Getty Images
Da Weah a Klinsmann: gli Stati Uniti ripartono con i figli di immigrati
La nazionale che affrontiamo stasera è figlia di questa situazione. E’ una nazionale composta da figli di immigrati. Nomi più famosi (ma per ora futuribili): Jonathan Klinsmann e Timothy Weah, parliamo dei figli degli ex centravanti di Inter e Milan. Guzan e Miazga (Polonia), Horvath (Ungheria), Trapp (Grecia), Delgado e Villafaña (Messico), Moore (Trinidad e Tobago), Gall (Francia), Robinson (Inghilterra), Pulisic (Croazia), Green e Brooks (Germania): la nazionale Usa è questa, un villaggio globale che costituisce l’ossatura della squadra guidata da Dave Sarachan. Che è reduce dalla sconfitta con l’Inghilterra (3-0 qualche giorno fa), ma che a ottobre ha pareggiato contro il Perù e a settembre ha battuto il Messico (1-0).
Quella di domani è la 12ª sfida tra Italia e Usa. Sette vittorie azzurre, tre pareggi e una vittoria Usa, nella partita più recente, nel 2012 in amichevole a Genova (da dove partì Cristoforo Colombo per la scoperta dell’America e poi dite che la Storia non sa scriversi da sola). A Marassi decise un gol di Dempsey, era l’Italia di Prandelli che in estate sarebbe arrivata seconda all’Europeo, perdendo la finale contro la Spagna. La vittoria più tonda è stata quella alle Olimpiadi del 1948: 9-0 per noi. Abbiamo affrontato gli Usa anche in tre Mondiali. Nel 1934, 7-1 per gli azzurri, troppo forti noi troppo deboli loro. Nel 1990, Notti Magiche ma fino a un certo punto. E nel 2006, cavalcata verso Berlino. Nel 1990 all’Olimpico segnò subito Giannini, poi Vialli sbagliò un rigore. In Germania chiudemmo la partita sulla’1-1, con De Rossi espulso e squalificato per una gomitata carogna ad un avversario. Ora quest’amichevole in Belgio tra una nazionale a caccia di certezze (l’Italia) e un’altra che cerca un’identità, in un percorso lungo che dovrà far crescere il movimento e farlo trovare pronto per il traguardo del 2026, ovvero l’anno dei Mondiali condivisi da Usa, Canada e Messico.