Del Piero 1 milione:| 'Per vincere lo scudetto'
Ingaggio ridotto a un milione: l'ultimo contratto firmato nel nuovo stadio, Alex chiude il cerchio in bianconero.
Juve, Del Piero rinnova fino al 2012: "Rimango per vincere lo scudetto".
Da amici che la Juve fece incontrare all'alba degli anni 90, prima che ne diventassero capitano e presidente, Alex Del Piero e Andrea Agnelli hanno scritto la storia che volevano, prima ancora del contratto fino al giugno 2012, firmato ieri alle cinque della sera dentro lo stadio in costruzione, la nuova casa bianconera: l'aprirà il numero dieci. Per ora si godono un nuovo cinque maggio «gran bel numero», sorridono, per quello scudetto soffiato all'Inter suicida del 2002.
Su come poi debba finire il libro, juventino, sono entrambi d'accordo: «L'obiettivo è sempre quello di vincere - ha detto Alex, con l'indole da cabarettista dei giorni migliori - e di primeggiare, perché è nella natura di questo club. Vie di mezzo non ce ne sono». E quello gli ha chiesto Agnelli: «Torniamo a casa nostra, dopo cinque anni in affitto, e sono felice che Alessandro sia il capitano che per primo entra nel nuovo stadio. Visto che è l'ultimo contratto, gli ho chiesto di uscire con una vittoria importante». L'addio perfetto. Alla Juve, al calcio chissà: «Sono felice di continuare questa avventura - ha spiegato Del Piero - e per me il futuro è sempre il prossimo anno, poi si vedrà. So che ogni volta vado in campo per vincere: finché sarà così, giocherò, quando ci andrò solo per divertirmi, farò altro». Magari negli Stati Uniti, dove andrebbe e forse andrà. Non ora, però, la stagione è già prenotata, come succede da diciotto anni. Che segni, come nessuno con questa maglia, che vinca ogni trofeo, che si rompa il ginocchio. Che scriva il suo nome da miglior bomber della A (annata 2008), dopo che l'avevano, l'avevamo, cancellato per l'ennesima volta.
Poi va da sé, che gli anni intaccano anche gli eletti dal talento, e quindi la retribuzione: dai favolosi dieci miliardi di lire del 1999, strappati dal baccalà dell'allora procuratore Pasqualin, al milione di euro di adesso. Se il brutale cinismo sibila che altrove, nel calcio dei grandi, nessuno offriva di più, dopo una storia così, per una volta si possono anche non seguire i quattrini. Un'enormità ne ha presi e ottimi interessi pallonari ha restituito. Ma in fondo Del Piero s'è anche tenuto tanto di quel ragazzino che mise il primo autografo con Boniperti («lo chiamerò»): «La passione per il calcio, è la stessa - ha raccontato - come la gioia di allenarsi, e la voglia di migliorarsi, anzi è cresciuta. E la voglia di primeggiare, sempre». Tutti elementi primordiali che ti fanno giocatore, prima che bandiera, simbolo, icona, spot ambulante: «Del Piero è un giocatore globale - ha ricordato Agnelli - ma il rinnovo è per motivi agonistici e tecnici. Con un nuovo contratto, certo, anche se lui non ha bisogno di essere disciplinato».
Pragmatico e onesto, il presidente, come lo fu mesi fa: «La prima volta che ci incontrammo, gli dissi che a fine stagione avrebbe dovuto farmi sapere come si sentiva. “Ho grinta, voglia di andare avanti e di uscire dal nuovo stadio con uno scudetto sul petto”. Da lì, non c'è stato problema». Ad allestire la leggenda, già pensano i ricordi: «Ci conosciamo da quando lui è arrivato alla Juve, e abbiamo fatto un percorso di crescita assieme. Me lo ricordo dalla prima tripletta con il Parma, quando a soli 18-19 anni, dopo aver segnato il terzo gol, indica chi gli ha fatto l'assist con un dito, dimostrando da subito il grande carisma che ha. Incarna la vera juventinità ed è quella che porterà nella nuova casa». Poi basterebbe ricopiare l'inizio della storia: vincere.