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    Lazio, dentro i silenzi del 'vecchio' Strakosha

    Lazio, dentro i silenzi del 'vecchio' Strakosha

    • Luca Capriotti

    Essere figlio di una leggenda del calcio albanese. E mormorare umiltà. Umiltà.  

    Un divo del cinema tra i pali, Fotaq Strakosha, zoom su di lui. Ruolo: portiere. E papá. 73 presenze in nazionale, preparatore dei portieri dell'Olympiakos, praticamente una figura mitologica. Lo guarda dalle tribune del Fersini, il campo dove corre la Primavera della Lazio, mentre tra i pali il figlio convince, ma non troppo, non del tutto. Capace di miracoli e di insicurezze il figlio, Thomas Strakosha. Cuffione alle orecchie, Tare lo pesca in Grecia, dove è nato. Lo Ma in Primavera c'è Scarfagna, zoom su di lui, un puledro, atletico, intransigente, rabbioso. Non la prende bene, quando piano piano Strakosha gli soffia il posto. Non la prende bene. Finisce a male parole con la società per Scarfagna, che finisce quasi fuori squadra. Praticamente al margine, ma che non si dica troppo ad alta voce.


    Thomas è concentrato, attento, parla poco, e quel poco che parla è un mantra. Umiltà. Umiltà. Ripete ossessivamente, si mette le cuffie, osserva il mondo in silenzio. Scherza con Keita, con Tounkara, abitano con lui a Formello, almeno all'inizio. Nel frattempo in prima squadra arriva un altro portiere albanese, Etrit Berisha. Zoom su di lui, silenzioso, viene dalla Svezia, un altro calcio, senza preoccupazioni. Anche lui silenzioso, troppo per un portiere. Non convince mai del tutto il severo Grigioni. Che conosce Strakosha, sa che sulla sua struttura fisica imponente per altezza può lavorare. Zoom su di lui. Grigioni è una delle figure più importanti a Formello. Una delle più discrete, un preparatore dei portieri praticamente leggendario, che combatte una battaglia di forza e orgoglio per aiutare la figlia, colpita da un male terribile. Grigioni in silenzio bersaglia tutti i portieri, Strakosha gli deve tutto. La società decide, al termine del suo percorso in Primavera, con una coppia Italia Primavera e uno Scudetto all'attivo, di mandarlo in prestito a Salerno, nella dimora di campagna di Lotito, direbbe qualcuno, malfidato, ma non diciamolo troppo ad alta voce. Alla Salernitana non convince, in Serie B c'è bisogno di tutto e subito, non si può aspettare. Finisce in panchina, la Salernitana deve salvarsi, da dicembre in poi niente campo.

    Sogna la Premier, Thomas, un campionato dove i giovani giocano, non invecchiano in panchina. E invece la Lazio lascia andare Berisha, Marchetti è in bilico ma rimane, Guerrieri va in prestito a Trapani. È l'anno degli esordi, Inzaghi conosce benissimo i suoi ex Primavera, la Lazio dopo la vicenda Bielsa e il no del Loco punta tutto sul suo allenatore prodotto del vivaio. Che a sua volta punta sui suoi ragazzi. Lombardi alla prima in A contro l'Atalanta la butta dentro, contro il Pescara fa l'esordio il '96 Murgia. Poi Marchetti si fa male, fino all'ultimo è in bilico. E per sostituirlo, con le sue cuffione Thomas Strakosha, concentrato. E Vargic, il nuovo acquisto che pare, nelle segrete stanze di Formello, non abbia convinto nessuno. E allora gioca Strakosha. Umiltà, umiltà, avrá mormorato. Figlio di una leggenda, alla Scala del Calcio. Emozionato, in silenzio. Dall'altra parte un altro portiere dei record, Donnarumma, il primo minorenne convocato con la Nazionale italiana, che fa ridere Galliani: "Per noi Strakosha è vecchio". Va male, a Strakosha, alla prima. Umile, direbbe a bassa voce Strakosha. Umile, non vecchio.


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