De Laurentiis espelle i giornalisti sgraditi: la stampa di Napoli insorge
Il 2016, in piena della comunicazione globale con la diffusione sempre più massiccia dei social network, sarà ricordato come l'anno zero in Italia nei rapporti sempre più tribolati tra stampa e club. Il comunicato con cui il Napoli di Aurelio De Laurentiis annuncia che l'accesso alle conferenze stampa prepartita di Sarri a Castelvolturno sarà consentito soltanto alle testate invitate apre un altro pericoloso precedente. La necessità di impedire che soggetti non in possesso dei requisiti minimi nell'esercizio della professione giornalistica accedano senza alcun controllo alle sale stampe (finendo per generare caos) non può giustificare misure che tanto somigliano ad un pericoloso tentativo di fare selezione tra media e giornalisti buoni e media e giornalisti cattivi. Tra chi mostri una certa accondiscendenza alla linea dettata dalle società e chi, per dovere di cronaca, svolga liberamente il suo lavoro esercitando anche il diritto di critica.
Nel corso dell'estate, già la Lazio di Claudio Lotito aveva alimentato il dibattito e inasprito i rapporti già molto labili con i colleghi della stampa romana, in occasione della conferenza convocata lo scorso 9 luglio per spiegare il mancato arrivo in panchina di Bielsa. Una conferenza nella quale venne immediatamente esplicitato ai giornalisti presenti che non avrebbero avuto la possibilità di porre domande e avere un contraddittorio. Ne scaturì la protesta e la decisione di alcuni di abbandonare la sala stampa di Formello, con Lotito che proferì la celebre frase: "Siamo a casa mia e le regole le faccio io". Un evidente abuso di potere di un dirigente che, esattamente come De Laurentiis a Napoli, pensa di non dover rendere conto a nessuno dei propri comportamenti e delle proprie decisioni. Personaggi che vedono il calcio come l'occasione per ottenere la ribalta nel sistema mediatico ma ignorandone le più basilari regole (il rispetto per l'opinione l'altrui, il diritto di replica, quello di cronaca) e opponendo un'arroganza e una prepotenza non più tollerabili. Siamo nel 2016, ma sembra di essere nel Medioevo.
Nel corso dell'estate, già la Lazio di Claudio Lotito aveva alimentato il dibattito e inasprito i rapporti già molto labili con i colleghi della stampa romana, in occasione della conferenza convocata lo scorso 9 luglio per spiegare il mancato arrivo in panchina di Bielsa. Una conferenza nella quale venne immediatamente esplicitato ai giornalisti presenti che non avrebbero avuto la possibilità di porre domande e avere un contraddittorio. Ne scaturì la protesta e la decisione di alcuni di abbandonare la sala stampa di Formello, con Lotito che proferì la celebre frase: "Siamo a casa mia e le regole le faccio io". Un evidente abuso di potere di un dirigente che, esattamente come De Laurentiis a Napoli, pensa di non dover rendere conto a nessuno dei propri comportamenti e delle proprie decisioni. Personaggi che vedono il calcio come l'occasione per ottenere la ribalta nel sistema mediatico ma ignorandone le più basilari regole (il rispetto per l'opinione l'altrui, il diritto di replica, quello di cronaca) e opponendo un'arroganza e una prepotenza non più tollerabili. Siamo nel 2016, ma sembra di essere nel Medioevo.