Di Chiara: 'Ai Della Valle serve più feeling con Firenze'
Roma, Reggiana, Lecce e Perugia, ma sopratutto Fiorentina, dal 1986 al 1991, e Parma, dal '91 al 1996. La carriera di Alberto di Chiara racconta di annate importante e di grandi emozioni regalate e ricevute nelle piazze in cui ha giocato. In esclusiva per calciomercato.com Di Chiara ha raccontato le sue impressioni su questo avvio di stagione di casa Fiorentina.
Di Chiara, l'estate ha portato in dote un mercato sviluppatosi al rallentatore, tra attenzione al bilancio e tante novità, in entrata e in uscita.
'Sul piano del bilancio, l'estate è stata positiva, tra cessioni e arrivi. A livello tecnico, però, sono state fatte delle scommesse: sono partiti dei giocatori affermati, i nuovi arrivati possono essere in prospettiva dei buoni acquisti, ma ad oggi le scommesse, e le incognite, sono tante'.
Qual è stato l'addio più 'doloroso'?
'Sicuramente quello di Salah, in aggiunta a Cuadrado nel mese di gennaio. Una situazione gestita, anche a livello comunicativo, in maniera non ineccepibile. Anche la partenza di Joaquin, che garantiva uno spessore tecnico, è pesante: Blaszczykowski, il suo naturale sostituto, è reduce da diversi infortuni e quindi c'è molta curiosità e attesa nel capire cosa potrà dare. Un vero peccato è, se si doveva puntare su alcune scommesse, non averlo fatto sugli italiani'.
In questo senso hanno colpito gli 0 italiani titolari nella partita con il Torino. 'Sono d'accordo, è una considerazione che avevo fatto anche la scorsa stagione quando, con il Siviglia in Europa League, c'erano più spagnoli nella Fiorentina che nella squadra andalusa..Se devi fare scommesse curando il budget, sarebbe stato meglio fare come il Torino o il Sassuolo. Se hai altri tipi di progetti e ambizioni, per fare acquisti da 'scudetto', allora il discorso può cambiare, ma per la Fiorentina puntare sugli italiani sarebbe stata la soluzione migliore.
Cosa pensa dei primi 180 minuti di campionato della Fiorentina?
'La Fiorentina vista con il Milan ha approfittato di un avversario non al top, ancora in fase di rodaggio: ha dimosrato di essere una squadra quadrata, in forma, mentre con il Torino il calo è stato sopratutto mentale. Questo tipo di 'carenza' è legato all'assenza di individualità che possono fare la differenze o prendersi la responsabilità nei momenti difficili, una situazione tipica in molte squadre italiane'.
Contro il Genoa tante insidie: una preparazione senza 12 giocatori, in virtù delle chiamate delle varie Nazionali, e un avversario rivoluzionato e storicamente difficile per la Fiorentina.
'La Fiorentina deve stare al top della condizione mentale e fisica, per essere efficace e ottenere il risultato, altrimenti la difficoltà può arrivare con tutte le squadre, Genoa compreso: il caso della Juventus, contro l'Udinese, è la dimostrazione lampante di quanto ho detto in precedenza, anche alla luce della perdita di giocatori decisivi come Tevez e Pirlo. La Fiorentina deve avere consapevolezza dei propri mezzi: in questo momento l'unico a poter fare la differenza è Giuseppe Rossi che, nelle condizioni giuste, è il solo nella Fiorentina in grado di essere determinante nei momenti di maggior affanno'.
Le polemiche nei giorni scorsi hanno lasciato il segno: a Firenze continua a non scattare empatia tra la proprietà e parte dei tifosi.
'E' difficile da decifrare questa situazione, ma dal punto mio di vista l'errore è comunicativo. Da Montella a Salah, da Gomez a Milinkovic-Savic, c'è stata mancanza di chiarezza, di comunicazioni ufficiale, di prese di posizione. Sono problemi facilmente risolvibili, una società sana come la Fiorentina non dovrebbe aver problema a parlare, a spiegare, anche per a trovare un feeling con la città. La 'azienda calcio' giustamente deve far quadrare i conti, ma le emozioni sono imprescindibili: sembra che i Della Valle facciano di tutto per non entrare nelle vene dei tifosi, della città. In questo senso, a livello di comunicazione, ho molte perplessità, ma alla fine sarà il campo a dare le risposte definitive e a risolvere la questione'.