Bongarts/Getty Images
Da Kusturica a Sorrentino, i miracoli di Maradona sul grande schermo. E quella volta con Moana e Cicciolina...
L’annuncio che il regista premio Oscar Paolo Sorrentino sta lavorando ad un film - «E’ stata la mano di Dio» - che rimanda direttamente alla vita, le opere e ai miracoli di Diego Armando Maradona, ci solletica a ripescare tutte le volte che El Pibe de Oro è stato rappresentato al cinema. Innanzitutto è doveroso citare l’omaggio che lo stesso Sorrentino (che citò Diego nei ringraziamenti del discorso alla serata degli Oscar) dedica al suo idolo in Youth (2015), quando lo usa come anello di congiunzione tra il passato e l futuro. Nel film vediamo Diego - con un Marx stampato dietro alla schiena invece del Che Guevara sul braccio - che - grassissimo - esce a fatica da una piscina e assistito dalla moglie Claudia Villafane si stende su un lettino con il respiratore, poi guarda la notte e (si) ricorda giovane e magico prima di una partita, infine palleggia da solo - sfinito - con una pallina da tennis. E’ un Diego che ribadisce la sua «diversità»: «Io ero mancino». Maradona apprezzò l’omaggio. E con un post su Facebook ringraziò Sorrentino. «Grazie assaje Maestro!».
Se quella nel film di Sorrentino è un’apparizione poetica e straziante, è stato invece Marco Risi a dedicare a Maradona il suo «La mano de Dios» (2007), pellicola che ripercorre la storia del campione dagli inizi - con la celebre sequenza di Diego che scavalcando un muretto cade in un pozzo - fino alla gloria e alla caduta. Particolarmente ispirata l’interpretazione di Marco Leonardi. Le opere più significative sono in realtà dei docu-film. Ecco quindi l’affettuoso «Maradona» di Emir Kusturica (2008) e il «Diego Maradona» (2019) di Asif Kapadia (racconta il periodo napoletano, lo trovate su Netflix), da ripescare in streaming c’è sicuramente «Armando a Maradona» (2005), docufilm argentino di Javier Vasquez mentre un taglio diverso - più fantasioso - distingue il documentario inglese «In the hands of the Gods» (2007), che racconta la storia di cinque calciatori freestyle che vanno a Buenos Aires per incontrare El Pibe de Oro.
Dal dramma alla commedia, Maradona al cinema (soprattutto italiano) si sdoppia. Imperdibile - nel cult «Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento» (1983) - Alvaro Vitali ha maglia e fisionomia che ricordano ora Maradona e ora Falcao. Diego viene citato anche ne «Il mistero di Bellavista» (1985) con il regista napoletano Luciano De Crescenzo che lo paragona a Gesù e ne ricorda i miracoli; e ovviamente è parte del racconto di due dlm che raccontano il calcio a Napoli negli anni ’80: «Quel ragazzo della curva B» di Nino D’Angelo e «Scugnizzi» (1989). A noi piace ricordare il camionista Tirzan (Diego Abatantuono) che in «Eccezzziunale veramente» (1982) si siede accanto a Gianni Agnelli in un Milan-Juventus e gli fa: «Per il fatto dell’acquisto di Maradona, se hai delle difficoltà coi soldi dammi un colpetto di telefono, due lire ce le metto io». Ora, trattasi di premonizione: era il 1982 e Maradona arrivò a Napoli solo nel 1984. Maradona (lui, in carne ed ossa) appare in tutta la sua beltà in «Tifosi» (1999) con Nino D’Angelo che va a svaligiargli l’appartamento, salvo restituirgli il bottino quando lo riconosce.
Il personaggio di Maradona ha frequentato anche il cinema porno, ebbene sì. E qui va citato un cult, «Cicciolina e Moana Mondiali» (1990), film girato prima delle «Notti Magiche» di Italia 90 e nel suo genere davvero imperdibile. Tra inquadrature ginecologiche e grugniti doppiati male, le due pornostar vengono assoldate da un fantomatico personaggio (che somiglia a Luca Cordero di Montezemolo, allora organizzatore del Mondiale) per aiutare gli Azzurri a vincere i Mondiali nel modo che è facile immaginare: sfiancando i campioni delle altre squadre. Tutto il resto è gioia, canterebbe il poeta. Maradona è interpretato dal divo americano del porno Ron Jeremy, grassoccio e pelosissimo tanto da meritarsi il soprannome di Hedgehog, porcospino e noto per la capacità di praticare la fellatio in totale autonomia, con un uso invero originale della banana. Il suo ménage à trois con Cicciolina e Moana è la parte più riuscita di un film che consegnerà alla memoria degli italiani una Nazionale vincente. Ci consola perciò sapere che il sacrificio delle due pornostar – che si immolano per la Patria tra le lenzuola – servirà agli Azzurri a vincere i Mondiali. Solo per finta e solo al cinema, però. Sappiamo tutti com’è andata.
Se quella nel film di Sorrentino è un’apparizione poetica e straziante, è stato invece Marco Risi a dedicare a Maradona il suo «La mano de Dios» (2007), pellicola che ripercorre la storia del campione dagli inizi - con la celebre sequenza di Diego che scavalcando un muretto cade in un pozzo - fino alla gloria e alla caduta. Particolarmente ispirata l’interpretazione di Marco Leonardi. Le opere più significative sono in realtà dei docu-film. Ecco quindi l’affettuoso «Maradona» di Emir Kusturica (2008) e il «Diego Maradona» (2019) di Asif Kapadia (racconta il periodo napoletano, lo trovate su Netflix), da ripescare in streaming c’è sicuramente «Armando a Maradona» (2005), docufilm argentino di Javier Vasquez mentre un taglio diverso - più fantasioso - distingue il documentario inglese «In the hands of the Gods» (2007), che racconta la storia di cinque calciatori freestyle che vanno a Buenos Aires per incontrare El Pibe de Oro.
Dal dramma alla commedia, Maradona al cinema (soprattutto italiano) si sdoppia. Imperdibile - nel cult «Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento» (1983) - Alvaro Vitali ha maglia e fisionomia che ricordano ora Maradona e ora Falcao. Diego viene citato anche ne «Il mistero di Bellavista» (1985) con il regista napoletano Luciano De Crescenzo che lo paragona a Gesù e ne ricorda i miracoli; e ovviamente è parte del racconto di due dlm che raccontano il calcio a Napoli negli anni ’80: «Quel ragazzo della curva B» di Nino D’Angelo e «Scugnizzi» (1989). A noi piace ricordare il camionista Tirzan (Diego Abatantuono) che in «Eccezzziunale veramente» (1982) si siede accanto a Gianni Agnelli in un Milan-Juventus e gli fa: «Per il fatto dell’acquisto di Maradona, se hai delle difficoltà coi soldi dammi un colpetto di telefono, due lire ce le metto io». Ora, trattasi di premonizione: era il 1982 e Maradona arrivò a Napoli solo nel 1984. Maradona (lui, in carne ed ossa) appare in tutta la sua beltà in «Tifosi» (1999) con Nino D’Angelo che va a svaligiargli l’appartamento, salvo restituirgli il bottino quando lo riconosce.
Il personaggio di Maradona ha frequentato anche il cinema porno, ebbene sì. E qui va citato un cult, «Cicciolina e Moana Mondiali» (1990), film girato prima delle «Notti Magiche» di Italia 90 e nel suo genere davvero imperdibile. Tra inquadrature ginecologiche e grugniti doppiati male, le due pornostar vengono assoldate da un fantomatico personaggio (che somiglia a Luca Cordero di Montezemolo, allora organizzatore del Mondiale) per aiutare gli Azzurri a vincere i Mondiali nel modo che è facile immaginare: sfiancando i campioni delle altre squadre. Tutto il resto è gioia, canterebbe il poeta. Maradona è interpretato dal divo americano del porno Ron Jeremy, grassoccio e pelosissimo tanto da meritarsi il soprannome di Hedgehog, porcospino e noto per la capacità di praticare la fellatio in totale autonomia, con un uso invero originale della banana. Il suo ménage à trois con Cicciolina e Moana è la parte più riuscita di un film che consegnerà alla memoria degli italiani una Nazionale vincente. Ci consola perciò sapere che il sacrificio delle due pornostar – che si immolano per la Patria tra le lenzuola – servirà agli Azzurri a vincere i Mondiali. Solo per finta e solo al cinema, però. Sappiamo tutti com’è andata.