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Dal Sud America all'Est Europa: tutte le traiettorie di Corvino
Se però nel continente nero il neo dg della Fiorentina vi si recava soprattutto per scoprire talenti da aggregare al settore giovanile, le vere risorse per la prima squadra giungevano dalle altre zone su citate. C’è da dire, per completezza d’informazione, che tra Babacar, Acosty, Salifu ed i più recenti Bangu e Gondo qualche soddisfazione è arrivata: uno scudetto Allievi nel 2009, la Coppa Italia e la Supercoppa Primavera nel 2011, con il grande salto poi dello stesso Babacar tra i grandi della viola, nelle ultime due stagioni. I veri affari però, come detto, Corvino li ha sempre condotti aldilà dell’Adriatico: Serbia, Montenegro, Albania ma anche Romania, Bulgaria e… Svizzera, perché è ben noto quanti balcanici d’origine vi siano. A partire da Valeri Bojinov, che lui stesso vendette alla Fiorentina nel 2005, per poi ritrovarselo sei mesi dopo a Firenze. Fu poi la volta di Adrian Mutu e Bogdan Lobont, entrambi nell’orbita di Victor e Giovani (Ioan) Becali, da sempre piuttosto affini agli affari con Corvino. L’estate del 2007 inoltre vide anche lo sbarco di due “carneadi” come Jan Hable e Ondrej Mazuch, cechi, sotto l’egida di Pavel Zika: buoni non tanto per esaltarne l’arrivo, quanto per confermare il “trend orientale” delle strategie viola.
Il punto di svolta però arrivò proprio tra il 2007 ed il 2008, quando l’attenzione di Corvino iniziò a spostarsi sempre più verso i Balcani e fu da lì in pratica che si sviluppò massimamente il sodalizio con Fali Ramadani, da molti indicato come il “Mino Raiola dell’Est”. Albanese, legato a Pini Zahavi, è un po’ lui il factotum di quella zona geografica e la Fiorentina comincia ad attingervi: prima Avramov (già nel 2006), poi i due “svizzeri” Kuzmanovic e Seferovic, quindi Jovetic, Ljajic, Nastasic, Gulan e Behrami. Si tratta di un legame molto solido, che pervade le strategie di mercato della Fiorentina e detta legge, come nel caso del rinnovo di Jovetic nel 2011, in una fase di difficoltà per la società viola, che però ottenne l’allungamento con la mezza promessa della cessione a breve termine (arriverà due anni dopo). Ed è proprio in uscita che poi con Ramadani la Fiorentina ha portato a casa gli affari migliori: sui 50 milioni (più Savic) per Jo-jo e Nastasic, una dozzina dalla Roma per Ljajic. Ed è forse proprio questo uno dei motivi per cui i Della Valle hanno scelto di tornare all’antico e rispolverare un signore che ha finanziato in parte anche i mercati delle stagioni successive alla sua dipartita.
Non solo i Balcani però, perché Corvino ha sempre avuto un occhio di riguardo anche per il Sud America, sebbene con minor fortuna, almeno nella prima esperienza fiorentina. Memorabile la trattativa con il suo dirimpettaio, allora al Catania, Pietro Lo Monaco e Jorge Cyterszpiler, per portare Vargas a Firenze nel 2008. Le sue referenze in Brasile ad esempio hanno portato a Firenze prima Norberto Neto e poi Romulo ma anche il 14enne Ryder Matos, poi cresciuto e ceduto all’Udinese lo scorso gennaio. Qualche granchio tra Bolatti, Keirrison e Santiago Silva ma anche qualche colpo, uno su tutti Felipe Melo (che giocava nell’Almeria), comprato per otto milioni e ceduto un anno dopo a venticinque alla Juve. Un’altra plusvalenza, che unita allo sgarro agli acerrimi rivali, ha contribuito forse a indirizzare la scelta della proprietà viola proprio su Pantaleo Corvino.