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  • De Zerbi: "Nel calcio chi decide non ha mai giocato o allenato. Se fossi un presidente mi prenderei ma..."

    De Zerbi: "Nel calcio chi decide non ha mai giocato o allenato. Se fossi un presidente mi prenderei ma..."

    • Redazione CM
    Prima l’uomo e poi il professionista. Roberto De Zerbi si racconta a cuore aperto. L’allenatore del Marsiglia è intervenuto nel corso della trasmissione “Dodicesimo in campo”, in onda su Seilatv per parlare di calcio non solo dal punto di vista tecnico.

    VALORI - “Ho 4-5 valori dai quali non transigo. Vivo di passioni, cerco di essere ogni giorno un uomo che va avanti per la propria strada restando legato a quello che era da bambino”.

    LEALTÀ - “Cerco di essere giusto con tutti e soprattutto di non fare mai il forte con i deboli. Sono stato anche io in una situazione di svantaggio e mi ricordo come certe persone, forti in quel momento, si comportavano con me. Si può anche litigare, arrabbiarsi, ma l’importante è dire le cose al tuo interlocutore in modo corretto e diretto”.

    LA SUA IDEA DI CALCIO - “Prima di tutto sono stato un tifoso e poi un giocatore. Se non fossi stato tutto quello, adesso non sarei quello che sono. Forse sto diventando vecchio, ma il calcio di una volta era più bello. C’erano i giocatori bandiera, c’erano rivalità in campo e sugli spalti, ma tutto poi finiva lì. Adesso è diventato un tutti contro tutti con questo uso selvaggio dei social dove la gente critica, giudica senza nemmeno conoscere le persone. E lo fa con cattiveria, con prevenzione. Anche l’evoluzione del calcio rappresenta quello che è il cambiamento della società”.

    DIRETTO - “Sono una persona senza peli sulla lingua, anche se non sempre posso dire quello che vorrei. Vado comunque dritto per la mia strada seguendo le cose davvero importanti della vita”.

    COLLEGHI - “Nel calcio ho trovato bravissime persone, che sono diventati amici per la vita, ma sono stato anche tradito da collaboratori o dirigenti, gente interna a una società, che mi ha usato per un tornaconto personale. Queste sono persone che è meglio aver perso lungo il percorso”.

    CHI DECIDE - “Sono innamorato di questo sport anche se non mi piace che ai vertici ci siano persone che prendono decisioni senza sapere cosa significhi allenare o giocare. Lo diceva Maradona e aveva ragione. Adesso c’è chi sostiene che si giochi troppo, io dico che bisognerebbe parlare con i protagonisti prima di stilare i calendari. Allenatori e giocatori dovrebbero poter incidere di più perché poi sono loro che mettono in scena lo spettacolo. 

    FELICE - “Io comunque mi alzo ancora tutte le mattine felice di quello che faccio. Mi piace creare squadre nuove e plasmarle secondo i miei principi. Tutto questo mi fa ancora sognare, come quando ero un bambino e non vedevo l’ora di andare allo stadio”.

    LOTTARE - “Al di là del risultato, se dimostri di dare tutto avrai sempre il rispetto di chi ti segue. Ad esempio io arrivai a Benevento sotto contestazione per il mio passato al Foggia, ma nonostante la retrocessione sono riuscito a conquistare anche quella parte di pubblico più diffidente. Quando andavo in Curva Nord al Rigamonti non è che il Brescia ottenesse chissà quali risultati, ma ricordo che eravamo tutti orgogliosi quando vedevamo la squadra lottare. E infatti in molte curve compare lo striscione 'oltre il risultato'. Se lotti e combatti, la gente apprezza al di là della qualità dei giocatori e delle categorie”.

    SI PRENDEREBBE - Sì, ma da presidente non direi false verità. Sottoporrei la verità nuda e cruda. Prenderei Roberto De Zerbi come allenatore se avessi la voglia di sognare e di farlo sognare".

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