Del Piero punge la Juve: 'Non ho trovato il biglietto per la festa scudetto, ho chiamato ma tutti i telefoni erano spenti...'
Alessandro Del Piero ha parlato oggi per la prima volta da quando è tornato in Italia, dopo il primo anno trascorso in Australia da giocatore del Sydney FC. Lo ha fatto grazie all’evento organizzato a Torino per presentare una mostra fotografica che prende spunto dal libro “Giochiamo Ancora”, pubblicato un anno fa e divenuto bestseller a pochi giorni dall’uscita.
E’ stata anche l’occasione per un faccia a faccia tra lo stesso ex giocatore bianconero ed un interlocutore d’eccezione, Federico Buffa, giornalista, storyteller e commentatore NBA di Sky Sport.
Lo speciale “Del Piero &Buffa – Giochiamo ancora” verrà trasmesso questa sera alle 23.00 su Sky Sport 1 HD (canale 201).
Questi alcuni passi dello speciale di questa sera.
Tu saresti capace, come i giocatore di NBA, di scherzare fino realmente a dieci minuti dall’inizio della partita, resettarsi come loro sembrano fare, vedi LeBron James, che da quella sensazione? Ad esempio, non vanno in ritiro e arrivano in macchina a Gara 7 per vincere il titolo
Anche noi lo facciamo in Australia, con risultati un po’ diversi quest’anno, però. E’ un’abitudine, e un modo di essere. Cioè, qui non è così, come dalle altre parti.
Su Boniperti
Quello che rappresenta Giampiero Boniperti per la Juventus, per me, per tutti i tifosi, è qualcosa di unico, perché nessuno ha fatto quello che ha fatto lui, come giocatore e come presidente, al di là di quelle che sono le sue qualità umane e di persona e al di là di aver avuto mille intuizioni.
Alessandro Del Piero è stato anche ospite di Sky Sport 24HD. Di seguito le sue parole.
Perché non c’eri alla festa della Juventus nella partita giocata contro il Cagliari?
Non vorrei entrare in discorsi strani, di inviti, non inviti, eccetera. Io sono felice che la Juventus abbia vinto lo scudetto, il fatto che non sia stato invitato, forse è stato anche un bene, così i protagonisti veri della gara e della vittoria hanno potuto festeggiare da loro. Tutti i miei compagni sanno che sono sempre stato vicino a loro, gli ho salutati molto volentieri qualche giorno dopo ad un’altra mostra. Di conseguenza, sono felice così, non c’è nessun rammarico o altro dietro. Ci unisce tutto quanto alla Juventus, ovviamente, a tutti quanti. Quindi, in questo senso siamo tutti dalla stessa parte.
Marchisio, presente oggi alla presentazione, è un po’ il tuo erede e la tua maglia numero dieci è ancora vacante
Rispondo subito, non mi hanno ancora contattato, quindi, state tranquilli…
Quindi, escludi un tuo ritorno in campo alla Juve?
Per il momento lo escludo. Marchisio era qui come amico e come giocatore. Come percorso, non c’è nessuna similitudine con me particolare. E’ un personaggio a parte. È un giocatore che ha delle qualità straordinarie per conto suo. Quindi, ognuno di noi è a suo modo. Non ci terrei tanto a paragonarmi a me, perché non abbiamo in questo senso lo stesso ruolo, ne altre situazioni. Lui è grande per come è, sono felice che sia arrivato ed è un percorso particolare che abbiamo fatto partendo da Boniperti, arrivando a me e poi a lui. E’ chiaro che, avendo fatto le giovanili della Juventus, avendo sempre giocato qui, tranne alcune parentesi, rappresenta tanto, probabilmente, per il mondo juventino, e mi auguro che lo rappresenti sempre di più.
Higuain, Jovetic, Tevez sono secondo te numeri dieci da Juve? Uno dei tre potrebbe indossare quella maglia che è stata tua?
Sono tre grandi giocatori, indubbiamente, ma nessuno dei tre gioca con la dieci nel proprio club. Quindi, per il discorso del numero di maglia, forse sarebbero anche tranquilli di giocare con il proprio numero preferito. Ma, al di là di questo, sono tre grandi giocatori e tre possibili grandi acquisti, che faranno sicuramente bene in qualunque squadra vanno, come hanno fatto fino a oggi. Quindi, sono giocatori che hanno fatto la differenza e, di conseguenza, in bocca a l lupo.
In questo anno passato in Australia, c’è stato qualche momento in cui il magone ti ha assalito?
Certamente, perché 19 anni vissuti con questa intensità da parte mia non è che possono svanire dicendo, ok, cambiamo percorso, cambiamo squadra. La Juventus ormai, con tutto quello che è accaduto qua, rimarrà sempre nel mio cuore, la porterò sempre con me, come ho sempre detto. Non c’è retorica in questo, è proprio una realtà dei fatti, di quello che è stato il rapporto, non solo con la gente, ma con quello che è accaduto in tutti gli anni qui, dalle vittorie più belle e incredibili, ai momenti anche più tristi. Insomma, tutto il percorso che, poi, al di là dello sport, va anche nella vita, certamente non lo potrò mai dimenticare. Quindi, momenti dei ricordi ce ne sono stati tanti, poi, è chiaro che l’attitudine, la volontà, il pensiero e quello che è il presente, deve essere più forte, deve essere un discorso professionale e di vita, perché in questo momento la mia vita è anche un’altra. Ciò non toglie, che le due cose non possano convivere benissimo.
Quando ti è capitato di vedere i record di Totti e i gol che continuava a segnare Di Natale, non hai mai pensato che potevi essere ancora protagonista nel campionato italiano?
Si…
Con la maglia della Juve, quindi?
Ovviamente. Come ho già sottolineato, non mi è sembrato giusto, per tutta una serie di motivi, prendere un’altra maglia italiana, pur ringraziando tutti quelli che all’epoca, e non solo, mi hanno cercato. A tutti quanti ho detto la stessa cosa, perché è quella che penso. Non è una questione così, ma pensieri se ne possono far tanti, no?
Rolando Bianchi ha usato parole d’amarezza nei confronti del Torino e dell’allenatore; visto che si pensava che saresti rimasto alla Juve per sempre, secondo te, c’è poca riconoscenza nel calcio?
Lui dovrebbe avere il mio numero, se ha voglia di fare 22 ore di volo, io un posto glielo trovo, ma credo che sicuramente avrà tante altre squadre, perché è un giocatore molto forte. La mia non è solamente una battuta, ma immagino che poi lui abbia molte offerte qui, perché è un giocatore di grande qualità e che anche quest’anno ha fatto tanti gol. Poi, il discorso di riconoscenza o altro, o di come sono fatte le cose, si può aprire questo capitolo e parlarne veramente tanto. Io mi sento di dire a lui, come quello che ho vissuto io, di vivere intensamente quella che è la propria realtà. Anche un momento, magari, di amarezza come può essere questo, di viverlo e di pensare al proprio futuro in maniera, per quanto più possibile, lucida. Troverà il suo destino, troverà la sua strada, farà ancora bene, perché sta bene, ha segnato e, quindi, in bocca al lupo. Non conosco la storia di Bianchi nei minimi dettagli, conosco benissimo la mia, che è stata, sicuramente, unica e particolare per molti aspetti. Ma dello scorso anno a me rimangono dei ricordi solamente bellissimi, un’annata fantastica, vincente, abbiamo rivinto lo scudetto, finalmente, dopo il 2006. Abbiamo finito imbattuti e per me, poi, l’ultima giornata in casa contro l’Atalanta, è andata al di là di qualsiasi possibile immaginazione che un giocatore possa avere quando va via da un posto. Quindi, ho solo ricordi molto belli e non ho voglia e pensieri di nessun genere negativi nei confronti di altre situazioni. Sono molto sereno in questo e si va avanti.