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    Dalla rovesciata col Napoli al capolavoro Spal: chi è Davide Vagnati, ds dei miracoli che cambierà il Torino

    Dalla rovesciata col Napoli al capolavoro Spal: chi è Davide Vagnati, ds dei miracoli che cambierà il Torino

    • Fabrizio Romano
    Dalla Seconda Divisione alla Serie A. Se cercate la parola miracolo sul vocabolario, potete trovare qualcosa del genere. Lo sa bene Davide Vagnati, l'uomo che oggi è sulla bocca di tutti perché Urbano Cairo gli ha affidato l'area tecnica del suo Torino di cui sarà direttore sportivo, chiamato a dare un'impronta forte al progetto che manca da troppi anni, dall'inizio dell'era Petrachi; ma già da anni presente nel pantheon di quella che è diventata la 'sua' Ferrara, perché seppur genovese si è legato in maniera totale alla realtà della Spal che se oggi è un club di tutto rispetto lo deve anche alle intuizioni del suo ormai ex direttore sportivo.

    LA SUA STORIA ALLA SPAL - La sua Ferrara, appunto. L'ha salutata godendosela di notte da solo in pieno centro, gli angoli che ha amato di più, gli amici di sempre in campo e fuori, le ventiquattro ore di un direttore sportivo infaticabile sono dedicate al proprio club come Vagnati ha fatto per la Spal. Dove arriva nell'estate del 2013, ha lasciato il calcio da pochissimo con la Giacomense che va a fondersi proprio con la Spal e sceglie la carriera dirigenziale. Ce l'ha nel sangue, dopo una buona carriera da centrocampista in Serie C dalla Biellese al Benevento, passando per un giorno a suo modo storico per Vagnati: è il 2005, Davide gioca nella Massese e c'è la sfida contro il Napoli. Come una finale di Champions. E lui? La battezza con una rovesciata meravigliosa che regala la vittoria clamorosa sul Napoli strafavorito: rimarrà a lungo nel cuore di Massa. Ma Vagnati sa di non aver dato ancora il suo meglio, fuori dal campo può fare di più e proprio in quel 2013 il presidente Mattioli intuisce le potenzialità di questo ragazzo: sa individuare i calciatori, ha coraggio e istinto ma soprattutto la lucidità nei momenti delicati. Vale la pena scommetterci. Dalla Seconda Divisione arriva la promozione in Lega Pro, la Spal ha voglia del calcio che conta come la sua storia insegna e il salto successivo - dopo tanta fatica - è in Serie B. Sembra una macchina da guerra, il calcio veloce di Semplici e le intuizioni di Vagnati costruiscono una squadra veloce, concentrata, letale. Identikit di come si vince la Serie B; e infatti arriva la promozione in Serie A ben 40 anni dopo per la Spal, con tanto di salvezza immediata. Una cavalcata semplicemente straordinaria.

    LE MIGLIORI INTUIZIONI - Vagnati da pochi giorni ha compiuto 42 anni, è uno dei dirigenti più giovani del nostro calcio eppure il suo curriculum va già in una direzione chiara: non ha paura di rischiare se c'è un giocatore che lo convince, la qualità vale il prezzo se c'è la convinzione di aver scelto la pedina giusta per il progetto e per l'allenatore. Nel 2013 con Vagnati dalla Giacomense (in Seconda Divisione!) arriva anche un certo Manuel Lazzari, oggi esterno infaticabile di una Lazio da scudetto. Ma Vagnati ama l'equilibrio tra la caccia al talento, l'affidabilità dell'esperienza e il colpo importante su cui giocarsi le proprie fiches senza timore. Nel 2016 pesca Vicari dal Novara per 200mila euro, oggi leader della difesa a ottimi livelli; s'inventa Antenucci dal Leeds a costo zero, crede nella ferocia di Schiattarella ma soprattutto individua il talento: Kevin Bonifazi in prestito... dal Torino, segni del destino. Poi, ricomprato dalla Spal a gennaio scorso per una cifra record. Ma una vera e propria scommessa vinta da Vagnati, proprio come Alex Meret che in porta stupisce tutti fino a convincere persino il Napoli. Niente male anche Kurtic a costi irrisori, un totem della Spal per tanti anni; ma i vanti più grandi per il ds sono Momo Fares a 2,7 milioni, Igor preso a 3 milioni e rivenduto a cifre molto più alte dopo soli 6 mesi ma soprattutto quel Petagna che "non segna mai" secondo qualcuno all'epoca... ma viene acquistato a titolo definitivo, messo al centro del progetto e realizza la bellezza di 26 gol in un anno e mezzo. Ceduto al Napoli, mica per caso.


    IL VAGNATI SEGRETO PER IL TORO - Il segreto di Davide Vagnati è l'equilibrio. Quello che è mancato al Torino negli ultimi anni: la giusta dose di intelligenza nella gestione dei rapporti umani, del bilancio e delle trattative ma anche quella grossa percentuale di personalità che lo porta ad esporsi sui giocatori in cui crede. "Quello è da prendere", con forza e senza paura. L'equilibrio di chi non vive per le telecamere ma saluta la sua Ferrara... su Instagram, con una serie di stories e pensieri toccanti. Evoluzione e tradizione, come sui calciatori che individua: affari d'esperienza e giovani pronti all'impatto immediato. Vagnati dorme poco, è perennemente online su Whatsapp, vive per il mercato, studia i campionati stranieri da mattina a sera. Ama le missioni come i dirigenti vecchio stampo: va a vedere il calciatore, lo studia anche all'estero come nel caso di Igor, ne percepisce l'atmosfera attorno anche fuori dal campo. Niente è lasciato al caso. Ma soprattutto una dote che ha stregato Cairo da subito: sentirete sempre Vagnati parlare di noi, mai di se stesso. Il progetto al centro di tutto. L'unione di intenti è il suo tatuaggio virtuale. La Spal casa sua per sempre, il Torino la sfida che desiderava. Un sogno che si avvera per un Toro più dinamico e meno lento sul mercato. Per chi è abituato ai miracoli, niente è impossibile.

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