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  • Da Theo ad Asensio, che fine ha fatto il 'nuovo' Real? Zidane è senza panchina

    Da Theo ad Asensio, che fine ha fatto il 'nuovo' Real? Zidane è senza panchina

    • Andrea Distaso
    Può trattarsi del più classico dei cali fisiologici dopo un anno e mezzo da record, che ha portato in bacheca due Champions League consecutive (mai nessun club ci era riuscito nell'era moderna), insieme a una Liga, una Supercoppa di Spagna, un Mondiale per club e due Supercoppe europee. Può trattarsi di un normale periodo di appannamento fisico dovuto ai tanti impegni ravvicinati (la squadra ha percorso 11,6 km in meno del Tottenham nell'ultimo confronto di Champions League) e dettato da una preparazione atletica che mira a portare i propri giocatori al massimo del loro potenziale nella seconda stagione, ma il periodo di crisi del Real Madrid sembra avere radici che affondano anche nelle scelte che hanno portato alla costruzione della squadra.

    MERCATO ALLA BARCELLONA - Dopo anni di spese, spesso folli, per regalare al pubblico del "Bernabeu" i migliori giocatori del pianeta, non necessariamente i più utili, oggi Florentino Perez si scopre presidente che fa il mercato col bilancino rispondendo a logiche molto diverse rispetto a quelle di qualche anno fa, preferendo puntare su giovani di talento, possibilmente spagnoli e cresciuti nel proprio settore giovanile, in pieno "stile Barcellona". Una scelta apprezzabile, dettata forse anche dalla necessità di salvaguardare gli equilibri sempre delicati di uno spogliatoio ricco di stelle e scongiurare il rischio di avere campioni col muso lungo. La scorsa estate ha visto l'addio a costo zero, dopo 10 anni, di Pepe, perno della difesa e punto di riferimento dello spogliatoio, e le partenze eccellenti di due giocatori come James Rodriguez, Danilo e Morata, che non accettavano più il ruolo di comprimari di lusso. E' stata fatta una signora cassa con cessioni per un totale di 124 milioni di euro, compresi gli 8 di un bomber di scorta come Mariano Diaz, che a Lione è partito forte e che a Madrid avrebbe fatto comodo come vice Benzema, ne sono stati reinvestiti "solo" 46,5 per giocatori che ad oggi non sembrano godere ancora della fiducia di Zinedine Zidane.

    QUANTI MILIONI IN PANCHINA - Theo Hernandez, l'acquisto più caro dell'estate (pagato 30 milioni all'Atletico Madrid), ha giocato solo 402 minuti da inizio stagione, a causa anche di un problema alla spalla che gli ha fatto saltare 4 partite; a Dani Ceballos, acquistato dal Betis Siviglia per 16,5 milioni e miglior giocatore dell'ultimo Europeo Under 21, non è bastata la doppietta all'esordio da titolare contro l'Alaves e una serie di buone prove per conquistare più di 3 apparizioni dal primo minuto, mentre Marcos Llorente, il vice Casemiro, ha collezionato la miseria di 188 minuti in Liga e nessuno in Champions League. Ed è soprattutto nella massima competizione europea che Zidane ha scoperto di trovarsi con poche alternative di livello assoluto ai titolari, se aggiungiamo all'elenco dei "dimenticati" l'attaccante classe '97 Borja Mayoral e il centrale difensivo Jesus Vallejo, pagato 5 milioni dal Saragozza nell'estate 2015 e rientrato dopo un'ottima esperienza in prestito all'Eintracht Francoforte. Ma il caso più clamoroso è l'improvvisa scomparsa dai radar di Marco Asensio, uno dei trascinatori della passata stagione e ad oggi ancora il secondo miglior marcatore stagionale con 6 gol, mai titolare in coppa.

    L'ACCUSA DI CR7 - Dopo la batosta in Champions League per mano del Tottenham, un simbolo della squadra come Cristiano Ronaldo ha puntato palesemente il dito contro le scelte di mercato del Real Madrid (in particolare contro le cessioni di Pepe e Morata, non rimpiazzati a dovere) e del suo presidente che, forse per un debito di riconoscenza nei confronti dei giocatori protagonisti dell'ultimo grande ciclo o una strategia che guardasse più al futuro che all'immediato presente, ha involontariamente generato la prima crisi della gestione Zidane. 

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