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    Delio Rossi:| 'Icardi diventerà il nuovo Milito'

    Delio Rossi:| 'Icardi diventerà il nuovo Milito'

    "Al boemo ho rubato tanto Totti, il numero uno in Italia. E Icardi diventerà... Milito".
    Delio Rossi: "Da Zeman a Totti, Firenze e la Samp. Ecco il mio calcio".
    "Non ho rivalse con il club viola. E mi piace molto Montella. Su Ljajic tanta ipocrisia".
     

    Sullo sfondo i giardinieri lavorano al campo dove la squadra ha appena finito l’allenamento del mattino. Un sole quasi primaverile entra dalla vetrata e riscalda gli uffici della Sampdoria a Bogliasco. Delio Rossi si accomoda in poltrona e racconta la sua Samp a pochi giorni dal… derby contro la Roma. Il tempo vola via veloce con l’ex allenatore della Lazio che spiega il suo calcio, ma parla anche di Zeman, Totti, di un Icardi che se continua a crescere può diventare il nuovo Milito, della Juventus favorita per il titolo, di Balotelli e di Montella. Parole semplici e concetti chiari per il tecnico che a Genova vuole costruire qualcosa di importante.

    Rossi, qual è il suo primo bilancio dell’esperienza blucerchiata?

    «Contento dei risultati, ma soprattutto di aver trovato un gruppo molto ricettivo che si è “dato” al nuovo tecnico. Lavorare così è il massimo».

    Da quando è arrivato lei, la Samp ha la miglior difesa della Serie A. Quanto è stata importante la scelta della linea a tre?
    «Tutti gli allenatori cercano l’’equilibrio. Con il 3-5-2 va in campo una squadra armonica».

    Prima di arrivare alla Fiorentina, però, lei aveva sempre puntato sulla difesa a quattro.
    «Vero, ma non sono un integralista e anche qui alla Samp, come successo a Firenze, ho capito che non avevo gli esterni per fare il 4-4-2, che mi mancava una mezza punta per il 4-3-1-2 e che le caratteristiche dei nostri attaccanti non si adattavano al 4-3-3. La scelta è stata “obbligata”».

    Perché in Italia sempre più squadre giocano a tre dietro?

    «E’ frutto della carenza di terzini. E’ più facile adattare un esterno offensivo a “quinto” di centrocampo piuttosto che costruire un buon terzino».

    Manca solo qualche gol alla Samp per salvarsi con serenità?
    «Quando sono arrivato ho dovuto cambiare sistema di gioco. Una prima infarinatura si può dare in tempi brevi, ma per esprimere un buon calcio ci vuole pazienza».

    Quanti punti serviranno per salvarsi?
    «40 di solito sono sufficienti. Di solito… A me all’Atalanta (2004-05, ndi) però non sono bastati».

    Se salverà la Samp, il rinnovo del contratto sarà automatico?

    «In questo momento mi sento molto coinvolto e responsabilizzato. I dirigenti si aspettano tanto da me e mi auguro di non deluderli. Quando firmo un contratto, che sia di 6 mesi, 2 o 3 anni, mi lego “a vita” a quella società e non penso di andare via. Abbiamo un accordo fino al termine della stagione perché volevo lasciare libero il club di valutare. Non voglio che nessuno si senta schiavo di un pezzo di carta. Io però non sono un aggiustatore, un tecnico “mordi e fuggi” e il mio futuro lo vedo qui».

    A chi paragonerebbe Icardi?
    «E’ un attaccante moderno con buona tecnica, buona velocità e discrete capacità fisiche. Mi riesce difficile accostare un campione a un ragazzo di 19 anni, ma, se continua così, assomiglierà molto a Milito».

    E’ già pronto per una grande?

    «Dipende da lui. Le qualità e il futuro sono dalla sua parte, ma deve ancora dimostrare molto e far bene con noi».

    Le voci sull’interessamento di Juve, Napoli e Inter potrebbero disturbare Icardi?
    «Se succederà, vorrà dire che non è pronto».

    Se le chiederà un consiglio, gli dirà di scegliere la nazionale italiana o quella argentina?
    «Decisione troppo personale e intima per dare suggerimenti. L’importante è che faccia bene con noi altrimenti… non potrà scegliere».

    Come le è venuta l’idea di arretrare Palombo in difesa?

    «Quando subentra a stagione in corso, un allenatore deve adattarsi ai calciatori che trova. Là dietro volevamo la superiorità numerica e cercavamo un giocatore che avesse capacità di palleggio e abilità ad uscire palla al piede. Palombo ci ha garantito tutto questo».

    Quanto perde la Samp senza Eder?
    «Di fronte a un problema familiare come il suo, tutto il resto passa in secondo piano».

    Un vantaggio o uno svantaggio affrontare la Roma subito dopo l’addio di Zeman?
    «Non saprei perché non era ipotizzabile un suo esonero: è uno degli allenatori più bravi d’Italia, un personaggio carismatico. Non credevo finisse così, ma non mi spingo oltre perché non ho gli elementi per giudicare».

    Quanto l’ha influenzata tatticamente Zeman?

    «Sono stato il capitano del suo Foggia (nel 1986-87, ndi) e poi ho lavorato come tecnico nelle giovanili (dal 1991 al 1993, ndi) quando lui era in prima squadra. Da Zeman, come da altri tecnici, ho rubato tanto».

    A ottobre è stato vicino a succedere al boemo sulla panchina della Roma?
    «No, non sono mai stato vicino alla Roma».

    Però aveva dichiarato che sarebbe stato intrigante allenare i giallorossi.
    «La Roma è una delle squadre più forti di questo campionato, soprattutto in prospettiva. Come organico è dietro solo alla Juve e al Napoli. Basta vedere i nomi della rosa: giocatori come Lamela, Marquinhos, Pjanic, De Rossi, Destro, Osvaldo e Florenzi non so quante altre formazioni li hanno».

    Qual è il giallorosso che teme di più domenica?

    «Tutte le volte che mi hanno fatto questa domanda e ho risposto, quel giocatore poi ha segnato, quindi… non lo dico».

    C’è un derby di Roma che ricorda con più piacere rispetto agli altri?
    «I derby sono tutti particolari, ma io non vivo di ricordi».

    A Roma, per festeggiare il 3-0 nel derby del 10 dicembre 2006, si è buttato nella fontana del Gianicolo. Se batterà il Genoa prevede un altro tuffo?
    «In quell’occasione c’era stata una promessa mantenuta nei confronti di un’ecclesiastica. Fu un gesto goliardico e non offensivo. Spero di dover espletare anche qui dei voti».

    Qualche mese fa ha definito Totti “un calciatore non uguale agli altri”. Cosa intendeva?

    «Senza fare un torto a Del Piero, considero Totti il più forte calciatore italiano in attività. La sua professionalità e la sua classe gli hanno allungato la carriera».

    Con la Roma lontana dal vertice, a chi andrà lo scudetto?
    «Se lo vincerà una squadra diversa dalla Juve, in realtà lo avranno perso i bianconeri».

    Quando per Samp-Fiorentina rivedrà Ljajic, quale sarà la sua reazione?
    «Per me quella storia era chiusa cinque minuti dopo la fine del match e non c’è bisogno di chiarire niente. Lo saluterò senza nessun problema».

    Certi commenti dopo quell’episodio l’hanno ferita?

    «Per giudicare una persona prima dovresti conoscerla o “camminare 2 giorni e 2 notti con i suoi mocassini”, come dicono gli indiani. Su di me parecchi hanno dato giudizi sommari, superficiali e moralistici. Dire che se fosse successo negli spogliatoi avrebbe avuto un’altra valenza è da ipocriti».


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