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    Da Garcia a Spalletti, da Spalletti a Garcia: come cambiò la Roma e come cambierà il Napoli

    Da Garcia a Spalletti, da Spalletti a Garcia: come cambiò la Roma e come cambierà il Napoli

    • Luca Bedogni
      Luca Bedogni
    Mosso da un argomento debole, De Laurentiis ha fatto un’altra mossa forte delle sue: Rudi Garcia dopo Spalletti. Il francese è senz’altro l’uomo che nessuno si aspettava, è una vera trovata, in quanto riesce a risultare insieme un usato sicuro e una scommessa. C’è sempre qualcosa di originale nelle scelte del presidente del Napoli, anche quando appaiono a prima vista deludenti (come in questo caso, inutile negarlo). Garcia infatti non manderà i razzi sulla luna, e Guardiola forse farà meno complimenti. Eppure l’ex tecnico di Lione, Marsiglia e Roma potrebbe avere gli strumenti giusti (non solo tattici) per consentire al Napoli di sopravvivere alla gioia. O meglio, ai postumi della gioia. Mossa forte non significa in automatico vincente. Si può continuare a produrre calcio nella direzione giusta anche senza ‘tituli’, se è per questo. E quando parlo di direzione giusta non mi riferisco al gioco, né tanto meno allo sbandieratissimo 4-3-3. I casi infatti sono due: o De Laurentiis ha scelto Garcia sulla base di un fraintendimento colossale, oppure (come è più probabile) questo argomento debole del 4-3-3 assunto come criterio guida nel casting degli allenatori è solo un argomento di superficie, un ammiccamento pseudotattico nella cornice sfarzosa del Museo di Capodimonte, dove si è tenuta la conferenza di presentazione di Garcia. Populismo e grandeur. Cinema. Shock. 

    QUANDO AVVENNE IL CONTRARIO -  In questa analisi vorrei partire dalla stagione 2015/2016, quando sulla panchina della Roma avvenne esattamente il contrario: a Garcia succedette Spalletti, se non ricordo male un girone a testa. La Roma concluse l’anno con un totale di 83 gol segnati, di cui 36 con Garcia e 47 con Luciano. Evidentemente era cambiato il modo di attaccare.

    Da Garcia a Spalletti, da Spalletti a Garcia: come cambiò la Roma e come cambierà il Napoli

    Qui sopra riconoscerete una occupazione della metà campo avversaria tipica del gioco di Spalletti, a prescindere dai sistemi di riferimento (4-3-3 o 4-2-3-1). Spalletti usa lo spazio diversamente da Garcia, assestandosi volentieri e tendenzialmente di più col palleggio corto nell’ultimo terzo di campo. Ma se da questo Empoli-Roma del girone di ritorno passiamo a Roma-Empoli dell’andata, sempre di quell’anno, noterete subito assieme alla presenza di Gervinho, una maggiore verticalità. Una ricerca significativa di situazioni a campo aperto da sfruttare.

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    Anche le misure e le distanze tra i giocatori (che spesso rivelano la cifra stilistica di un allenatore) inevitabilmente cambiano tra Garcia e Spalletti. Fino al parossismo da entrambe le parti. Qui ad esempio, prendendo sempre la Roma di Garcia, vediamo un Gervinho che più che in isolamento con l’avversario lo ha portato nel deserto. I compagni non ci sono, sembra quasi non arrivino nemmeno in tempo. 

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    Pensando a Kvara, diversissimo dall’ivoriano, viene da chiedersi se trarrà più vantaggio o svantaggio da queste ripartenze. Il georgiano lo abbiamo conosciuto come un giocatore sì eccezionale nel dribbling ma anche molto associativo, cosa gli succederà nelle praterie di Garcia? Sarà più libero di inventare o banalmente più solo?

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    I tridenti di Garcia vivono quasi di vita propria, sono più slegati dal collettivo rispetto ai tridenti di Spalletti. A volte se ne stanno là, senza bisogno d’altro che delle proprie armi. Come qui sopra in Roma-Juventus, seconda giornata di quell’anno. Lancio in profondità per Iago Falque, cross per Dzeko e gol. Oppure qui sotto nel Lille campione di Francia 2010/2011. Si è parlato della differenza tra Kvara e Gervinho, ma in quella squadra giocava un certo Hazard, che per caratteristiche è molto più simile al georgiano…

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    La Roma di Garcia non valorizzò appieno il centravanti Dzeko, a volte sembrava affidarsi solo ai due esterni Salah e Gervinho, alle loro ripartenze. Quasi fosse un tridente di facciata.

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    Tant’è vero che Garcia, quando è stato il momento, è passato volentieri al 3-5-2 nell’anno della semifinale di Champions col Lione. Metteva direttamente i due cavalli là davanti. Era il 2020: ricordate come buttò fuori Sarri e Guardiola, quest’ultimo in particolare?

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    PIÙ SISTEMI - Ecco, Garcia può portare a Napoli una cultura tattica più varia, lo ha detto anche in conferenza stampa che i suoi giocatori devono conoscere tanti sistemi. Non esiste solo il piano A, quello che per esempio ha fallito ai Quarti col Milan nella stagione appena terminata. Anche perché il piano A del francese non è così profondo e sofisticato come quello di Spalletti. Garcia piuttosto cancella la lavagna e passa a un altro modulo, un’altra strategia. Il sito transfermarkt sostiene che il sistema più impiegato da Garcia non sia il 4-3-3, bensì il 4-2-3-1, quello usato a Marsiglia o anche più di recente, con CR7 in Arabia. A proposito di 4-3-3 come criterio guida e del casting di De Laurentiis…

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