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    Da Toni a Kalinic: i 'no' dei Della Valle a rischio k.o.

    Da Toni a Kalinic: i 'no' dei Della Valle a rischio k.o.

    • Claudio Masini
    Dai capricci di Toni in poi i Della Valle, specialmente nella figura di Diego, hanno cercato di connotare la Fiorentina come la società della resistenza, dell’opposizione alle “logiche” calcistiche, del rispetto dei contratti, anche a costo di rimetterci in termini economici. E dire che in quel caso di milioni sul piatto viola l’Inter ne aveva messi ben 25 ma c’era una penalizzazione di 19 punti (poi ridotta a 15) da recuperare e allora arrivò il “no” secco della proprietà gigliata. Con la promessa di una cessione rimandata di un anno e che vide l’ex scarpa d’oro passare al Bayern per appena 11 milioni. Situazione simile si verificò anche un paio d’anni dopo, nel 2008, quando Adrian Mutu sembrava destinato alla Roma per una ventina di milioni: in quel caso però c’era un preliminare di Champions da affrontare e, dopo le dimissioni minacciate da Prandelli, il rumeno fu trattenuto a Firenze. In parte è anche quanto successe con Montella, almeno inizialmente, con l’aeroplanino che rimase bloccato, dopo le dimissioni, dal suo contratto ancora in essere con la Fiorentina e da una clausola rescissoria, che solo in un secondo momento venne messa da parte.

    Caso più recente è invece quello di Juan Cuadrado: l’estate del 2014 fu la sua, con il mercato della Fiorentina bloccato in attesa della decisione definitiva sul suo destino. Andrea Della Valle se ne venne fuori poi in termini entusiastici al momento della sua conferma, parlando di “regalo per Firenze”: il colombiano in realtà fu ceduto sei mesi dopo al Chelsea per una trentina di milioni, dopo il pressing estivo del Barcellona. In quel contesto il “no” fu di più breve durata e il grande incasso arrivò ugualmente. L’evoluzione degli eventi ci porta ad oggi, in un calcio dove le clausole rescissorie stanno prendendo sempre più piede nel nostro calcio, soprattutto per quanto riguarda i big della Serie A. Da Cavani a Higuain al più recente Belotti e quindi anche Kalinic e Bernardeschi, per tornare ai temi viola: tutti calciatori relativamente blindati. Certo i prezzi stabiliti a tavolino hanno tutelato e tuteleranno i club dal punto di vista economico, togliendo di fatto ai presidenti il diritto di veto. E così se il Tianjin Quanjian, o il West Ham, si spingeranno fino ai 50 milioni della clausola di Kalinic, in presenza del sì del croato (che ad oggi non parrebbe ben intenzionato), la rigidità dellavalliana e i proclami legati alla permanenza di tutti i big a gennaio verrebbe meno in un batter d’occhio. 
     

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