Jacobelli: da Toro-Milan all'espulsione di Pizarro. Arbitri, la A non è la fattoria degli animali. Regole uguali per tutti
Cominciamo male. Da Toro-Milan all'espulsione di Pizarro a Firenze, questo non è stato un buon week end per gli arbitri. E siamo solo alla terza giornata.
Evidentemente, nell'organizzazione di Nicch & Braschi c'è qualcuno convinto che il campionato sia come la fattoria degli animali di Orwell dove tutti sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri.
E' il caso di intervenire in tackle scivolato per raddrizzare subito una situazione che puzza di sudditanza psicologica lontano un chilometro. Anche se quelli sempre pronti a dire che gli arbiri italiani siano i migliori del mondo, obietteranno che non esistono condizionamenti di sorta e bla bla bla. Invece, basta porsi alcune domande per capire quanto non sia vero.
Ripartiamo da Torino. Larrondo è stato ferito al labbro e si è fratturato il piede destro. Larrondo è rimasto in campo dolorante per quattro minuti. Larrondo doveva essere sostituito da Farnerud, ma Ventura non ha potuto farlo perchè Massa non ha fermato il gioco quando il pallone è uscito. L'errore dell'arbitro è evidente, le proteste del Toro sacrosante.
Quanto al Milan, è recidivo. Do you remember Bergamo, 26 gennaio 1990, quarti di finale di Coppa Italia con l'Atalanta? Stromberg calcia fuori per consentire di soccorrere Borgonovo, a terra infortunato. Rijkaard non restituisce il pallone e arriva il rigore che Baresi trasforma, eliminando i nerazzurri. Vent'anni dopo, lo straordinario Borgonovo chiede pubblicamente scusa all'Atalanta in tv. E' l'unico rossonero a farlo.
Domanda a Massa: se al posto del Milan, forsennatamente impegnato nel tentativo di rimonta sul Toro, ci fosse stata un'altra squadra con meno santi in paradiso, avrebbe lasciato proseguire il gioco come ha fatto sabato sera?
Andiamo a Firenze. De Marco ha espulso Pizarro, reo di avergli chiesto se abbia paura di fischiare un rigore per la Fiorentina, accompagnando il quesito con un'esclamazione certamente non oxfordiana, ma, sicuramente, non insultante nei confronti dell'arbitro.
Domanda: se Pizarrro non fosse stato Pizarro, ma un altro tesserato, più famoso e più temuto del cileno, De Marco l'avrebbe espulso comunque? Uno di quelli che, magari, nell'arco di una partita manda per quattro volte il direttore di gara a quel paese con l'esortazione resa immortale da Grillo?
Oppure uno di quelli che mette il dito indice sotto il naso del direttore di gara e protesta impunito? E come mai, quando vanno all'estero, gli arbitri italiani, imitando i colleghi stranieri, spianano la grinta e ammoniscono o espellono giustamente chi va oltre le righe? Perchè non lo fanno sempre e comunque anche in Italia, comportandosi allo stesso modo nei confronti di chiunque infranga il regolamento?
Coraggio. La prossima volta che si ritrovano a Coverciano, Nicchi & Braschi, magari con l'ausilio di Collina, uno che in campo sapeva farsi rispettare, ripassino insieme con i loro assistiti il campionario di nefandezze verbali, di improperi e contumelie che escono dalla bocca di alcuni tesserati e invitino gli ufficiali di gara a stangare tutti allo stesso modo.
Quanto alla Fiorentina, se lecito, un sommesso consiglio all'efficiente ufficio comunicazione societario: d'ora in poi, monitori, controlli, registri ogni episodio di proteste di tesserati che si verifichi su tutti i campi della A. Legga i labiali, li sottotitoli e li mandi al giudice sportivo, a Nicchi & Braschi, ad Abete, a Beretta, così vediamo l'effetto che fa e se le regole sono uguali per tutti. Forza Montella.
Xavier Jacobelli
Direttore Editoriale www.calciomercato.com