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    De Zerbi, un anno da 10 e lode: ha portato il Brighton a un nuovo livello. E il richiamo delle big è sempre più forte

    De Zerbi, un anno da 10 e lode: ha portato il Brighton a un nuovo livello. E il richiamo delle big è sempre più forte

    • Federico Albrizio
    Guai a parlare di Cenerentola, il Brighton ora è una certezza della Premier League e molto lo deve a Roberto De Zerbi. Era il 17 settembre 2022, un anno fa l'ex tecnico di Sassuolo e Shakhtar Donetsk firmava il contratto con i Seagulls (un giorno più tardi l'annuncio ufficiale) raccogliendo l'eredità di Graham Potter, ritenuto il progenitore del nuovo progetto. De Zerbi quel progetto l'ha preso, fatto suo e portato a un nuovo livello, con la storica qualificazione all' Europa League come brillante tappa intermedia. L'arte delle idee e il coraggio di lanciare i giovani, due marchi di fabbrica del tecnico bresciano fin dalle prime esperienze in panchina, perfezionati all'estremo. Accompagnati anche da scelte forti nel corso di questo anno, dal taglio di Trossard a gennaio a quello del portiere Sanchez, la scommessa Ferguson e la fiducia a Enciso e Buonanotte.

    BRIGHTON 2.0 - "Voglio divertirmi" il grido di battaglia, ribadito in una recente intervista a The Athletic, ma per divertirsi bisogna anche vincere e i risultati ora accompagnano sistematicamente le belle prestazioni. Il Manchester United è stato l'ultima vittima - la quarta sulle cinque affrontate finora in Premier League (sconfitta solo conil West Ham) -, un 3-1 sonoro ad Old Trafford che ha mortificato la squadra di Ten Hag, a maggior ragione guardando il valore complessivo dell'undici titolare del Brighton: 18,2 milioni di euro complessivi, meno di un quarto di quanto è costato il solo Hojlund ai Red Devils. Non che i Seagulls vincano sempre e solo con scommesse low cost, anzi, il progetto in estate è entrato in una sorta di fase 2.0 perché gli introiti ricavati dalle cessioni monstre (Caicedo al Chelsea per 116 milioni, Mac Allister al Liverpool per 42, Sanchez al Chelsea per 23) sono stati reinvestiti in maniera importante: Joao Pedro dal Watford (34 milioni), Baleba dal Lille (27), Verbruggen dall'Anderlecht (20) e Igor dalla Fiorentina (17), più gli ingaggi a zero di Milner e Dahoud e il prestito di Ansu Fati dal Barcellona. Certo il saldo rimane ampiamente positivo (+89 milioni), ma fa capire come le ambizioni del Brighton stiano crescendo di pari passo con lo sviluppo delle idee di De Zerbi e l'attuale situazione di classifica - in piena lotta per un posto in Champions League - possa diventare in un futuro neanche lontano una bella abitudine. Ma per quanto ancora?

    GLI OCCHI DELLE BIG - De Zerbi sta bene al Brighton e non ha paura di dirlo, ma non si è mai nascosto neanche sulle ambizioni future: su tutte quella di tornare in Italia, ammessa candidamente lo scorso giugno ("Non so se tra uno, due, tre, quattro o cinque anni. Non troppi perché allenare logora. Comunque è un mio obiettivo, poi vedremo dove"). E in Serie A gli interessamenti non mancano: era stato un'idea dell'Inter qualora si fossero separate le strade con Simone Inzaghi, ci aveva pensato anche la Roma, la Juventus lo ha inserito nella lista dei potenziali eredi di Massimiliano Allegri e ora, dopo l'umiliante sconfitta nel derby, diversi tifosi del Milan - club in cui si è formato calcisticamente per tre anni - invocano il suo nome per sostituire Stefano Pioli. Discorsi prematuri, che però danno la dimensione di un mercato sempre più importante per De Zerbi, legato al Brighton da un contratto fino al 2026 nel quale è presente una clausola rescissoria intorno ai 15 milioni di euro. I Seagulls oggi se lo tengono stretto, ma con il caso Potter hanno dimostrato di saper andare oltre ai singoli allenatori individuando i profili più adatti per portare avanti un progetto e un'identità ormai ben definiti.

    GLI ADEPTI CRESCONO - De Zerbi si gode un anno da 10 e lode in Premier League, allo stesso tempo può anche guardare con soddisfazione i primi frutti del suo lavoro da 'maestro', perché i suoi allievi cominciano a brillare. Francesco Magnanelli è partito con il piede giusto nella sua nuova avventura alla Juventus. E' entrato nello staff di Allegri come offensive coordinator, colui che di fatto studia e organizza la fase d'attacco, e il suo lavoro ha già prodotto i primi risultati, considerando la ritrovata verve offensiva dei bianconeri: con lui si è alzata l’intensità delle sedute di allenamento e i risultati si son visti in campo. Pressing molto più alto e aggressivo, recupero del pallone in avanti e verticalità per sfruttare gli esterni, una Juve insomma meno passiva e più reattiva. Una proposta di gioco ereditata da De Zerbi e trasportata in questa tappa juventina. Non è da meno Francesco Farioli, che dopo anni in Turchia è approdato in Francia, alla guida di un Nizza che sta ingranando: la vittoria al Parco dei Principi contro il Paris Saint-Germain è un biglietto da visita di tutto rispetto e un antipasto a distanza della vittoria del maestro ad Old Trafford. 'Piccoli De Zerbi' crescono, anche questo è un altro dettaglio di un anno magico.

    @Albri_Fede90

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