Della Valle e Preziosi, un futuro in vendita: la sfida dei presidenti assenti
Arenati. I progetti, i presidenti. E anche i sogni stanno a mollo. Fiorentina-Genoa è la sfida tra due club governati da presenze-assenze. Della Valle e Preziosi. Ci sono, ma anche no. Sembrano vivere su pianeti lontanissimi, in attesa degli eventi. Al "Franchi", la tribuna sarà vuota. Il passato è andato, il presente è un onesto tentativo, il futuro è in vendita. Ma nessuno lo compra. Ecco un’altra anomalia del nostro calcio. Firenze e la Genova del Grifone sono due città invelenite, stremate dalla mediocrità, stanche soprattutto di non avere una direzione verso cui andare. Imploso l’entusiasmo, si vive senza certezze.
I Della Valle stanno in sella dal 2002, da quando cioè acquistarono la Fiorentina 1926 Florentia, nata - per volontà del sindaco Leonardo Domenici - dopo il fallimento della società viola. A giugno - dopo quindici anni di reggenza e «zero tituli» - hanno messo in vendita la società. Da allora, si sono eclissati. Spariti. Il presidente Andrea ha disertato il ritiro estivo di Moena. E allo stadio i due fratelli non si sono fatti più vedere. Saltato anche l’appuntamento - l’altro giorno - con la cena di Natale. La questione-stadio sembra diventata di colpo uno snodo che non interessa più a nessuno. Da sei mesi a Firenze c’è un cartello con su scritto: «Vendesi». Stessa situazione a Genova. Enrico Preziosi ha messo il Genoa in vendita da tempo. Riavvolgendo il film da settembre ad oggi: è fatta con la Sri Group di Giulio Gallazzi, anzi no, salta tutto, fermi, se ne riparla, entrano in campo banchieri (Beniamino Anselmi) e garanti (Fabrizio Bertola), l’affare salta di nuovo, spunta una pista svizzera che porta al patton del Basilea, Bernhard Burghener, nel mentre Preziosi riceve minacce e intimidazioni, ecco che Unal Aysal, presidente del Galatasary, si dice interessato al Grifone, ma è una frottola. Tutto fermo. C’è un Genoa con 90 milioni di debiti e svariate pendenze con l’erario (circa 6 milioni l’anno da sborsare) che non trova acquirenti.
Preziosi ha smosso le acque con il cambio di panchina - Ballardini per Juric - e la scommessa su Pepito Rossi. Della Valle, dopo aver venduto gli uomini migliori in estate, ha trovato in Pioli l’uomo capace di dare un senso alla squadra. Si vivacchia. Nell’attesa che qualche acquirente si faccia vivo. Ma all’orizzonte non si vede nessuno. Tutto molto triste, tutto molto solitario, ma non ancora finale.
I Della Valle stanno in sella dal 2002, da quando cioè acquistarono la Fiorentina 1926 Florentia, nata - per volontà del sindaco Leonardo Domenici - dopo il fallimento della società viola. A giugno - dopo quindici anni di reggenza e «zero tituli» - hanno messo in vendita la società. Da allora, si sono eclissati. Spariti. Il presidente Andrea ha disertato il ritiro estivo di Moena. E allo stadio i due fratelli non si sono fatti più vedere. Saltato anche l’appuntamento - l’altro giorno - con la cena di Natale. La questione-stadio sembra diventata di colpo uno snodo che non interessa più a nessuno. Da sei mesi a Firenze c’è un cartello con su scritto: «Vendesi». Stessa situazione a Genova. Enrico Preziosi ha messo il Genoa in vendita da tempo. Riavvolgendo il film da settembre ad oggi: è fatta con la Sri Group di Giulio Gallazzi, anzi no, salta tutto, fermi, se ne riparla, entrano in campo banchieri (Beniamino Anselmi) e garanti (Fabrizio Bertola), l’affare salta di nuovo, spunta una pista svizzera che porta al patton del Basilea, Bernhard Burghener, nel mentre Preziosi riceve minacce e intimidazioni, ecco che Unal Aysal, presidente del Galatasary, si dice interessato al Grifone, ma è una frottola. Tutto fermo. C’è un Genoa con 90 milioni di debiti e svariate pendenze con l’erario (circa 6 milioni l’anno da sborsare) che non trova acquirenti.
Preziosi ha smosso le acque con il cambio di panchina - Ballardini per Juric - e la scommessa su Pepito Rossi. Della Valle, dopo aver venduto gli uomini migliori in estate, ha trovato in Pioli l’uomo capace di dare un senso alla squadra. Si vivacchia. Nell’attesa che qualche acquirente si faccia vivo. Ma all’orizzonte non si vede nessuno. Tutto molto triste, tutto molto solitario, ma non ancora finale.