De Santis|:'Moggi era l'unico obiettivo'
Massimo De Santis, cinque anni dopo, cosa rimane di Calciopoli?«A parte la tanta amarezza, ben poco... Dell’inchiesta intendo. Nel corso del dibattimento del processo di Napoli tutto è crollato e si è sgretolato davanti alla verità che finalmente è stata cercata ed è saltata fuori. Tardi, purtroppo, per chi nel frattempo ha pagato, in tempo per poter almeno riscrivere la storia».
Intanto, chiunque ricostruisca la storia dell’inchiesta si rende conto che, al di là di Luciano Moggi, il protagonista è lei. La chiave di volta delle indagini.
«E c’è un motivo. Proviamo a partire un po’ più da lontano: tutto inizia con le indagini illegali della Telecom e con quelle della procura di Torino. C’è un filo rosso che lega quelle inchieste con quella di Napoli: ma a Milano e Torino tutto si arena davanti a un elemento fondamentale: manca il coinvolgimento di almeno un arbitro e quindi non si consuma un reato e così non si riesce a incastrare Moggi. Lo stesso pm Maddalena che si trova con le prima intercettazioni Moggi-Bergamo, archivia l’inchiesta, commentando che è sconveniente il rapporto designatoredirigente, ma solo dal punto di vista sportivo, dove si potrebbe configurare un articolo 1, ma non ci sono riscontri di comportamenti penali. A Napoli, il riscontro per costruire l’indagine e iniziare le intercettazioni se lo costruiscono con la teoria della combriccola romana».
In che modo, scusi?
«C’è bisogno di un arbitro per dimostrare la frode sportiva, no? E allora pescano De Santis che nel lontano 2000 aveva annullato il gol di Cannavaro nella famosa Juve-Parma, quindi agli occhi di tutti è filomoggiano e filojuventino. Dal Cin tira fuori la storia di un gruppo di arbitri romani vicini alla Gea (nel quadro di un’altra inchiesta sulle scommesse, ndr) e gli inquirenti dell’inchiesta di Napoli pescano Spinelli e Cellino che confermano la storia della combriccola e dei legami con la Gea. Era il tassello mancante, lo trovano e così mi ritrovo in mezzo a un incubo. Il problema è che quel tassello, poi, non è così resistente, visto che lo stesso Auricchio, il tenente colonnello che ha coordinato le indagini, smonta in aula la teoria della combriccola romana».