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    Dall'idolo Makaay al secco no ai tatuaggi: gli occhi del Milan su Anton

    Dall'idolo Makaay al secco no ai tatuaggi: gli occhi del Milan su Anton

    • Federico Zanon
    Ventuno anni, un grande futuro davanti. Waldemar Anton è uno dei giovani più interessanti del panorama tedesco, uno dei difensori più chiacchierati della Bundesliga. Il suo nome fa rima, da sempre, con Hannover, nel quale è cresciuto e con il quale sta giocando una grande stagione, il suo profilo negli ultimi mesi è stato visionato da club di tutt'Europa, tra i quali il Milan, che in questi giorni ha mandato i suoi scout in giro per l'Europa, Braunschweig compresa, dove ieri la Germania Under 21 ha battuto i pari età di Israele. Nato ad Almalyk, in Uzbekistan, Anton si è trasferito in Germania a due anni, insieme a mamma e papà, ex nuotatore che in Europa ha trovato un impiego come autista di autobus. Anton ha iniziato a giocare da attaccante, con l'obiettivo di emulare il suo idolo Roy Makaay, con il passare degli anni è stato arretrato di posizione, prima da mediano, poi da difensore centrale. 

    FEDE E AMBIZIONE - Appassionato di matematica, molto credente, Anton è lontano anni luce dal prototipo del calciatore moderno, a caccia della celebrità sui social oltre che sul campo. Non gli piacciono i tatuaggi, non gli piace apparire, la vita da atleta e la famiglia hanno la priorità su tutto. Fin da piccolo l'ordine (quando era alle elementari sua mamma gli ha insegnato a pulire casa) e la disciplina sono stati alla base della sua crescita e della sua maturazione, come uomo ancor prima che come calciatore. Il sogno di Anton è quello di vestire la maglia del Barcellona e di diventare grande con quella della Germania, che ha scelto dopo aver rifiutato la chiamata dell'Uzbekistan. Questione di obiettivi, il prossimo è conquistare la salvezza con l'Hannover, al quale è legato da un contratto in scadenza nel 2021.

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