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    Di Biagio: 'Il 5 maggio? Ferita aperta. Strani arbitraggi prima della Lazio'

    Di Biagio: 'Il 5 maggio? Ferita aperta. Strani arbitraggi prima della Lazio'

    In una lunga intervista concessa al Corriere dello Sport, l'attuale ct della Nazionale Under 21 Luigi Di Biagio, ha parlato a tutto tondo della sua storia calcistica, dagli esordi fino all'attuale ruolo di commissario tecnico passando anche per l'avventura all'Inter e la ferita ancora aperta dello Scudetto perso il 5 maggio: "Ho iniziato anche io a giocare in un oratorio. Un oratorio romano, quello di Testaccio. Ci stavo dalla mattina alla sera, fin da quando avevo cinque anni. A calcio mi mettevano davanti perché avevo un bel tiro, una bella “pigna “, come si dice a Roma. A dieci anni ho iniziato con la scuola calcio della Lazio, la squadra per cui tifavo. Mi piaceva Matthäus e anche Ruben Sosa, al quale cercavo di assomigliare. Poi ho avuto la fortuna di allenarmi con lui che mi prese in simpatia e mi aiutò a crescere".


    Partiamo dagli inizi: 
    "L'esordio? Fu nel giugno del 1989, contro la Juventus. Me lo ricordo come fosse adesso. Materazzi, che era il nostro allenatore, mi disse di scaldarmi. Perdevamo quattro a due, mancavano sette minuti alla fine. Io ero teso, ovviamente. Il mister mi guardò e disse, semplicemente, la parola che per me è la chiave per interpretare bene il calcio. Mi disse “divertiti”. E basta".

    Quali sono stati i tecnici più importanti nella sua carriera da calciatore?
    "Allestirei un podio e ci metterei Zeman, Mazzone, Lippi. I tre nomi che ho citato corrispondono a tre modi diversi di pensare il calcio. Forse proprio per questo sono stati così importanti nella mia formazione. Zeman mi ha fatto capire la cultura del football. Il valore di un gioco offensivo, coraggioso, non micragnosamente speculativo. Si dice che non abbia, pur avendo allenato grandi squadre, vinto molto. E’ vero, anche se vale quello che ha detto Ventura in questi giorni: ci sono allenatori che vincono scudetti e altri che fanno crescere il valore dei giocatori che scoprono e formano e così contribuiscono alla solidità delle società".

    Dalla Lazio alla... Roma. Per poi finire all'Inter. 
    "Arrivato Capello capii che la mia stagione alla Roma stava finendo. Acquistarono Assunçao e io mi resi conto che era meglio cambiare aria. Oriali fece l’operazione e mi trovai nerazzurro. Era una squadra stellare, quella che si andava formando. Pensi alla coppia d’attacco con Vieri e quello che per me è stato il più grande calciatore degli ultimi venti anni: Ronaldo. Se fosse stato meglio fisicamente e avesse giocato di più avremmo vinto tutto. Davvero un “fenomeno”". 
     
    Poi ci fu l’ultima di campionato del 2002 in cui l’Inter perse lo scudetto, proprio a Roma, proprio contro la Lazio. 
    "Ancora ci soffro. Volevo vincere lo scudetto nella mia città. E avevo segnato anche il gol del due a uno. Poi tutto crollò, nessuno sa perché. La Lazio fece la sua parte ma noi ci liquefacemmo. Per uno dei misteri del calcio, successe così. Avevamo dominato il campionato e potevamo chiuderlo prima se strane decisioni arbitrali non ci avessero costretto a giocarci tutto all’Olimpico. Quel gol mi aveva fatto andare alle stelle. Lo avevo dedicato a mio cognato morto pochi giorni prima. Sentivo che avrei segnato. Mi feci una maglietta con scritto “Roby è per te”. Ma quel gol non servì, poi fu un tracollo inspiegabile. Finimmo simboleggiati dalle lacrime di Ronaldo in panchina. Era il 5 maggio, come nella poesia del Manzoni...". 

    Chi sono i giovani più forti che ha allenato in questi anni?

    "Tanti. Ora mi viene da dirle sicuramente Berardi, ma non lo scopro io che è un campione. Poi Bernardeschi e il sorprendente Donnarumma, così maturo a un’età così giovane. Un tecnico si deve dire fortunato quando ha la possibilità di allenare talenti così. Io lo sono stato". 

    Chi sta emergendo nell’Under 19? 
    "Hanno fatto un ottimo europeo. Le posso citare l’esterno sinistro Dimarco o Locatelli. Certo ancora non si vede all’orizzonte il nuovo Del Piero o il nuovo Totti o il nuovo Baggio". 


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