla rabbia, certe scelte non le capisci. Quando sono cresciuto calcisticamente ho capito che fare l’allenatore della Primavera all’Inter chiede responsabilità. Mi ha detto una frase che mi è servita: “Radu ha più talento, però tu sei un gran lavoratore. È la tua strada, c’è chi arriva prima e chi dopo”".

    LA SERIE C TRA RENATE E NOVARA - "Quando esci dalla Primavera credi di essere grande, ma sei un ragazzo. Avevo vinto lo scudetto e pensavo: “Ok, magari posso andare già in B”. Per fortuna sono stato consigliato bene dall’Inter e dal mio procuratore Carlo Alberto Belloni: la C è difficile, è un campionato sottovalutato, sei un portiere, hai bisogno di giocare. Non serviva convincermi, ascolto chi vuole il mio bene. È stata la decisione migliore, a confronto con gente che aveva famiglia e dieci anni di calcio giocato. Cresci".

    L'ARRIVO AL MONZA IN SERIE B - "Ero a Pordenone, nell’anno del Covid. Se ti chiamano Berlusconi e Galliani... Erano appena saliti in B, per prima cosa mi hanno detto: “Dobbiamo andare in A”. Amo le sfide, specie se te le pone chi ci crede veramente. Il messaggio era chiaro a chiunque qui dentro. Ci siamo riusciti e oggi posso dire che sapevo che mi sarei fermato per un po’ di anni. Monza è casa mia, il centro sportivo è casa mia. Potrei venire qui due ore prima dell’allenamento per stare con tutti, senza parlare di calcio".

    L'ACQUISTO DI CRAGNO E LO SPETTRO DELLA PANCHINA - "Umanamente un po’ mi ha roso, quando lo hanno preso. Ho pensato di dare subito tutto per giocare le mie carte: “Magari sarò il secondo, però non voglio darmi per vinto”. Mi sono allenato prima del ritiro, sono sempre andato forte. E sono stato titolare. Ale mi piaceva come portiere, quando è arrivato l’ho apprezzato anche come persona: ci vedevamo con le famiglie. La competizione è stata rispettosa".

    IL MODELLO - "Oggi i portieri sono molto più coinvolti, in fase difensiva siamo una linea guida dietro. Io dialogo con Caldirola e Pablo Mari. Maignan sta dando molto in questo senso, ma io mi rivedo in Handanovic, un esempio negli anni all’Inter. Un leader silenzioso".

    COSA RAPPRESENTA GALLIANI - "Il secondo anno di B bastava vincere a Perugia per salire: perdiamo. Ti aspetti rabbia e nervosismo, lui no: “Mercoledì andiamo a cena, stiamo insieme. Faremo i playoff e andremo in A”. Era convinto, quella cosa ha aiutato. È molto presente, conta tantissimo per noi: viene in ritiro, chiacchiera, fa una battuta. Quando abbiamo vinto a Pisa ho visto la sua gioia incredibile".

    IL COMPIANTO SILVIO BERLUSCONI - "Incontrarlo di persona è stato emozionante, trasmetteva la sua ambizione a tutti, quella di chi ha realizzato cose importanti. Non è cambiato nulla. Galliani ci fa sentire le nostre responsabilità, ci dice che il presidente avrebbe voluto continuare a combattere, credere, vincere. È facile capirlo: se siamo in un contesto così, in un centro sportivo così è grazie al presidente. Ora a Monza si tifa Monza, non siamo più la seconda scelta dopo l’Inter, il Milan e la Juve".

    SORPRESI DALLA SCELTA DI PALLADINO? - "Ci veniva a vedere quando allenava la Primavera. Mostrava voglia di imparare, un certo carisma. Abbiamo trovato una persona con molta positività, che ha portato subito in campo. Non un sergente, ma uno che voleva darci una mano in una situazione difficile: avevamo un punto".

    COLPANI E' DA NAZIONALE? - "Per me sì: ha qualità e intelligenza, riempie gli spazi, segna di sinistro, di destro e di testa. In quattro anni ha avuto una crescita importante".

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